Ex Ilva, UGL: ‘L’indotto di Acciaierie d’Italia va verso la paralisi’
“Lo strappo inevitabile tra Governo e Acciaierie d’Italia continua a mietere vittime, dovendo registrare che sono molteplici le aziende dell’indotto dell’ex ILVA alle quali non sono state prorogate le commesse oppure le stesse non hanno la cosiddetta “capienza”, ossia pur avendo ricevuto la proroga degli ordini, gli stessi non contengono disponibilità di liquiditàcon l’intento di indicare alle aziende di continuare a lavorare ma a costo zero“.
Queste le dichiarazioni congiunte di UGL Chimici e UGL Metalmeccanici di Taranto, per il tramite dei rispettivi segretari, Alessandro Calabrese e Alessandro Dipino.
“A ciò va aggiunto che la rottura della trattativa ha determinato la revoca, da parte di moltissime banche, delle linee di credito nei confronti dei fornitori di ADI, i quali non hanno più neanche la possibilità di utilizzare lo sconto delle fatture emesse ed ancora non onorate da parte di Acciaierie d’Italia.
“Ma sappiamo che l’onore non va di pari passo con la gestione privata di ADI e pertanto sono molteplici le aziende dell’indotto che hanno avviato ed avvieranno il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria, nonostante un tentativo effettuato ieri da parte della Direzione aziendale, nel cercare di rassicurare gli autotrasportatori che oramai da settimane bloccano il varco di ingresso dei mezzi pesanti, con la promessa del pagamento del credito scaduto allo scorso mese di agosto ma sul cui esito riteniamo dover essere estremamente prudenti”.
“Inoltre”, dichiara Calabrese, “nelle centrali termoelettriche site all’interno dello stabilimento, che ricordiamo essere strategiche, in quanto producono energia elettrica e vapore per soddisfare le richieste energetiche delle aree, non vi è personale sociale e le attività di manutenzione ordinaria sono terzializzate, con le conseguenze, in caso di mancata assegnazione di ordini, del maggior rischio derivante dalle fermate delle suddette centrali e l’inevitabile fermata degli Altoforni, con ripercussioni sull’ambiente e la sicurezza dell’intero sito”.
“Pertanto”, dichiarano i segretari, “risulta necessario che nelle intenzioni del Governo vi sia una iniezione rapida di liquidità che salvaguardi tali aziende, con l’estensione degli ammortizzatori sociali sia alle aziende la cui forza lavoro sia inferiore alle 15 unità, sia emendando il Decreto Legge approvato nel CDM del 16/01/2023 con l’estensione delle tutele anche per le grandi aziende, oltre che le piccole e medie, molte delle quali svolgono attività per la salvaguardia, la sicurezza e la manutenzione degli impianti, i cui mancati adempimenti avrebbero pesanti ripercussioni sugli aspetti legati alla tutela della salute e dell’ambiente”, concludono i sindacalisti.