Rematori Taranto Magna Grecia: sudore, passione e aneddoti
(Servizio e foto di Fabio Dal Cin) I giorni scorsi ho realizzato un piccolo desiderio: quello di conoscere più da vicino gli atleti del gruppo sportivo “Rematori Taranto Magna Grecia”. Passeggiando sul lungomare, non è raro assistere ai loro allenamenti, Mar Grande e Mar Piccolo sono le loro palestre naturali! L’appuntamento è alle ore 14.00 di un venerdì di luglio presso la sede della Lega Navale Italiana – Sezione di Taranto. Le temperature oscillano tra i 34 e i 36 gradi, ma in prossimità del molo, con estrema puntualità, i rematori non sembrano curarsene concentrati nei preparativi pre-allenamento. Sistemano i remi, avvicinano le barche; all’interno c’è dell’acqua stagnante, con spugna e secchio deve essere tolta. Tutto è studiato nel dettaglio, si parla poco; la sensazione è di trovarsi in un gruppo coeso, disciplinato, determinato. D’altronde, chiunque fa del mare la sua passione lo sa benissimo: il mare richiede regole, rispetto, concretezza, obiettivi. Questi sono gli insegnamenti delprof. Luciano Boscaino, primo allenatore della Lega Navale sez. Taranto – Rematori Taranto Magna Grecia e uomo che da sempre ha fatto del mare la sua passione. Il gruppo dei rematori mi ricorda un alveare con ingranaggi precisi dove ognuno ha un compito ed il ritmo frenetico. Inizialmente mi sento fuori luogo, se non altro perché veder sudare da spettatore non è il massimo delle aspettative. Questo Luciano lo sa benissimo, infatti decide d’impiegarmi come rematore: quale miglior modo di comprendere un mondo…. se non farne parte? Imbarco sull’araba fenice, imbarcazione con una storia che racconterò successivamente. Luciano è il timoniere, i rematori sono dieci (tra cui io), si comincia a vogare, imparo subito la prima regola: agire e pensare come “uno”, non è concesso andare fuori tempo e i rematori devono muoversi all’unisono. L’associazione annovera tra le proprie fila circa 40 atleti mentre in mare schiera due equipaggi (ogni equipaggio è formato da dieci rematori), uno maschile e uno femminile. La mia prova termina dopo circa dieci (faticosi) minuti, a seguire prendo posto accanto a Luciano per ascoltare direttamente le sue parole, i suoi aneddoti. Mi parla delle gare a circuito nazionale in cui il gruppo sportivo è impegnato e delle difficoltà nel portare avanti questo progetto: “Alle gare partecipiamo con una componente maschile e una femminile. Avere la possibilità di fare dei cambi ci permette di partecipare a gare nazionali, non dimentichiamoci che si parla di dilettantismo per cui avere dieci persone per imbarcazione disponibili a gareggiare, spostandosi anche di regione, la domenica non è semplice. Anche allenarsi alle 14, o pausa pranzo è una scelta nata per conciliare impegni familiari. Molti degli atleti hanno figli ed hanno impegni personali significativi. Ci alleniamo 3 volte alla settimana, siamo una quarantina di iscritti.” Un messaggio per Taranto: “una città come Taranto, sicuramente meritava un maggior impegno nel canottaggio, essendo la città dei due mari. È auspicabile maggior attenzione da parte degli amministratori e delle scuole. In alcuni casi, si sente parlare di settimana bianca, sci alpino, ma non di canottaggio”. Qualche aneddoto: “La barca – dove ero io – un tempo era impiegata presso la tonnara di Torre Ovo, una volta dismessa, perché non più praticata questa attività, è rimasta inutilizzata a Taranto Vecchia. Noi eravamo alla ricerca di un’imbarcazione per promuovere la voga a sedile fisso, per cui, a seguito della morte del pescatore proprietario, autorizzati dalla moglie, la recuperammo dal fondale. Le fu dato il nome di araba feniceperché risorge dalle sue ceneri anzi….dal fondo del mare". Il richiamo della Magna Grecia: “i tarantini sono stati sempre maestri di voga, ai tempi dei romani era consuetudine reclutare rematori esperti a Taranto e in generale, nei territori della Magna Grecia". Luciano andrebbe ascoltato per ore, sguardo fiero, come tutti coloro che hanno deciso di seguirlo allenandosi. Al termine della mia permanenza a bordo, ciò che ho apprezzato maggiormente, èstata la motivazione (non esiste un profitto). Tutto parte dalla passione per lo sport e per il mare. Alla domanda (banale) “perché lo fanno?” mi è stato risposto: “per abituarsi al sacrificio, meritarsi il traguardo e anche allenarsi fisicamente”. L’invito quindi, per chi si riconosce in quanto brevemente descritto in questo racconto, è andare a trovare i ragazzi e le ragazzi del gruppo sportivo “Rematori Magna Grecia Taranto” tra sudore, passione e... qualche aneddoto!