Cronaca - Taranto: Pesca di frodo con bombe, 14 arresti
E' scattata, all'alba del 2 novembre, l'operazione "Poseydon" su disposizione del GIP del Tribunale di Taranto, coordinata dalla Procura della Repubblica. Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto in una azione congiunta, a seguito di una lunga e articolata indagine, partita a luglio del 2015, hanno dato esecuzione a 14 ordinanze di custodia cautelare,cinque in carcere e nove ai domiciliari,di persone appartenenti a gruppi criminali dediti alla pesca mediante ordigni esplosivi. Il fenomeno della pesca con materiale esplodente è abbastanza noto e ricorrente nel capoluogo Jonico, e purtroppo anche lungo il litorale salentino. La cosa che è sembrata strana agli investigatori,è stata la facilità con la quale i gruppi criminali si approvvigionavano del materiale esplodente da utilizzare per il confezionamento delle bombe. Si è scoperto che il Golfo di Taranto è un deposito inesauribile di residuati bellici inesplosi che vengono recuperati, anche a rischio della vita, e poi reimpiegati per usi illeciti,compreso quello che la malavita organizzata fa per intimorire gli esercenti restii a pagare il pizzo. Per meglio comprendere la portata del fenomeno, si consideri che gli indagati avevano letteralmente tappezzato di esplosivi – occultati sotto la pavimentazione in legno e tra le reti ammassate – l’intera banchina pescherecci della Città Vecchia – da Via Garibaldi a Via Cariati – trasformata in una vera e propria Santa Barbara a cielo aperto, ponendo in pericolo, peraltro, l’incolumità dei tanti residenti della zona. A sostegno delle tesi degli investigatori, nel corso delle indagini, durate circa nove mesi, sono stati sequestrati oltre due chili di esplosivi, tra cordite (esplosivo impiegato anche all’interno della bomba atomica “Little Boy”), tritolo ed ANFO (Nitrato di Ammonio), nonché 170 kg di pesce illegalmente pescato, la cui origine delittuosa è stata – di volta in volta – confermata dal personale medico del Servizio Veterinario dell’Asl di Taranto. Ai destinatari delle odierne misure cautelari – uno dei quali già in carcere – vengono contestati i reati di illecita fabbricazione e detenzione di sostanze ed ordigni esplosivi, finalizzata alla pesca di frodo, nonché i nuovi “ecoreati”, in particolare i delitti di “inquinamento ambientale” e “disastro ambientale”, per aver alterato, abusivamente, in modo significativo e misurabile l’equilibrio di un ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo di Taranto e della sua biodiversità, come certificato, all’esito di specifici studi, dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero/CNR di Taranto. Gli investigatori, inoltre, hanno accertato che i membri di uno dei due gruppi criminali stroncati con le odierne operazioni hanno perpetrato, nel tempo, numerosi furti a danno di strutture portuali e navi civili e militari. Sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Taranto, Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto hanno inferto un duro colpo a questi specialisti dei c.d. “Green Crimes”, a tutela tanto del nostro patrimonio naturalistico e faunistico quanto degli onesti operatori del settore della pesca, messi costantemente in crisi da quanti, operando nell’illegalità, finiscono con l’alterare le regole e l’equilibrio del mercato.
Di Adolfo Antonello Giusti