MARTINA: la grana del 'Tursi' e le motivazioni dell'esilio
Nuovo corso vecchi problemi: sta per partire l’avventura del ‘nuovo’ Martina in Prima Categoria ma al momento non vi è certezza su dove verranno disputate le gare interne del nuovo sodalizio presieduto da Piero Lacarbonara. Tutto lascia pensare allo stadio ‘Pergolo’, struttura mai completamente utilizzata dalla sua nascita e con manto in sansa, ma la società sta anche valutando la possibilità di utilizzare il manto sintetico del comunale di Mottola. Pare si tratti di una mera questione di costi di gestione, fermo restando che la volontà di tifosi e società (parti che in questo caso si mescolano) sarebbe quella di tornare a calcare l’erba del ‘Tursi’. Quest’ultima possibilità è, però, alquanto remota e impraticabile in quanto gli accadimenti degli ultimi mesi (anzi sarebbe meglio dire degli ultimi anni) non lo permettono.
UNA STRUTTURA ‘RATTOPPATA’. Sin dall’avvento in LegaPro, lontano ormai quattro stagioni, il vecchio stadio ‘Tursi’ ha dovuto subìre opere di manutenzione che potessero permettere di ospitare le gare di un campionato professionistico. La struttura anno dopo anno fu concessa in gestione dal comune alla società capeggiata prima da Danilo Petrosino, poi da Massimiliano Lippolis e infine da Luca Tilia. Nella convenzione si indicava espressamente che la manutenzione ordinaria spettava alla società mentre quella straordinaria era a carico del comune, seppure l’onere di segnalare le opere occorrenti spettasse sempre all’assegnataria. Nel corso degli anni sono stati numerosi i ‘rattoppi’: dalle biglietterie in legno per distinti e curva, alla sala antidoping, alla sala stampa sino alla numerazione dei posti, alla pitturazione dei locali, al vano bar e agli impianti elettrici, di illuminazione e di emergenza che sono stati anche al centro di polemiche tra il sodalizio biancoazzurro e l’ex amministrazione Ancona, lavori realizzati dalla società (con seguente rimborso, anch’esso oggetto di polemiche) o direttamente dal comune. Per ultimo nella scorsa stagione la bagarre sui fatidici ‘betafance’ terminò con uno stanziamento comunale di quasi 40mila euro per l’installazione di portoni e recinzioni in acciaio praticamente rimasti inutilizzati. Una serie di mancate normali manutenzioni, quindi, che assommate nel tempo hanno portato a una chiusura totale della struttura che, nelle scorse settimane, a causa della sua condizione non è stata concessa, seppur richiesta, alla Virtus Francavilla e all’Atletico Martina (a conferma di una condizione di fatto e non di una avversione verso una o più realtà sportive).
DA ‘RATTOPPATA’ A ‘INAGIBILE’. Negli ultimi giorni della tribolata avventura in LegaPro arriva la ‘doccia fredda’: il comune dichiara inagibile il ‘Tursi’ stante una comunicazione da parte delle autorità che conteneva ben cinque pagine di lavorazioni basilari a rendere utilizzabile e sicuro il vecchio ‘comunale’. Dalle semplici prescrizioni igieniche alle numerazioni dei posti ormai saltate, dalle balaustre arrugginite sino a parti di intonaco ceduto. Secondo una stima approssimativa i lavori di riparazione ammonterebbero a circa 150mila euro, somma che, durante un incontro tra la nuova società e il dirigente al patrimonio Mandina, il comune non avrebbe alcuna intenzione di spendere (forse anche giustamente) per una struttura da un lato storica ma dall’altro lato ormai ingestibile e ‘sconveniente’. Di fatto per puntare nel futuro al professionismo servirà concentrarsi su un nuovo stadio, opzione che la provvisorietà intrinseca nel ruolo del commissario prefettizio non prevede, chiaramente.
PERGOLO, RIGENERAZIONE E DEMOLIZIONE. La società negli ultimi giorni ha parlato di una ‘volontà da parte del comune di demolire il Tursi e puntare sullo stadio Pergolo’, opzione che comunque è già in piedi da anni ovvero dall’avveniristico quanto impalpabile progetto dello ‘stadio senza barriere’ presentato durante un convegno precedente alla gara Martina-L’Aquila del marzo 2013. Non una novità, quindi, né tantomeno una ‘colpa’. Da quel momento lo sguardo della pubblica amministrazione, che gestisce i soldi della collettività, si è spostato su un ‘project financing’ che prevede la delocalizzazione dello stadio al Pergolo attraverso un progetto presentato da privati. Si è parlato spesso di area mercatale al posto del ‘Tursi’ e cessione dello stadio Pergolo (o anche del Grand’hotel Castello) per una successiva ristrutturazione come beneficio comunale in cambio dell’utile per il privato. Progetti ancora non discussi e che appaiono lontani dal loro avverarsi ma che, realisticamente, restano l’unica soluzione per evitare di continuare a disperdere soldi pubblici per rattoppare una struttura ormai vetusta e tutt’altro che sicura, motivazioni alla base della dichiarazione di inagibilità che, chiaramente, precede eventuali possibili gravi accadimenti che le amministrazioni dovrebbero cercare di evitare a monte e non solo quando ‘ci scappa il morto’.
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