Manduria: Assistenti sociali e amministrativi, lettera aperta al sindaco
Questa è una lettera aperta che richiama all’onore di una professione spesso non vista, e alla dignità che si deve al settore dell’assistenza sociale in un ambito, come quello di Manduria, da sempre con grandi fragilità nel suo tessuto comunitario. E’ rivolta in particolar modo al Primo cittadino e all' Assessore ai servizi Sociali del Comune capofila, ovvero Manduria, ma anche ai Sindaci e agli Assessori al Ramo degli undici comuni dell’ambito che da circa 3 anni consegnano nelle mani di quattro assistenti sociali e due figure amministrative, il bisogno di assistenza di famiglie, minori e persone in difficoltà fisiche ed economiche del proprio territorio. La lettera aperta giunge sul tavolo di queste amministrazioni alla vigilia di un incontro importante che si svolgerà per i Comuni dell’ambito lunedì 10 maggio. E’ in quella sede, che dopo i reiterati appelli al confronto, ci piacerebbe avere le risposte che ormai attendiamo con non poca ansia, costretti a rincorrere invece i rumors che vedrebbero cancellare il servizio svolto egregiamente da questi operatori, a favore di una soluzione “precaria” caso mai affidata ad una agenzia di somministrazione. Eppure gli intendimenti regionali e quelli nazionali andrebbero in tutt’altra. Perché l’Italia, la Puglia, la provincia di Taranto inginocchiate di fronte al male subdolo di una pandemia, proprio su quella assistenza che si fa umana e prossima, oggi dovrebbe investire, riconoscendo il valore di chi non ha mai abbandonato il fronte anche quando entrare in casa di uno sconosciuto equivaleva a percorrere un campo minato. Così non vogliamo credere all’ipotesi che tutti vadano a casa, liquidati senza gratitudine dopo tutto questo tempo e dopo il difficile periodo appena trascorso. Non possiamo credere che le parole di incoraggiamento, i colloqui individuali e famigliari, la vicinanza a chi era o è ancora in difficoltà non possano essere, al di là dei numeri, dei bilanci, addirittura delle scelte politiche, un valore da difendere ad ogni costo. Il contratto sottoscritto nel 2018 da questi lavoratori e da queste lavoratrice, dopo il fuoco del Covid 19, non merita di certo il fuoco amico degli enti appaltatori. Queste professionalità avrebbero diritto ad una stabilità e ai loro assisti avrebbero diritto a continuare a dare un volto e un nome a chi può contribuire ad allentare le loro preoccupazioni e le loro paure. Sarebbe il caso di ripartire da qui, da quello che Papa Francesco chiama “nuovo umanesimo” e che passa anche dalla semplice opportunità di ridiscutere con i protagonisti, e non solo nelle stanze dei bottoni, di come si costruisce una comunità che non lascia indietro nessuno: assistenti ed assistiti. (Eva Santoro per Segretaria Cgil Taranto e Tiziana Ronsisvalle per Segretaria Fp Cgil Taranto Eva Santoro)