Taranto: Mea culpa Giove, ‘Ho deluso i tifosi, chiedo scusa’

Il presidente: ‘Ancora non ho vinto malgrado l’impegno profuso, il tempo dedicato e le risorse investite’

TARANTO
27.06.2020 11:39


L’ostilità della piazza, la diffidenza del Palazzo. Presidente Giove, che succede?

«Non parlerei di ostilità. Semmai di dissenso che rimanda a una forma legittima di delusione. Ai tifosi, in realtà, dovrei chiedere scusa. Perché ancora non ho vinto, malgrado l’impegno profuso, il tempo dedicato e le risorse investite. Ma vincere nel calcio non è mai facile, specie nel girone H della D. Con le istituzione territoriali, invece, sto cercando di coltivare un dialogo costruttivo. No, non percepisco diffidenza».

Sul logo si è consumata una battaglia quasi campale col trust dei tifosi. Per l’associazione dei supporters l’identità non ha prezzo.

«Io dico solo questo: abbiamo rimesso la società nella condizione in cui si trova la totalità dei club. Forse ci sono state delle incomprensioni. Probabilmente ci sono state delle forzature. Ma ottenere la piena disponibilità del logo rappresentava un passaggio non più rinviabile».

Cessione della società tra approcci e smentite, trattative vere e fasulle. Qual è la verità?

«Ci sono stati dei contatti, non posso negarlo. Ma niente di più».

Club praticamente invendibile a le condizioni che pone la proprietà: per molti è questa la verità.

«Non è così. Questa non è affatto la verità. È solo un tentativo maldestro di  travisarla».

Ogni presidente ha il diritto di scegliersi i collaboratori in cui crede maggiormente. Partendo da questa premessa, ci spiega il ruolo di Galigani e l’ingaggio di Pagni? Ovvero, perché continuare a volgere lo sguardo al passato per mettere in cantiere un futuro finalmente diverso?

«Io vivo di presente e di cose da fare oggi. Non mi lascio condizionare da ciò che è stato. Galigani, in questa fase, è un consulente personale. Carte federali, rapporti istituzionali, abilità manageriale: porta un bagaglio di conoscenze specifiche e cerco di sfruttarlo. Pagni è il nuovo direttore sportivo. L’ho scelto perché può aiutarci a crescere. Credo che la sua competenza sia fuori discussione».

Come procede la programmazione della stagione 2020-2021?

«Non siamo fermi. Lavoriamo per migliorare la struttura organizzativa e per allestire un organico che possa rivelarsi all’altezza delle aspettative».

Giacomarro, Feola, Rigoli, Costantino, Calabro, Tiozzo, Auteri: potesse sceglierlo lei il prossimo allenatore su chi punterebbe?

«Stiamo valutando diversi profili. Il Taranto ha bisogno di una guida ferma e credibile. La scelta del tecnico è decisiva. Non possiamo sbagliare».

Facciamo un passo indietro: l’esonero di Panarelli e l’allontanamento del diesse De Santis rimandano a incompatibilità caratteriali o a carenze tecniche?

«Quando si tirano le somme, si tiene conto di tutto. Abbiamo convenuto che era necessario cambiare. Nessun esonero: c’erano dei contratti che abbiamo lasciato scadere».

Le porte chiuse, ovvero l’impossibilità di poter contare, almeno inizialmente, sui proventi degli abbonamenti e sugli incassi al botteghino, rende la gestione alquanto precaria dal punto di vista finanziario. Il budget a disposizione potrebbe confliggere con l’urgenza di vincere il campionato?

«Le stagioni vincenti sono spesso un mix di scelte oculate, conti in equilibrio e sorte benevola. Dobbiamo tendere a questa sintesi».

Il nuovo Taranto avrà molto o poco del vecchio Taranto?

«Sono valutazioni che competono l’area tecnica. Io dico che c’era del buono, e non poco, nel vecchio Taranto, quello che, l’anno scorso di questi tempi, tutti pensavano avrebbe stravinto il campionato».

La cessione di Ferrara, il pezzo pregiato della collezione, è vitale per le casse del club?

«Ferrara è un calciatore di valore che a Taranto ha quasi completato il suo processo di maturazione. Ha molti estimatori. Di certo non lo svendiamo».

La convenzione per l’uso dello stadio «Iacovone»: solo un passaggio burocratico o rischia di diventare una strettoia politica?

«Ci siamo mossi per rinnovare la convenzione. Lo Iacovone è la casa del Taranto».

La Prisma riporta a Taranto il grande volley. Il Cus, grazie anche alla generosità di Renè de Picciotto, promette di alzare notevolmente il livello del  basket. La stuzzica o la deprima questa concorrenza?

«Perché dovrebbe deprimermi? Sono, anzi, felice per la mia città che può finalmente beneficiare di un’offerta sportiva variegata e di grande spessore».

Come se la immagina la prima partita ufficiale del Taranto nel calcio post pandemia?

«Sarà emozionante ritrovarsi. E vorrà significare tante cose: che il peggio è alle spalle e che possiamo ancora farcela. Insieme. Ho un sogno: riconquistare la fiducia dei tifosi. Ma per realizzarlo devo vincere il campionato». (Intervista di Lorenzo D'Alò per La Gazzetta del Mezzogiorno)

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