Teatro: Filomena Marturano torna in scena a Taranto
“Filumena Marturano”, insieme a “Natale in casa Cupiello” e “Napoli milionaria”, è uno dei lavori più famosi e di Eduardo De Filippo. Certamente quello che più di ogni altro ha raccolto un riconoscimento e un respiro internazionali, visto che è stato rappresentato praticamente in tutto il mondo. Eppure, il personaggio di Filumena Marturano e la sua storia hanno una genesi che lascia sorpresi. Eduardo, infatti, scrisse questo lavoro nel 1946 per avere un testo pronto con cui sostituire un eventuale insuccesso di “Questi fantasmi” (altra riuscitissima commedia eduardiana); e poi anche perché voleva accontentare la sorella Titina, la quale si lamentava sempre con il fratello drammaturgo di non scrivere mai una commedia la cui figura centrale di protagonista fosse una donna. Un lavoro, dunque, che sembra nascere quasi come opera secondaria e che invece, una volta messo in scena, diventerà un caposaldo del teatro eduardiano e non solo. Filumena infatti è l’apoteosi del sentimento della maternità, che vince la miseria, supera gli egoismi umani, il diritto all’uguaglianza dei tre figli.
A mettere in scena questo classico della letteratura teatrale napoletana sarà, in questo week end, la Compagnia instabile Napoliscena, con la regia di Ascanio Cimmino. Nel ruolo dei due protagonisti Bettina Calcagno (Filumena) e Francesco D’Andria (Domenico Soriano). Attorno a loro i personaggi dei due confidenti Rosalia (Margherita Buono) e Alfredo (Ascanio Cimmino), i tre figli Umberto (Antonio La Gioia) Michele (Mimmo Macrì) e Riccardo (Roberto Lomartire), l’amante/infermiera (Monica Gambardella), l’avvocato Nocella (Andrea Mancini), la domestica di casa Soriano (Arianna Pignatelli).
Un gruppo affiatato ed equilibrato che si cimenta in questo lavoro tanto noto e, proprio per questo, complesso da interpretare perché inciso nella memoria collettiva di chiunque ami il teatro e, in particolare, quello di Eduardo. Il testo, infine, si conserva fedele all’originale, tranne alcuni “tagli mirati” che permettono alla storia si proporsi con un ritmo incalzante, maggiormente adeguato alle attese di un pubblico contemporaneo.
Appuntamento al Teatro Tatà (Via Grazia Deledda) sabato 26 febbraio alle 20.30 e domenica 27 febbraio alle 18.30 . Biglietti al botteghiono del teatro; prevendita al bar Fantasy (via Ciro Giovinazzi, 22). Posto numerato 10€. (CS)