Pasquale Rizzi, presidente dellassociazione Echèo
L’Associazione dei pazienti oncologici dell’Ospedale San Pio di Castellaneta “Echèo”, ha appreso con rammarico e delusione la notizia trapelata nella giornata di ieri che l’Unità Operativa di Oncologia non potrà riaprire il 23 aprile, ovvero al termine dei 15 giorni pubblicamente dichiarati e confermati nella conferenza dei sindaci tenutasi il 9 aprile scorso. Riceviamo lettere e esortazioni di pazienti che, fiduciosi che tale termine fosse stato rispettato, avevano, non certo a cuor leggero, deciso di rinviare le loro terapie nei giorni successivi al 22 aprile. Oggi a questi pazienti viene data loro l’occasione di poter continuare le terapie oncologiche spostandosi presso la casa di cura Villa Verde di Taranto grazie anche al sacrificio enorme di cui si sta caricando la Struttura Complessa di Oncologia, diretta dal Dott. Salvatore Pisconti, che pur tra mille difficoltà sta facendo salti mortali affinché nessun paziente possa rimanere non curato. Fin qui la gestione “clinica”. A noi, invece, preme mettere in risalto come i pazienti stiano vivendo questo particolare momento tragico in una situazione già tragica di per sé. Non riteniamo concepibile che in 15 giorni non vi siano state le premesse e i tempi giusti affinché tutto questo disagio fosse evitato. Sappiamo, inoltre, di pazienti che rifiutano categoricamente il passaggio in un’altra struttura e che dopo aver saltato la prima e la seconda terapia sono disposti a saltare la terza. Sarebbe a questo punto facile intervenire e dire che sono problemi loro e che peggio per loro se non si attengono al consiglio di andare in un’altra struttura. Ma invitiamo chiunque a immedesimarsi nella vita di un paziente oncologico, una vita fatta di dubbi, di speranze spesso infrante, di angosce e di incertezze ma che trova spesso nella routine di gesti quotidiani, di relazioni a volte anche di anni con il proprio oncologo di fiducia, di visi conosciuti e sorridenti che vorresti rivedere ogni volta che ci si sottomette alla chemioterapia, l’unica certezza, l’unica arma a cui aggrapparsi per guardare avanti. Non possiamo lasciare questi pazienti in questo incubo, abbiamo tutti il dovere morale, ancor prima che istituzionale, affinché nessuno di loro possa soffrire per qualcosa che non sia la loro condizione di malato di cancro. Faccio quindi appello alle vostre coscienze, al vostro essere Autorità alla quale è demandata la facoltà di essere al servizio dei cittadini e alle persone deboli in particolare, affinché sia data serenità a questi nostri fratelli e sorelle ammalati. (Pasquale Rizzi, presidente Associazione Echèo).