Taranto: La Cozzetta dello Sport, rispettiamo le tradizioni
Una volta, parlando di calcio, Rino Tommasi disse che Taranto era la più grande città d'Italia a non essere mai stata in serie A. Non posso garantire l'autenticità della frase perché l’episodio mi è stato riferito, ma se è vera, l'ha detta almeno una ventina di anni fa, e questo la dice lunga sull’abitudine alla sofferenza che il tifoso tarantino ha sviluppato nel tempo. Il tifoso del Taranto, infatti, è biologicamente progettato per sopportare il dolore: è una legge darwiniana, chi non regge lo stress dopo qualche anno finisce per fare il tifo per qualche squadra del nord tipo Juve, Milan o Inter, si converte alla pallavolo o passa i fine settimana nei centri commerciali, sorreggendo i sacchetti alla moglie e giocando a tetris con il cellulare, nei tempi morti. Il tifoso tarantino, solo fermandoci agli ultimi venti anni, ha sopportato quel Taranto-Catania nel 2002 che rientra nelle categorie dei programmi horror più spaventosi di tutti i tempi, piazzato sicuramente meglio di “Scream” e “Non aprite quella porta”, secondo solo a “L’esorcista”. Ha sopportato la beffa di stravincere un campionato di serie C nel 2012 senza essere promosso, per colpa di penalizzazioni che non avevano nulla a che fare con il gioco. Allora lo capite bene che se il 2002 è stato uno schifo e il 2012 peggio, il tifoso tarantino, che pure è un incassatore che neanche Rocky Balboa contro Apollo Creed, Mister T e Ivan Drago contemporaneamente, dopo 3 punti in 4 partite nel 2022 un po’ si preoccupa. Tocchino ferro i più educati e si strofinino gli zebedei gli altri, un po’ di ansia viene. Perché noi abbiamo una società che non ringrazieremo mai abbastanza per averci riportato tra i professionisti (che va bene soffrire ma quando è troppo è troppo), però l’impressione dopo la sberla di Monterosi è che la necessità di fare cassa con il minutaggio dei più giovani ci stia un po’ prendendo la mano. Comprensibile: parliamo di diverse centinaia di migliaia di euro in palio, che potrebbero servire a strutturare la squadra meglio l’anno prossimo. Molto meglio una classe dirigente attenta a far quadrare i conti, che una che promette la Champions League e poi a fine anno non ha i soldi per innaffiare il campo. Però l'impressione (magari sbagliata, ci mancherebbe) rimane. Però, però, però, possiamo garantirci la salvezza, prima? Poi potremo andare in campo anche con i pulcini se serve, fa allenare la squadra a un minorenne se migliora il nostro minutaggio, schierare Chiorra centravanti - se si diverte di più e per fargli sgranchire le gambe ogni tanto, come si fa a calcetto tra amici – Labriola e Cannavaro titolari fissi, assegnare provvisoriamente la direzione tecnica agli studenti di terza media con i voti migliori. Facciamo pure giocare questo Amine Daali, che minorenne lo è davvero, almeno potrà raccontare agli amici di essere stato in tivù. Prima, però, mannaggia alla miseria, salviamoci. Tornando alla scaramanzia, nel 2002 e nel 2012 siamo arrivati secondi. Ecco, arrivare secondi anche quest’anno non sarebbe troppo male: si sa che a Taranto rispettiamo le tradizioni. (Di Carmine Caputo https://www.carminecaputo.com)