Taranto: Ristoranti in affanno, la fase 2 è ancora tutta in salita
I ristoratori: ‘Tutela salute non deve essere nostro obbligo, ci viene gettata un’altra croce addosso’
Ristoranti in affanno: la fase 2 è ancora tutta in salita per la maggior parte delle imprese, e il sentiment per il futuro non è positivo. I fatturati a più di tre settimane dalla riapertura registrano un calo rispetto al periodo pre-covid di oltre il 50%, il personale impiegato è ancora dimezzato e solo poco più della metà degli operatori che hanno fatto richiesta ha ottenuto il prestito. In Puglia, il 18 maggio è stata la data ufficiale dell’esordio. Ma non per tutte le attività, nel senso che non tutti hanno riaperto, soprattutto chi, dovendo ridurre i coperti per il distanziamento e non avendo la possibilità alternativa di fruire di spazi all’esterno, si è fatto due conti e ha preferito rinviare a settembre e non farsi carico di oneri che non compensano i guadagni. Le attività che invece erano già attrezzate con i dehors, e che in aggiunta anche hanno potuto fruire delle misure messe in atto dalle pubbliche amministrazioni, attraverso la concessione di spazi urbani gratuiti, in qualche modo si sono calate nella fase due covid, pur sapendo di dover sostenere costi maggiorati di gestione per le misure di prevenzione. Uno dei tanti problemi, ma forse il più complesso, con i quali si è dovuto misurare l’imprenditore, al riavvio delle attività di ristorazione, è proprio quello del distanziamento. Una necessità che ha ridotto i coperti sino a rendere nulli per alcuni locali i guadagni. Le regole per la riapertura sono state dettate dalla Regione Puglia emanando le famose linee guida, finalizzate a prevenire o ridurre i rischi di contagio. Pochi punti in fondo semplici, ma chiari. L’obbligo inderogabile è il mantenimento di almeno un metro di separazione tra i clienti. E anche laddove è possibile utilizzare gli spazi esterni, ma permane comunque l’obbligo di rispettare il distanziamento di almeno 1 metro tra i clienti, a eccezione delle persone che non appartengano allo stesso nucleo familiare. Qui si apre un tema che più volte è stato segnalato da alcuni ristoratori della provincia - spiega Milena Buonomo, dell’ Ufficio Igiene di Confcommercio Taranto -, ai quali ci riesce difficile dare una risposta. Il distanziamento interpersonale è una problematica che afferisce anchela responsabilità personale del cliente, ma che ricade per le conseguenze sulle spalle del ristoratore, e che preoccupa non poco l’imprenditore in caso di un eventuale controllo (le sanzioni vanno da 300 a 3 mila euro). Vediamo un caso concreto, segnalatoci da un ristoratore di un noto e accorsato locale della litoranea tarantina. Prenotazione, per una festa di compleanno, di un gruppo di 24 persone. Il ristoratore si informa e al telefono gli viene riferito che si tratta di coppie. L’operatore dispone due tavoli da 12 sedute l’uno e si preoccupa di creare un distanziamento tra una coppia e l’altra di un metro. Il ristoratore sta nelle regole, annota i nomi, prepara l’elenco che dovrà mantenere per 14 giorni, riserva buona parte del suo locale agli ospiti. Succede che i clienti una volta giunti nel ristorante, siano in sovra numero rispetto alle prenotazioni e obiettino che dopo tre mesi di lockdown non intendono sedersi in coppia accanto al coniuge, e così si creano due tavoli divisi: da una parte gli uomini e dall’altra le donne. Si tratta di gente acculturata, che tuttavia di seguire le regole non ne vuole proprio sapere. Ovviamente se sul posto arriva un controllo qualsiasi, chi passa i guai è il povero ristoratore. L’aneddoto è uno dei tanti, simile ad altre storie che accadono al pub, al bar in spiaggia, in pizzeria o ovunque vi sia gente che voglia trascorrere il proprio tempo libero. “Non possiamo trasformarci in controllori, né possiamo imporre alla clientela regole che non vengono comprese – ci dice un ristoratore che chiede l’anonimato -. La tutela della salute non deve essere un nostro obbligo. E’ demagogico pensare che noi possiamo essere dei moralisti nei confronti di cittadini che pensano che il covid sia ormai un problema passato. Ci viene gettata quest’altra croce addosso quando già abbiamo già tanti altri problemi con i quali misurarci”. Il carico degli oneri per le imprese sembra davvero gravoso, probabilmente andrebbero riviste le regole, dal momento in cui la prevenzione in spiaggia e per strada viene lasciata invece al caso.