Taranto: Cigl, Cisl, Uil, ‘La crisi sta devastando l’area ionica’

Le segreterie confederali illustrano tutte le criticità di questo momento storico

CRONACA
02.02.2021 12:44


La crisi sanitaria, sociale ed economica che ha investito l’intero Paese, la più dura dal Dopoguerra a oggi, sta riverberando effetti devastanti sull’intera comunità ionica, già precedentemente colpita da eventi altrettanto drammatici (crisi ambientale e sanitaria), interessandone tutte le sue componenti. Pur in presenza di interventi significativi condotti dai vari livelli di governo (nazionali, regionali e locali), nel tentativo di arginare le molteplici criticità, la situazione permane in tutta la sua gravità. Recentemente, poi, si è avuta la sensazione, netta, che la compagine politica cui è deputata la risoluzione delle tante situazioni problematiche, anziché compattarsi a difesa dei cittadini e dei lavoratori del territorio, si stia pericolosamente dividendo, contrapponendosi. E’ per questi motivi che le Segreterie Provinciali Confederali CGIL CISL UIL hanno avvertito il bisogno di richiamare tutti gli attori istituzionali e politici locali ad assumere comportamenti informati al massimo senso di responsabilità in modo da azionare le iniziative necessarie a tutela dei diritti inviolabili dei cittadini (salute, ambiente, istruzione, lavoro) profondendo il massimo sforzo. In questo, CGIL CISL UIL ritengono necessario recuperare alla partecipazione attiva le forze del partenariato economico e sociale, colpevolmente emarginate nella fase pre-decisionale del confronto e del dialogo. In cima alle priorità da affrontare, si pongono le problematiche sanitarie e socio-sanitarie. Superata senza danni significativi la prima fase della pandemia (poco meno di 300 i casi registrati), nella seconda l’intera provincia ha subito un’autentica esplosione di  contagi che, a oggi, supera i 15.000 e che non sembra trovare momenti di rallentamento. La totalità dei presidi ospedalieri ionici, integrata anche da quello militare, completamente dedicata alla cura dell’epidemia, ha mostrato tutta la sua insufficienza. Assolutamente intangibili e scarne si sono rivelate le misure adottate in materia di prevenzione (tamponi, tracciamento), che sono state condotte da parte dei vertici regionali nell’assoluta opacità, inibendo finanche la conoscenza reale della situazione che si andava determinando (disaggregazione del numero di tamponi effettuati per ogni provincia). Parimenti deficitaria è apparsa, da subito, la situazione epidemiologica  che ha interessato i luoghi di cura delle persone anziane ricoverate presso le strutture residenziali assistite (RSA), colpite ripetutamente da focolai pandemici. Realtà, queste su cui continua a persistere una insufficiente e lacunosa informazione. Incalcolabili, poi, i ritardi sin qui accumulati nelle cure delle patologie no covid che, già abbondantemente trascurate, come testimoniato dalle interminabili liste di attesa e da una recrudescenza della mobilità passiva, attendono ora di essere riprogrammate. A tal riguardo, si presenta impellente la necessità di garantire la sicurezza dei percorsi di cura per le medesime urgenze no covid, atteso che dalla stampa si apprendono notizie preoccupanti. Una situazione sanitaria ampiamente insostenibile quella che si è determinata e che attende ora di essere affrontata con un approccio innovativo (sanità territoriale), sostenuto da un forte potenziamento degli organici del personale medico/infermieristico. Occorrerebbe partire da una corretta conoscenza di informazioni e di dati (situazione Comune per Comune, attivazione e funzionamento delle USCA, rapporto con la medicina di base, situazioni di maggiore criticità, ecc.) oltre che dalla condizione dei presidi ospedalieri, per valutare l’opportunità/necessità di rivederne l’organizzazione e per individuare i percorsi innovativi sopra richiamati. Direttamente collegata a quella sanitaria, si propone lo stato dell’istruzione. La situazione si ripresenta in maniera sostanzialmente statica, non