Taranto: 'Corso e Galdean non possono coesistere...'
L'analisi tattica di Vittorio Galigani
DI VITTORIO GALIGANI Serviva la vittoria. E’ finalmente arrivata. Il due a zero del Taranto sul San Severo porta la firma di Aleksic e il “timbro” di Michele Cazzarò. I rossoblu, pur rimanendo sulla zona destra della classifica, si schiodano dalla pochezza più infelice e pericolosa sin qui dimostrata.
Sulla gara non c’è molto da dire. Sembrava di assistere alla partitella del giovedì, tanto netta era la differenza dei valori in campo. Giocata sotto ritmo, però, con le carenze di sempre e contro un avversario che badava soltanto a difendersi. Gli “orrori” di Pera sotto misura. Il rischio di subire gol inopinatamente. Il nervosismo, neppure tanto latente, che stava riemergendo.
Cazzarò deve essersi reso conto che con gli uomini attualmente a disposizione non può schierare una difesa a tre. Ha alternato l’under in porta, ma permane la difficoltà di far giocare assieme Galdean e Corso. Quest’ultimo dimostra in campo di non gradire il ruolo che gli viene inizialmente affidato.
Serviva la vittoria, abbiamo detto. Cazzarò l’ha trovata al 36mo del secondo tempo. Azzeccando le sostituzioni e cambiando impostazione di gioco. Il gol nasce da un grossolano errore della difesa avversaria che perde palla, ingenuamente, sulla propria tre quarti. Buona, in ogni caso, la preparazione di Pera (decentrato sugli esterni) e l’esecuzione di Aleksic. Apprezzabile anche il raddoppio che ha visto ripetere le qualità dei medesimi protagonisti.
Sulla prestazione dei singoli poco è cambiato rispetto al recente passato. Ingiudicabile Pellegrino, poco impegnato. Bilotta deve crescere. Buona la fase offensiva di Li Gotti, carente quella difensiva. Va rivisto contro un avversario più impegnativo. Corso e Galdean troppo simili nelle caratteristiche tattiche e nel passo (lento). La sostituzione di quest’ultimo, gioca sempre con il freno tirato, apre alle mosse tattiche dell’allenatore. Quelle che hanno deciso positivamente la partita. Solo il futuro potrà indicare se si è trattato di semplice avvicendamento tattico o una bocciatura. Pera al centro dell’attacco è stato già paragonato, da qualche maligno, al Magnaghi della scorsa stagione. Sugli esterni, nel finale di gara, è stato più propositivo.
Encomiabile l’impegno di Ancora. Quelle sono le sue caratteristiche. Buon trascinatore, ma vede poco la porta avversaria. Corroborante, per il giocatore, la doppietta di Aleksic, potrebbe contribuire a sbloccarlo. Sulla coppia dei difensori centrali si impernia la forza del reparto arretrato.
Il tutto con un distinguo. Il Taranto ha vinto una partita contro un avversario inesistente che ha peraltro sciupato, anche malamente, una sontuosa occasione da rete. Il prossimo impegno in trasferta, a Pomigliano, servirà da cartina di tornasole. Per l’impronta al gioco voluto da Cazzarò, che dovrà essere confermato. Per la condizione fisica di più di un giocatore. Per la continuità dei risultati. Nessuna partita è mai facile a priori e va sempre giocata. Va però detto che il San Severo, con quel misero punticino, raggranellato dall’inizio del campionato, era veramente un avversario di ben poco conto. Un banco di prova misero. L’aver sbloccato il risultato soltanto a una manciata di minuti dal termine deve sempre far riflettere.
Nel presente Potenza è sempre avanti con nove lunghezze di vantaggio, Gravina e Cerignola con sette. Non sottovaluterei il Picerno guidato da un professionista serio ed esemplare come Arleo. Non vincerà il campionato, ma renderà la vita difficile a tutti gli avversari. Nel caso del Taranto, non è una rondine che fa primavera. Anche perchè quel coro “ve navita sce”, piovuto dagli spalti (sempre più deserti) a fine partita, rimane il sintomo evidente di uno strappo creato da Zelatore e Bongiovanni e che loro non saranno mai capaci di ricucire.