Europa Verde Taranto: ‘Appello per un vero confronto ambientale’

Politica
30.10.2024 21:09

“In Puglia sembra ripetersi una tendenza preoccupante nelle discussioni ambientali: nonostante il coinvolgimento delle autorità di controllo (ARPA, ASL e ARESS) e delle organizzazioni sindacali e datoriali, le associazioni ambientaliste spesso vengono escluse. Questo è accaduto nelle audizioni recenti, come quella sul depotenziamento del Polo dei microinquinanti di ARPA Taranto e sul riavvio dell’AFO1”, scrivono in una nota Fulvia Gravame (co-portavoce regionale Europa Verde – Verdi Puglia), Gregorio Mariggiò (co-portavoce provinciale Taranto Europa Verde – Verdi) e Antonio Lenti (consigliere Comunale di Taranto per Europa Verde - Verdi.

”Apprendiamo che il consigliere regionale Enzo Di Gregorio ha richiesto un’audizione sull’autorizzazione del quarto lotto di Italcave, proposta ritenuta condivisibile ma che pone un problema di metodo: dal 2022, il diritto all’ambiente è inserito in Costituzione, e la cittadinanza attiva dovrebbe essere ascoltata e tutelata. Tra i soggetti da audire ci devono essere anche i cittadini, che da anni subiscono gli effetti dell’inquinamento, oltre ai rappresentanti sindacali”, aggiungono.

”In provincia di Taranto, la Regione è responsabile delle autorizzazioni per le discariche di Lizzano e Manduria, l’inceneritore di Massafra e il dissalatore sul fiume Tara. L’assessora regionale Triggiani, nell’ultima audizione sull’ILVA, ha affermato di voler coniugare produzione e salute, ma le sue parole sono state smentite dai responsabili di ARPA e ARESS. La dottoressa Lucia Bisceglia di ARESS ha infatti ribadito il rischio sanitario per il quartiere Tamburi, mentre il direttore di ARPA ha sottolineato il mancato rispetto delle prescrizioni ambientali”, continua la nota.

”Le prescrizioni su amianto e certificazione antincendio sono state soddisfatte solo grazie a decreti legge. Operai e cittadini sono in pericolo, e la Corte di Giustizia Europea è chiara: in assenza di autorizzazioni ambientali, gli impianti vanno sospesi. È la stessa posizione del GIP Patrizia Todisco, che ordinò il sequestro dell’area a caldo. Dopo più di dodici anni, nulla è cambiato, e a pagarne il prezzo sono gli abitanti e i lavoratori. È il momento di uscire dall’ambiguità”, concludono Fulvia Gravame, Gregorio Mariggiò e Antonio Lenti.

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