Il M5S presenta mozione in Regione Puglia contro il piano di riarmo europeo
I consiglieri pentastellati: “No ai miliardi per le armi, servono investimenti in sanità, scuola e welfare”

Il Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione in Consiglio regionale per chiedere alla Regione Puglia di prendere posizione contro il piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030”. L’iniziativa è stata presentata dai consiglieri regionali Marco Galante (capogruppo), Rosa Barone, Cristian Casili e Grazia Di Bari.
Il documento impegna la giunta a manifestare la propria contrarietà all’aumento delle spese militari nelle sedi istituzionali competenti, promuovendo invece una posizione orientata alla pace e alla risoluzione diplomatica dei conflitti internazionali. Inoltre, si chiede di sostenere a livello nazionale ed europeo la destinazione delle risorse pubbliche verso sanità, welfare e sviluppo sostenibile.
Secondo i promotori della mozione, il piano ReArm Europe comporterebbe un investimento complessivo di 800 miliardi di euro, favorendo una svolta militarista dell’Unione Europea. Il piano prevede la possibilità, per gli Stati membri, di innalzare la spesa militare nazionale tramite la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità e Crescita, permettendo l’esclusione delle spese per la difesa dal calcolo del deficit/PIL. Questo meccanismo, secondo il M5S, libererebbe 650 miliardi in quattro anni, ai quali si aggiungerebbero 150 miliardi dal nuovo strumento europeo di prestiti per la difesa.
“La militarizzazione dell’UE mina le fondamenta del progetto di pace europeo sancito dal Manifesto di Ventotene”, affermano i consiglieri pentastellati, che annunciano la presentazione della mozione anche in altri consigli regionali. Il M5S sarà inoltre presente alla manifestazione nazionale del 5 aprile a Roma, per protestare contro il piano di riarmo e l’uso di fondi pubblici in ambito militare.
“Non possiamo accettare che mentre si tagliano stipendi, pensioni e servizi essenziali, si destinino miliardi alle armi. È il momento di dire basta”, concludono.