Il Comitato per la Difesa del Territorio Jonico ha diffuso un comunicato stampa mettendo in evidenza le criticità del progetto del dissalatore promosso da Acquedotto Pugliese (AQP).

Il documento sottolinea come negli ultimi mesi siano emersi elementi non presenti nella versione iniziale del piano, come l’alimentazione al 100% da energie rinnovabili e l’uso delle Garanzie di Origine (GdO). Secondo il Comitato, queste aggiunte sollevano dubbi sulla trasparenza dell’iter autorizzativo e sulla reale sostenibilità dell’opera.

AQP continua a presentare il dissalatore come una soluzione indispensabile alla crisi idrica, ma il Comitato ribatte: se la stessa energia fosse stata impiegata nella riduzione delle perdite e in una gestione più sostenibile dell’acqua, forse oggi l’emergenza sarebbe meno grave.

La recente dichiarazione di un’alimentazione esclusivamente da fonti rinnovabili, peraltro non presente nel progetto iniziale, appare più come una strategia comunicativa per smorzare le critiche che come un reale impegno ecologico. Anche le Garanzie di Origine non forniscono certezze: indicano solo che, in qualche parte d’Europa, un quantitativo equivalente di energia verde è stato immesso in rete, senza garantire che il dissalatore utilizzi effettivamente energia rinnovabile. Il rischio, denuncia il Comitato, è quello di un’operazione di greenwashing.

Ma il punto centrale della critica riguarda il valore ecosistemico del fiume Tara, che AQP, secondo il Comitato, ignora completamente. Il corso d’acqua non è solo una fonte idrica, ma un elemento vitale per l’equilibrio ambientale, la biodiversità e la comunità locale.

Studi come quelli del ricercatore Robert Costanza dimostrano che la tutela degli ecosistemi non è solo un’esigenza ambientale, ma anche una scelta economicamente razionale. Nel 1997, Costanza stimò che i servizi offerti dalla natura valgono oltre 33 trilioni di dollari l’anno, più del PIL mondiale dell’epoca. Applicando questa visione al fiume Tara, la sua tutela emergerebbe come un’opzione strategica, e non un ostacolo allo sviluppo.

Se il valore economico del fiume fosse considerato nelle valutazioni del dissalatore, il progetto sarebbe ancora conveniente? Il Comitato rilancia la riflessione: proteggere il Tara significa difendere l’identità culturale, la biodiversità e la sostenibilità economica del territorio. “Se perdiamo la natura, perdiamo noi stessi”, ammoniva Costanza. È tempo di ripensare le priorità e riconoscere il vero valore delle risorse naturali.