Taranto: Galigani sul mercato, ‘Covid non ha insegnato nulla’
Il consulente del presidente Giove sul suo blog: ‘Le pretese sono sempre al rialzo. Si parla di euro come fossero bruscolini’
Sembra che non sia accaduto nulla. Eppure la batosta è di quelle che lasciano il segno - scrive Vittorio Galigani, consulente del presidente Giove, a proposito di mercato sul suo blog -. Questa è la triste realtà che emerge nel sistema calcio italiano. Imperturbabile. Tutto come prima. La crisi che ha preso al collo l’economia del Paese? Come se non avesse sfiorato il mondo del pallone. La crisi occupazionale? Come se non esistesse in quel settore. Inconcepibile! Calciatori ed i loro procuratori proseguono, imperterriti, come nulla fosse accaduto, nelle loro richieste. Il virus non ha insegnato nulla. Purtroppo. Le pretese sono sempre al rialzo. Si parla di euro come fossero “bruscolini”. Nella richiesta non esiste distinzione di categoria. In quarta serie (la attuale D dilettantistica), per esempio, un attaccante con un potenziale realizzativo da doppia cifra si siede a trattare solo se si parla di centomila euro (in alcuni casi anche oltre) di compenso. Più, logicamente, benefit vari, casa ed eventuali premi ad obbiettivo. Il tutto nel dispregio assoluto delle norme. C’è anche il caso del calciatore stagionato. Quello giunto alla vigilia di appendere gli scarpini al chiodo. Ha alle spalle una discreta carriera tra serie B e Lega Pro che fa da richiamo. Vanta un nome che riempie gli occhi e le pagine del web. E’ un soggetto pericoloso. Gioca, esclusivamente, per portare a casa gli ultimi stipendi. Età ben oltre i trenta anni. Fisico spesso usurato. Il suo target (tra i dilettanti della serie D come in serie C) si attesta tra i 50 ed 70 mila euro annui. Perché no, anche 80. E nel calcio, è risaputo, si parla sempre di denaro al netto di ritenute. Per non parlare dei giovani. I così detti “under”. Ragazzi (e le loro famiglie), nella maggior parte dei casi, illusi a una prospettiva professionale da una normativa carente. Invece una miriade di ragazzi che, passati alla maggiore età, vengono accantonati senza essere presi in alcuna considerazione. La negatività di un sistema che, anzichè essere educativo, distrugge. Da anni, a livello istituzionale del calcio, si parla di investimenti a tutela dei giovani che solo in minima parte vengono attuati. A tutto si aggiungono presidenti “particolari” e genitori di buon portafogli che contribuiscono a far lievitare, negativamente, il livello medio della qualità. La crisi occupazionale? Come se nel calcio non esistesse. A dare uno scossone, violento, ci sta pensando il vecchietto “capellone”. Il mio amico Francesco (non avrete pensato che lo volessi risparmiare)... Clicca qui per continuare a leggere l’articolo