Taranto: Ex Cantieri Tosi, tra nostalgia e progetti futuri
(articolo e foto di Fabio Dal Cin) Quasi fossero dei giganti, guardiani di qualche tesoro o inviolabili custodi di segreti, sebbene particolarmente nascosti, dalla città, guardando verso il mar Piccolo, si possono intravedere grandi gru e capannoni: sono gli ex – Cantieri Tosi, esempio di archeologia industriale. L’ enciclopedia Treccani definisce archeologia industriale “la scienza che studia le origini e lo sviluppo della civiltà delle macchine e i segni lasciati dal processo di industrializzazione nella vita quotidiana, nella cultura e nella società.”Avvicinandosi via mare, questi “segni” sono tangibili. Le gru raccontano di un passato glorioso: è sufficiente osservarle in silenzio per rivedere le 3000 unità lavorative quotidianamente impegnate alla vigilia del secondo conflitto mondiale, il rimorchiatore “Villa Cortese” che per lunghi anni è servito al trasporto degli operai, le grandi costruzioni per la Marina militare italiana come i 41 sommergibili varati dal 1917 al 1943, i due bacini galleggianti da 20.000 tonnellate, 10 battelli posareti, 11 navi ausiliarie, 3 fregate, 1 dragamine amagnetico. La storia delle “Officine Franco Tosi” a Taranto risale al 1914: terminate le ostilità in Libia, in un clima di diffuso benessere e incognite, si pensò d’implementare le capacità manutentive e di riparazione dei mezzi navali da parte dell’Arsenale con cantieri e maestranze in grado anche di costruirli. La scelta di Taranto fu da una parte motivata dalla presenza dell’Arsenale stesso con la disponibilità delle sue attrezzature, dall’altra, dalla possibilità di garantire commesse. Inoltre, in tutto lo Ionio e il Basso Adriatico non vi erano cantieri con queste caratteristiche. Nonostante i formidabili risultati raggiunti in entrambi i conflitti mondiali, al ritorno della normalità i Cantieri Tosi, così come tutta l’industria cantieristica mondiale, entrarono in crisi. Seguirono anni di costante e inesorabile declino sino alla chiusura definitiva nel 1990. Oggi si fanno strada diversi progetti, come ad esempio quello di riconvertire le strutture esistenti per ospitare impianti per sport acquatici come, ad esempio, il kayak. Un necessario compromessotra la necessità (o il dubbio) di preservare elementi d’archeologia industriale unitamente alla valorizzazione di un sito il cui patrimonio è strettamente legato ancheal recupero del citro terrestre del Galeso. I Giochi del Mediterraneo che si terranno a Taranto nel giugno del 2026 sono l’occasione propizia per l’Amministrazione comunale affinché si sciolga la riserva sul futuro dell’ex sito industriale. Osservando dal mare queste gru giganti custodite da colonie di gabbiani, magari proprio da un kayak mentre si ondeggia nelle vicinanze dello straordinario spettacolo offerto dal vicino “Citrello”, polla d’acqua la cui bocca si trova a circa 30 metri dalla superficie, resta infine suggestiva l’idea del loro recupero al fine di conservarne la memoriaquale testimonianza delle grandi capacità di realizzazione tecnica un tempo espresse da tecnici ed operai tarantini.