Teatro Koreja: Riparte Strade Maestre con Dragpennyopera delle Nina’s Drag Queen
Parte sabato 9 ottobre la nuova stagione di STRADE MAESTRE, XXV edizione, un progetto di Koreja realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura, Unione Europea, Regione Puglia Assessorato Cultura, Tutela e sviluppo delle Imprese Culturali, Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica; PACT – Polo Arti, Cultura Turismo della Regione Puglia; PiiiL Cultura; Comune di Lecce; Teatro Pubblico Pugliese - Custodiamo la Cultura In Puglia. Partner Adisu Puglia. Apertura alla ore 19 con un incontro dal titolo Quale cultura per i diritti? Esperienze e riflessioni sulla promozione dei diritti tramite la cultura. Intervengono: Titti De Simone, giornalista e politica, Salvatore Tramacere, Teatro Koreja. Katia Lotteria, Casa delle donne. Coordina Gaia Barletta, attivista. Alle 20.45 la serata prosegue con le NINA’S DRAG QUEEN e la loro Dragpennyopera, un’opera buffa e, insieme, seria. Un cabaret feroce dai tratti mostruosi e scintillanti, un ritratto a colori della nostra umanità così nera. Uno spettacolo che guarda alle contraddizioni del presente attraverso la lente di una storia cruda e violenta ingaggiando il pubblico in un gioco pericoloso e seducente è un cabaret agrodolce che si tinge di nero tra comicità grottesca e ironia dissacrante. Lo spettacolo si ispira a The Beggar’s Opera di John Gay, commedia musicale scritta nel 1728, in cui l’autore miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro del “gran teatro”, la satira più nera, e adattava canzoni già note al pubblico, fossero ballate o arie d’opera. Allo stesso modo, il linguaggio teatrale delle Nina’s Drag Queens è un pastiche di citazioni, affettuose parodie, brani cantati in playback, che attinge al repertorio della musica contemporanea e lo reinventa all’interno di un gioco scenico. Con la stessa allegra ferocia messa in campo da Gay, sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto.
“Una metropoli indefinita ma inevitabilmente attuale – spiega Sax Nicosia, regista dello spettacolo - un potere assoluto, corrotto e stolido, che si intreccia all’illegalità e alla malavita. Un mondo di miserabili dove l’unica bussola è l’interesse personale. A raccontare questa pastorale dei bassifondi, cinque figure femminili estreme nei sentimenti e nei comportamenti, animalesche e inquietanti ma al tempo stesso ironiche: drag queen, insomma. La drag queen, clown dell’eccesso in bilico tra pop e melò, dai tratti esagerati e smaccatamente finti, è la nostra strada per indagare personaggi al limite come questi. Il bandito Macheath è la presenza-assenza viscerale che anima ogni gesto di queste figure che hanno la voce di Mina e il corpo di un maschio. E queste creature, anfibie e multiformi per loro natura, si muovono in uno spazio scenico precario, in bilico sul piano inclinato di una catastrofe. La frammentazione dello spazio scenico procede di pari passo con un testo esploso, mescolato a canzoni in playback, coreografie, continui cambi di punto di vista, continui dentro-fuori dall’azione scenica. Nel guardare a “The Beggar’s Opera” non si può prescindere dalla versione di Brecht/Weil. Nel caso delle Nina’s Drag Queens questo ha portato a un approccio ancora più profondo e diretto con il pubblico, a una riflessione sul ruolo del teatro nella società, sulle forme in cui una storia può essere esemplare, etica. Lo “straniamento” della drag queen è dato dal suo essere una maschera postmoderna, e la libertà espressiva di cui gode in quanto maschera alza la posta in gioco, riporta il teatro a ciò che deve essere: il luogo dello scontro. Lo stesso playback è una menzogna assoluta, così assoluta da poter diventare, nel contesto di una drammaturgia che la include, una strana forma di verità“.
È l’alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo, un plotone di vedove attende l’esecuzione del bandito Macheath. Sono le donne della sua vita: Polly, Peachum, Jenny, Lucy, Tigra. Saranno loro a dare vita a questa storia: una storia di amore, morte, sesso e soldi, sullo sfondo di una città corrotta. Sono donne che tradiscono, che lottano, donne che si usano a vicenda. Cuori neri dalla nascita o anneriti dalla vita, che pulsano vitali in uno scenario desolato. Macheath è l’unico uomo, il bandito, l’eterno assente, e suscita in questi cuori neri sentimenti assoluti. Amato, odiato, agognato, e infine spolpato fino all’osso. (CS)