Taranto: Volontari Legambiente ripuliscono Lido Bruno
L’emergenza dell’inquinamento da rifiuti in mare ha assunto proporzioni allarmanti a livello globale. Un problema che riguarda da vicino anche il nostro “piccolo” Mar Mediterraneo. Un mare che costituisce meno dell’1% della superficie di mari e oceani del Pianeta e, nonostante sia uno dei 25 hot spot della biodiversità mondiale, è anche la sesta area di accumulo dei rifiuti al mondo. Un problema che ci riguarda direttamente: purtroppo, l’incidenza dell’inquinamento da rifiuti, specie all’inizio della stagione balneare, è ben visibile anche sulle nostre spiagge libere, spesso ridotte in condizioni da incubo. Nella mattinata di sabato 6 giugno, i volontari di Legambiente, distanziati e muniti di guanti e mascherine -in ossequio alle disposizioni relative alla emergenza Covid 19- hanno voluto dare un segnale concreto a tutti i cittadini e, dopo alcune ore di lavoro, hanno ripulito dai rifiuti la spiaggia di Lido Bruno. In tre ore di lavoro i volontari hanno restituito l’arenile alla sua originaria bellezza, a dimostrazione che intervenire non solo è possibile, ma non richiede, in questo come in molti altri casi, chissà quali capacità o attrezzature. Tutti i rifiuti raccolti sono stati classificati e nei prossimi giorni Legambiente renderà noti i dati che concorreranno all’indagine nazionale sul beach litter che l’associazione porta avanti in Italia da sei anni analizzando tipologia e quantità dei rifiuti spiaggiati. "Bisogna accendere i riflettori sulla scorretta gestione dei rifiuti a monte, la principale causa dell’elevata e drammatica presenza dei rifiuti in mare” - dichiara Lunetta Franco presidente di Legambiente Taranto - “tenere alta l'attenzione e promuovere comportamenti civili e responsabili dei cittadini, guidarli a prevenire i rifiuti, a non abusare della plastica e adottare stili di vita più sostenibili, è importante ma non basta. Occorre promuovere l’innovazione e la ricerca nell’ottica dell’economia circolare; stimolare l’industria e le aziende a farsi carico dell’emergenza rifiuti; aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo per permettere l’apertura del mercato dei materiali di seconda vita. Senza un cambio di passo culturale e la modifica delle abitudini di consumo non saremo in grado di uscire dall’emergenza dei rifiuti in mare. È necessario che le 3 gambe, governi nazionali e locali, industria e consumatori, sorreggano insieme la sfida impegnativa che ci aspetta: diminuire l’enorme pressione che l’uomo esercita sui mari, gli oceani e i suoi abitanti. Una missione che Legambiente porta avanti da 40 anni, nella convinzione che solo attraverso un lavoro di rete si possano ottenere i risultati sperati nel più breve tempo possibile”.