Taranto: De Poli, "A gennaio non voleva venire nessuno"
La brutta retrocessione incassata dal Taranto è ormai stata archiviata, tanto che la società è già al lavoro per programmare la prossima stagione tra i dilettanti. Domande e dubbi, però, sono sempre nella testa dei tifosi tarantini, così come l’ormai ex ds ionico, Fabrizio De Poli, è convinto che se il 22 marzo non fosse successo nulla, la squadra si sarebbe salvata…: “Se rifarei quest’avventura? Partendo dall’inizio si – dice a Blunote -. Se devo trovare una causa, per quanto riguarda questo fallimento, l’annovererei principalmente nei fatti del 22 marzo. Non credo che il mercato di gennaio non sia stato completamente all’altezza: il grande errore, e me ne assumo le responsabilità, è stato Cobelli. Fino a marzo si giocava con Maiorano, Guadalupi Ed Emmausso e si sono ottenuti anche dei buoni risultati. Il mercato è stato stravolto dall’addio di Maurantonio, Stendardo e Altobello: in quella zona del campo non mi ero preoccupato, più di tanto, d’intervenire. Potevamo salvarci. Con questi addii la squadra ha perso equilibrio e personalità”.
- Direttore, come mai la scelta di acquistare Cobelli, che, effettivamente, poi, si è rivelato un flop?
“Purtroppo mi sono fidato di gente che lavorava con me. Anche io pensavo fosse un calciatore diverso, così come la piazza si aspettava la “tigre della Malesia”. Ha giocato pochissimo, tanto che mi piacerebbe vederlo all’opera con continuità. A Padova, ad esempio, presi Altinier, attaccante che realizza tanti gol. Il primo mese eravamo preoccupati: poi ha trovato la condizione e ha realizzato ben 17 gol. Vorrei precisare un’altra cosa: durante il mercato invernale non c’erano tanti calciatori che volevano venire a Taranto e soprattutto in attacco non accettava nessuno, ma non per una questione di soldi. Ne avrò contattati una quindicina”.
- Con la società tarantina com’è stato il rapporto e come vi siete lasciati?
“Ho avuto un buon rapporto e alla fine siamo riusciti a risolvere il contratto. Ci siamo lasciati con grande rispetto…”.
- Ci parli del suo rapporto con il dg Roselli…
“Onestamente, non ho ancora capito bene che ruolo avesse. Ognuno faceva il suo ma per me non è stato mai un punto di riferimento prioritario”.
- Se la stagione del Taranto iniziasse tra qualche mese e lei fosse il ds cosa farebbe e come imposterebbe il suo lavoro?
“Cercherei di costruire una squadra forte con calciatori di personalità perché a questo Taranto è mancata proprio questa”.
- La telenovela Musacci: come sono andate, effettivamente, le cose?
“Con il Messina m’incontrai la domenica ed era praticamente tutto a posto: c’era il benestare delle società per lo scambio Akrapovic-Musacci per Losicco-Pirrone. Poi l’ultima sera di mercato verso le 22:30 qualcosa è cambiato nonostante i documenti fossero partiti verso le 20. Eravamo stati messi sotto gioco da persone che facevano solo i loro interessi. Alle 22:45 chiamai per l’ultima volta in sede e Musacci mi disse “il presidente è andato via e non mi fanno entrare…””.
- Dopo la cocente e pesante retrocessione cosa si sente di dire alla piazza ionica?
“Purtroppo situazioni come quella verificatasi il 22 marzo sono accadute anche in altre parti d’Italia: questa non sminuisce i tifosi tarantini che rappresentano una grandissima tifoseria che tiene a cuore la maglia. Mi dispiace tanto non essere riuscito a dare una mano. Taranto è una bella città in cui si vive bene e nella quale la sofferenza la pervade nelle vie e nei quartieri. Il calcio può e dev’essere motivo d’orgoglio”.