Taranto: Genchi, ‘Il ko col Gravina ci ha tagliato le gambe’
Foto Walter Nobile
(Di Pierpaolo Di Todaro per Blunote) Dire cose ovvie, banali e scontate spesso offende il lettore e lo stesso estensore di un corsivo; nel primo caso un sorriso insolente segna il volto di chi legge, nel secondo caso succede che hai seria difficoltà a esprimere compiutamente un pensiero che proprio non offenda il concetto stesso dell’esercizio di lettura. Accade spesso quando vengono lesi addirittura articoli della nostra Costituzione, nel caso di specie l’articolo 21 che recita in sostanza che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e specifica che “la stampa non può essere soggetta a censure”. Eppure laddove si esercita il diritto di cronaca, spesso viene censurato da soggetti “interessati” il diritto di critica. Ciò porta a rendere impossibile il possibile, ed impraticabile il praticabile. Perdonate l’uso delle figure retoriche. Così dobbiamo accontentarci di capire come vanno le cose in casa Taranto rielaborando dei concetti espressi dai diretti interessati ad altre testate, farle nostre e infine riflettere. Il Taranto, a detta di Peppe Genchi, in un'intervista a giornalerossoblu.it, si sarebbe arenato a novembre, dopo il rigore sbagliato dallo stesso capitano. "Se fosse entrato il rigore con il Gravina, forse avremmo ottenuto la quinta vittoria consecutiva. Dopo quella partita abbiamo avuto un calo devastante. Diciamo che quel rigore ci ha tagliato un po’ le gambe, anche perché la partita è finita nel peggior modo possibile, il campo poi era quello che era. Se avessimo vinto quella gara, forse avremmo affrontato i seguenti turni con una mentalità un po’ differente”. Di qui la riflessione; cadere a novembre e non avere la capacità di rialzarsi è sintomo che questa squadra fatta da ragazzini di avvenire e da tanti (troppi?) senatori, alcuni anche dai piedi buoni, non ha avuto una densità di gruppo. Quella compattezza che avrebbero dovuto creare i “grandi”, i quali invece hanno pensato bene di tirare i remi in barca prima di Natale. Già, perché lo stesso Genchi fa esercizio di antitesi quando sostiene che “qualche partita è stata presa sottogamba, ma che la squadra ha dato il mille per mille”. Allo stesso tempo riduce il fallimento della squadra alla consapevolezza della (aggiungeremmo supposta) manifesta superiorità tecnica. Tralasciamo infine le frizioni, vere o presunte, interne a uno spogliatoio composto da damerini alle prese con uno spettacolo di bellezza. "Abbiamo iniziato la stagione lentamente, forse ci sentivamo troppo forti - ha spiegato Genchi -. Qualche partita probabilmente è stata presa sottogamba, ma questo nemmeno voglio pensarlo. Sicuramente non ci abbiamo messo il mille per mille e non abbiamo avuto l’umiltà giusta. Quando inizi a perdere punti nascono tante situazioni, che portano, sopratutto a squadre di Serie D, a non mantenere la riservatezza e l’equilibrio giusto. Dovremmo farci tutti un esame di coscienza e cercare di andare avanti, anche perché al momento siamo addirittura fuori dai playoff”. Ecco che si arriva alla conclusione di un fallimento tecnico inevitabile. E sul litigio presunto con il presidente Giove che avrebbe provocato il suo allontanamento con tanto di comunicato stampa: "Diciamo che per un attimo non ci siamo capiti, ma dopo mezza giornata si è subito risolta la cosa. Abbiamo discusso di persona ci siamo chiariti. Non c’è stato nessun allontanamento”. Siamo contenti e certi che il bomber Genchi e gli altri suoi colleghi siano a casa e che, lui come tutti seguano pedissequamente il programma del preparatore atletico per non perdere il tono muscolare. Siamo anche certi che le parole di eterno amore professate alla città ed ai tifosi siano reali. Ci dispiace solo non poter porre direttamente a loro “alcune” domande. D’altronde come risulta dalle frasi raccolte dal capitano, il fallimento tecnico attiene ai problemi di dentro e non alle voci di fuori. A proposito del diritto di critica...