Le Isole dei 'famosi': dalla deportatio alla relegatio secondo il professor Biffi
DI MARIA PASTORELLI
Martedi 20 presso l’aula della necropoli sita in via Marche ha avuto luogo l’interessante presentazione del nuovo libro di Nicola Biffi (Edizioni dal Sud), evento organizzato dalla Delegazione tarantina dell’AICC, in collaborazione con l'Associazione "Taranto sotterranea", dal curioso titolo “Isole dei ‘famosi’ ai tempi dell’Impero Romano. Geografia di una tipica forma di repressione.” e in successione immediata la visita guidata della necropoli stessa. Il prezioso intervento della Professoressa Francesca Poretti che ha moderato la presentazione del saggio, alla presenza dell’Assessore alla cultura Franco Sebastio, ha fatto riemergere da acque vetuste un libro vascello che non ha bisogno di mistificazioni di sorta per essere acquistato o apprezzato, scritto con leggerezza e bravura, senza retorica e esagerazione formale, chiarito da note di sostanza che guidano il lettore durante il viaggio.
LE TEMATICHE: Il titolo “Isole dei famosi” è ironico, in quanto allude volutamente alla fortunata trasmissione televisiva, ma la traduzione latina dell’aggettivo ‘famosi’, che chiaramente non ci conduce davanti ai vip della tv e alle avventure di questi ultimi ma rilegge il valore semantico di famosus che in latino vuol dire “diffamato o infamato”e vede protagonisti i personaggi più in vista di una epoca ben più lontana. Le vicende dei famosi si collocano ai tempi di massima espansione dell’Impero Romano in un quadro geografico altrettanto vasto che è quello del mediterraneo. Cosa ci racconta la voce narrante dell’autore Biffi? Di una novantina tra uomini e donne mandati in esilio (o in regime di relegatio o deportatio in insulam ) per volere dell’Imperatore in carica, tra il I e il III sec. d. C., e soltanto per una metà di essi è noto il nome dell’isola.
I PERSONAGGI: Questo tortuoso distendersi dei luoghi dell’impero si traduceva nella possibilità reale e logistica da parte degli imperatori di turno di relegare di volta in volta i loro oppositori (motivi: adulterio, rivolta, forme di dissenso verso il potere politico) in qualche isolotto lontano dai centri del potere. Le stravaganti figure ‘famose’ spiccavano tutte per qualche tratto della personalità (leggi la storia di Livia Drusilla Augusta) e linee di condotta sprezzanti nei riguardi delle virtù e della normalità di costumi sociali concessi all’epoca dall’Impero (ad esempio ermafroditi/androgini). Tra i personaggi del mito ricordiamo essere stati esiliati Dedalo, Teseo, Ariadne, l’eunuco a cui era stata affidata Clitemnestra; tra quelli dell’età arcaica si conoscono alcuni gruppi nobiliari come i Rodiesi, i Nassi e i Samii.
PRODROMI DI ESILIO: Il regime persiano teneva in uso la stessa pratica e fece ricorso ad essa per segregare personaggi scomodi (come ci racconta Erodoto, V sec. a.C.). A voler ben analizzare anche personaggi dell’età repubblicana a Roma tra il 100 e il 46 a.C. quali Quinto Cecilio Metello Numidico a Rodi, Publio Rutilio Rufo a Lesbo, Aulo Cecina in Sicilia e Gneo Plancio a Corcira. L’aquae et ignis interdictio interveniva quando il cittadino che stava per essere condannato a morte evitava l’esecuzione della pena capitale andandosene in esilio, il che comportava l’esclusione da ogni forma di relazione comunitaria. Dall’età Graccana in poi, in particolare da Silla e Cesare, in poi l’esilio fu dato alla luce in una nuova formulazione divenendo una norma punitiva. Assistiamo, dunque, ad una forma di degenerazione delle condizioni etiche di salvezza applicate all’essere umano sul quale ora si pensa di poter applicare sentenza di uccisione o di revoca della cittadinanza, da cui ci si salva solamente se il personaggio in questione esprime la sua volontà di andarsene in esilio.
DALLA RELEGATIO ALLA DEPORTATIO: La relegatio in insulam non è sinonimo di esilio ed è una delle pene previste dal diritto romano, nella fase della cognitio extra ordinem: essa consiste nel soggiorno forzato (temporaneo o perpetuo) in un luogo isolato, esclude la possibilità di fare vita sociale, non prevede la confisca dei beni posseduti o la perdita degli affetti o della potestas sui figli o l’annullamento del matrimonio.
LA DEPORTATIO: Nella deportatio il personaggio ‘famoso’ veniva condotto in modo coatto su di un’isola e privato dello status civitàtis, si procedeva confiscandogli i beni (totalmente o parzialmente) e invalidando il testamento sigillato prima della condanna (Tiberio). La durata di entrambe le punizioni era temporanea o perpetua, e il trattamento era più umano nei confronti della relegàtio. Il deportato che tentava la fuga veniva condotto a morte, mentre il relegato che cercasse di evadere otteneva che la sua condizione venisse brutalmente commutata in deportàtio e fosse a vita. I nostri personaggi erano degli honestiores, i reati di cui si macchiavano non erano crimini bensì reati di lesa maestà. I criminali o venivano uccisi o spediti ‘ad metalla’, come punizione ma anche come strumento del proprietario delle miniere per incrementare le proprie ricchezze, e naturalmente a questa seconda durissima condizione, era forse preferibile la morte. Non mancarono esecuzioni di relegazione di gruppi che aderivano a culti di carattere misterico e di natura eversiva o a religioni come Ebraismo, Giudaismo, Cristianesimo, non dettate da un vero e proprio pregiudizio ma dalla medesima necessità di troncare sul nascere possibili paradigmi di rivolte difficili da gestire e controllare ‘in itinere’.
Ciò che ci fa sorridere, come a voler chiudere il cerchio, è il considerare come quelle isole destinate a divenire luogo della damnatio memoriae, a quel tempo, siano, oggi, isole paradisiache di difficile accesso a tutti, luoghi di vacanza e raffinata perdizione, scrigno e roccafòrti di riserve di esagerata e autentica bellezza.
LE ISOLE DEI 'FAMOSI' PIU' FAMOSE: Capri: luogo di volontario esilio dell’imperatore Tiberio, e sede di relegazione di Lucilla, figlia di Marco Aurelio e sorella di Commodo, vi fu relegata anche Bruzzia Crispina, moglie di Commodo; Pandateria o Ventotene dove furono relegate diverse donne della famiglia imperiale, tra cui Giulia Maggiore, figlia di Augusto, Vipsania Agrippina, moglie di Germanico, Ottavia, moglie di Nerone, forse anche Domitilla appartenente alla famiglia di Domiziano; la Corsica, famosa per l’esilio di Seneca; le Tremiti dove vi fu relegata Giulia Minore, nipote di Augusto.
L’AUTORE: Nicola Biffi ricercatore all’Università degli Studi di Bari fino al 2010 e docente (a contratto) all'Università della Basilicata, sede di Matera, negli anni accademici 2012-2015; segue una linea di ricerca che spazia dalla Letteratura greca e latina d’interesse antiquario, alla storiografia latina e greca, all’oratoria latina di età Repubblicana e all’etnografia e geografia storica del mondo antico con particolare riguardo all’opera dello storico e geografo Strabone di Amasea.