Bianca come la neve: domenica 11 dicembre all’Auditorium TaTÀ di Taranto
Delle lanterne misteriose, un vecchio trenino di miniera e un nano strampalato. Per il cartellone “favole&TAmburi”, rassegna di teatro ragazzi, domenica 11 dicembre, ore 18 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena "Bianca come la neve", testo, regia, scene e luci Michelangelo Campanale, con Luigi Tagliente, voci registrate Catia Caramia e Maria Pascale, costumi Maria Pascale, assistente di produzione Sandra Novellino, tecnici di scena Walter Mirabile e Vito Marra, produzione Crest. Durata 50'. Biglietto unico 7 euro. Promozione “Famiglie al TaTÀ”: biglietti a 6 euro per nuclei familiari composti da almeno quattro persone. Info e prenotazioni ai numeri 099.4725780 e 366.3473430 (anche whatsapp).
Tanto tempo fa, in un castello lontano, c’era una Regina, che desiderava tanto avere una bambina. La immaginava con la pelle bianca come la neve che vedeva cadere soffice, con i capelli neri come l’ebano della sua finestra e con le labbra rosse come le gocce di sangue che sgorgarono dal suo dito nel pungersi con un ago. Tanto tempo fa, in un castello lontano che esiste davvero, il castello di Lohr, nasceva una bambina che fu chiamata Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal e che tutti chiamiamo, da secoli, Biancaneve.
Da un posto lontano arriva qualcuno a raccontarci questa storia, arriva con un treno di ricordi, arriva con le sue lanterne, bisogna fare luce nei ricordi, come nei cunicoli bui delle miniere. Porta alla luce gli oggetti realmente toccati da questa bambina e dalla sua mamma, si, la sua mamma, la Regina Claudia Elisabeth Von Reichenstein che, un giorno, la desiderò morta.
Questa storia è fatta di uno specchio parlante, di una stringa, di un pettine, di una mela, di un ago, di scarpe arroventate, di lunghi capelli, di forbici, di una bara di cristallo, di un castello e di una bambina che diventava grande. A partire dagli oggetti, scopriremo la storia di questa bambina che corse a lungo, lasciandosi alle spalle il grande castello di Lohr, corse attraversando sette montagne, corse fino alla foresta selvaggia, l’immensa foresta dello Spessart, corse fino alla valle del Biebergrund, la grande valle delle miniere. Entrò in una piccola casetta e trovò sette bambini, erano bambini minatori che non avevano madre né padre. (Comunicato stampa)