dissimile da quella del precedente anno scolastico. Si è passati dal lockdown della prima fase, che ha visto diffondersi la pratica della didattica a distanza, a una ripresa a intermittenza della didattica in presenza discriminata tra i diversi gradi di scuola. Il diritto all’istruzione si snoda tra la didattica a distanza (DAD) e la didattica integrata (DID), recentemente, lasciata alla discrezionalità delle famiglie. Al momento non si scorge nessuna traccia di interventi strutturali di tutela (presidi sanitari a livello di ogni singola scuola) da condurre sia sul personale scolastico che sugli alunni, considerata l’insufficienza di quelli classici (dpi, rilevazione della temperatura, distanziamento). Sotto questo specifico profilo non vi è alcuna chiarezza sul ruolo dei neo costituiti Toss (Team operatori sanitari) nell’ambito del territorio jonico. Il sovraffollamento delle classi, problematica storica della scuola italiana, continua a essere colpevolmente ignorata anche nella fase della formulazione degli organici del personale per l’anno scolastico successivo, non discostandosi da quella del passato. Altrettanto trascurata appare la problematica del trasporto pubblico locale, confinata e irrisolta nella pratica diffusa della didattica a distanza. Quando muteranno gli orientamenti delle famiglie, oggi prevalentemente favorevoli alla DAD nella scuola secondaria, il problema si ripresenterà nella sua dimensione originaria. Fatale come le situazioni sopra descritte riverberino effetti devastanti sul già depresso mondo del lavoro ionico, mai risollevatosi dalla grande Crisi del 2008 e da quella specifica della siderurgia del 2012. Alle macro criticità di ILVA/Mittal e della portualità, se ne affiancano altre che, anche se di dimensioni infinitamente minori, non fanno segnalare momenti significativi di evoluzione. Uno degli asset più promettenti di sviluppo: l’agroalimentare, che si riproponeva in una evoluta riconfigurazione industriale con il progetto AGROMED, vede, a distanza di oltre vent’anni dalla sua nascita, segnare nuovamente il passo. L’accordo che ne avrebbe dovuto sancire la definitiva partenza, attingendo il personale dal bacino di crisi di un’altra esperienza industriale  storica cessata (il tessile di MIROGLIO), stagna nell’alveo dei conflitti ambientali mai risolti, con le aree dello stabilimento posto sotto sequestro dalla Magistratura ionica. Situazione non dissimile quella che sta interessando, nuovamente, i lavoratori della Società partecipata del Comune di Taranto INFRATARAS. Dopo aver positivamente esperito un intervento di bonifica leggera lungo le coste del Mar Piccolo (progetto VERDE AMICO), faticosamente portato a termine con il concorso finanziario straordinario del Ministero dell’Ambiente, della Regione Puglia e del Comune di Taranto, a partire dal 24 febbraio p.v., in mancanza di una nuova programmazione, i lavoratori si troveranno di fronte ad un nuovo black-out. Per i 130 lavoratori si ripresenta il dramma della disoccupazione, pur potendo fare affidamento su investimenti già previsti per l’area di Taranto in grado di da dare continuità al lavoro con prospettive durevoli. A fronte della situazione, sinteticamente descritta, CGIL CISL UIL, preso atto del sostanziale immobilismo delle istituzioni locali nella risoluzione delle problematiche evidenziate, ritengono necessario l’immediato insediamento di una task-force al fine di monitorare lo stato delle maggiori criticità, elaborando, attraverso una rinnovata fase di analisi e di confronto tra tutti gli attori del territorio, le azioni utili. L’azione si rende necessaria anche nella prospettiva dell’accesso alle misure europee di prossima definizione del Recovery Plan, in cui sono condensate molte delle risposte alle problematiche specifiche legate ai processi di de-carbonizzazione e di sostenibilità ambientale impresse nel Just Transition Fund e nel programma NEXT GENERATION EU. (Le Segreterie Confederali Cgil, Cisl e Uil)

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