Agricoltura: Ministero Politiche agricole definisce requisiti minimi
Pubblicato l’atteso decreto del Mipaaft che stabilisce criteri e modalità per questa tipologia di agricoltura in grado di avere un ruolo importante per intere comunità e per i soggetti più svantaggiati
Dopo ben quattro anni di attesa, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che definisce i requisiti minimi per le attività di agricoltura sociale previste dalla legge 141/2015. A poterne prendere parte saranno le aziende agricole in forma singola o associata e le cooperative sociali il cui reddito da attività agricola è superiore al 30% del totale. Le attività riconosciute a favore delle cosiddette fase deboli vanno dall’inclusione di persone con problemi di dipendenza (in particolare alcool e droghe), ippoterapia, ortoterapia e altre attività con persone con disabilità fisiche e psichiche di diversa gravita fino ad attività che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (disoccupati di lunga durata, minori a rischio, etc.) oppure che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, etc.).
“Questo provvedimento apre le porte alle potenzialità di sviluppo di welfare rurale, facilitando l’attivazione di servizi per le comunità locali – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, esponente M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Nel nostro Paese ci sono migliaia di realtà molto diversificate che avranno finalmente un punto di riferimento per le proprie attività in ambito sociale: dall’ortoterapia alla pettherapy, dall’agriasilo agli orti sociali, questi nuovi modelli socioeconomici che hanno come protagonista indiscusso l’agricoltura e il suo ruolo nel mondo del welfare con progetti dedicati ai soggetti più vulnerabili della società che, ad oggi – prosegue L’Abbate (M5S) – devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona. Grazie a questo provvedimento l’agricoltura assume un nuovo ruolo e offre innovative forme di inclusione, riscatto e valore sociale. Del resto, la vita in campagna è idonea a garantire contesti più naturali ed accoglienti, ricchi di stimoli per dare alle fasce a rischio di emarginazione le migliori possibilità di crescita e di integrazione. Il decreto che riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco ma anche un bene comune per la collettività fato di tutela dell’ambiente, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona deve essere ora sostenuto anche in Puglia – conclude Giuseppe L’Abbate (M5S) – da bandi PSR regionali in grado di dare maggiore impulso e sostegno economico-finanziario alle imprese che vorranno dedicarsi all’agricoltura sociale. Invito pertanto il Governatore Emiliano a non perdere questa occasione e a prodigarsi per essere, almeno una volta, pronto ed efficiente”.