Serie D/H: Gravina, la promessa di Gargiulo ‘Tornerò più forte’
"Sento la testa pesante, ma il peggio per fortuna è passato. Ora sono a casa, a Gragnano, in famiglia: mi è stato prescritto riposo assoluto, ma non è semplice”. Giuseppe Gargiulo, difensore 20enne del Gravina, si confida con gianlucadirmarzio.com dopo il terribile scontro di gioco che ha tenuto col fiato sospeso quasi tutta l’Italia. Al 25’ di Team Altamura-Gravina, gara valida per la 15a Giornata del Girone H della Serie D, il ventenne napoletano frana al suolo dopo il tremendo scontro aereo con Raffaele Gambuzza. La corsa in ospedale, lo spavento, il sollievo. “Ricordo il rilancio del nostro portiere, io che salto per spizzare la palla e da lì niente più. Mi sono svegliato in ospedale e la prima cosa che ho chiesto ai dottori è stata: quanto stiamo? Martedì posso tornare ad allenarmi? Una volta ripresi i sensi, non riuscivo a muovere gli arti. Colgo l’occasione per ringraziare il dottor Bruno del Gravina: so che mi è stato molto vicino in quelle ore”. Tante le telefonate ricevute da Gargiulo: “Mi hanno chiamato dirigenti di società importanti, anche del settore giovanile della Roma: è stato un piacere sentire la voce del mio ex allenatore, Coppitelli”. Il primo volto riconosciuto è stato quello della fidanzata Angela: “Le ho chiesto di tranquillizzare mia madre, non viene a vedermi giocare perché ha paura possa farmi male”. Poi la foto con Raffaele Gambuzza, capitano dell’Altamura e involontario autore dello scontro di gioco: “È stato il primo a precipitarsi in ospedale dopo gli accertamenti, sono sicuro non l’abbia fatto apposta. Ho visto la paura sul suo volto. Ci sentiamo quasi tutti i giorni”. La voglia di tornare a giocare è tanta: “Dovrò rimanere a riposo per almeno un paio di settimane dopo di che potrò tornare a correre. Tra 30 giorni è in programma un’altra Tac, ma domenica voglio essere allo stadio perché i compagni hanno una sfida importante con il Cerignola. Spero che questa brutta esperienza mi renda più forte e mi aiuti a raggiungere l’obiettivo: giocare tra i professionisti per permettere a mia madre Giuseppina (responsabile call center di un’azienda di surgelati, ndr) di smettere di lavorare. Lo merita".