Ddl Zan e molto di più: anche Taranto si mobilita
L’8 e il 15 Maggio alcune città italiane rispondono alla chiamata di piazza per una mobilitazione nazionale a sostegno del ddl Zan contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo. Anche Taranto si mobilita e, a cavallo della Giornata Internazionale contro l’Omolesbobitransfobia, propone due iniziative in Piazza Maria Immacolata. La bandiera rainbow sventolerà, come da tradizione dal 2015, dalle sedi municipali di Taranto, Ginosa, Grottaglie, Martina Franca e di altri comuni della provincia ionica dalle cui amministrazioni attendiamo conferma. A partire dalle ore 18.00 di Sabato 15 Maggio presso Piazza Maria Immacolata (già Piazza Giordano Bruno) a Taranto, il consueto presidio arcobaleno del prefestivo promosso da Hermes Academy, Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto e Coordinamento Taranto Pride sarà caratterizzato da attività laboratoriali di sensibilizzazione e formazione (anche su ddl Zan), brainstorming, programmazione e costruzione di iniziative da attuare nell’arco della Giornata del 17 Maggio, nella medesima piazza (e anche altrove, in base alle risorse umane). Crediamo nel potere dei corpi e delle testimonianze, pertanto inviatiamo la comunità LGBTQIAP+ alla partecipazione attiva. Determinante la presenza di soggettività trans* e non binary, dato che il gioco al ribasso di chi ostacola l’iter della legge fa leva su identità di genere e transfobia. Tra le proposte per la Giornata del 17: estemporanea di arti visive, quadri di image theatre, flash mob, jam session, etc (da documentare con foto e video e condividere sui canali social). Su ringraziano forze dell’ordine e amministrazione comunale per la sempre grande disponibilità. Conditio sine qua non per la partecipazione è il rispetto delle norme anticovid: mascherina e distanziamento interpersonale. Aderiscono alle manifestazioni nella provincia ionica (elenco in ordine alfabetico e in aggiornamento): Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto; ARCI Taranto; Centro Interculturale Nelson Mandela; CGIL Taranto; Ciurma Libreria per bambinə e ragazzə; Collettivo 080 - Martina Franca (TA); Coordinamento Taranto Pride; Hermes Academy; Non Una di Meno Taranto; Potere al Popolo - Puglia; Raggia Tarantina; Salam; TarantAnz; Una Strada Diversa - Provincia di Taranto. Per info e adesioni, contattare il +39 388 874 6670. #ddlzanemoltopiu MOBILITAZIONE NAZIONALE - 15 MAGGIO IN TUTTA ITALIA Per la legge Zan e molto di più: non un passo indietro. Il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità (conosciuto come DDL Zan) è ancora ostaggio in Parlamento ed è contrastato dalle forze più reazionarie del Paese. Si continua a rimandarne la calendarizzazione in Senato, si inventano tecnicismi assurdi e si raccontano fake news sulla legge. Al centro di questi giochetti politici, come al solito, ci sono le nostre vite e le nostre esistenze, che non trovano però spazio e rappresentazione sui media, sui giornali, nelle discussioni sul DDL Zan. Da mesi ci mobilitiamo in tutte le piazze d’Italia, rispettando tutte le misure anti-covid, per dire che è arrivato il momento di ascoltare la voce delle donne, della comunità LGBTQIA+, del mondo trans-femminista e delle persone con disabilità. Siamo stanchə di subire una narrazione violenta condotta da chi vuole avere la libertà di odiarci, di discriminarci, di picchiarci, di ucciderci e di invisibilizzare i nostri corpi e le nostre vite. Lo diciamo chiaramente: la violenza non è un’opinione. Pretendiamo che questa legge venga immediatamente calendarizzata e approvata in Senato, senza ulteriori modifiche e senza altri passi indietro, come successo già anni fa con la legge sulle unioni civili (legge Cirinnà) e lo stralcio della stepchild adoption e come accaduto questa volta con l’inserimento di un articolo, il salva-idee, misura giuridica ridondante. Sappiamo quindi bene che questo disegno di legge è già un compromesso al ribasso tra partiti e arriva con un ritardo di trent’anni. Al suo interno si propongono aspetti penali e alcuni provvedimenti nell’ambito delle azioni positive. Crediamo sia necessaria l’approvazione così com’è del DDL Zan. Crediamo anche che non sia sufficiente una sola legge per risolvere problemi radicati profondamente nella cultura e nella società del nostro Paese, dovendo intervenire quindi con più efficacia sugli altri fronti, spesso solo accennati all’interno del DDL, e per i quali serve un lavoro quotidiano e un totale ripensamento del presente, per creare finalmente una cultura del rispetto e della valorizzazione delle diversità. Abbiamo un’altra idea di futuro e di società, non abbiamo bisogno di sopravvivere all’interno di un mondo ciseteropatriarcale, razzista, sessista e abilista. Durante la pandemia sono aumentate le richieste di aiuto da parte di persone LGBTQIA+ e donne a causa di soprusi e vessazioni tra le mura domestiche. Conosciamo infatti le radici culturali e sociali di queste violenze strutturali e sistemiche, che non si risolvono solo con una legge. Non possiamo per questo rinunciare a porci numerosi altri obiettivi per generare quel cambiamento sociale necessario alle nostra comunità: pretendiamo infatti educazione sessuale, all’affettività, al consenso e alle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado, che sia in grado di contrastare anche l’abilismo; vogliamo il pieno riconoscimento della responsabilità genitoriale per tuttə; vogliamo la piena parità e dignità anche per ogni identità di genere fuori dal binarismo uomo-donna e per ogni orientamento sessuale e/o affettivo. Vogliamo servizi pubblici capaci di rispondere alle esigenze della nostra comunità, dalla formazione del personale sanitario e medico a quella di giudicə e avvocatə fino al diritto alla salute e alla sanità pubblica realmente per tuttə; dalle politiche sul lavoro fino all’allargamento del welfare state in grado di garantire la nostra dignità e la nostra piena autodeterminazione. Reclamiamo consultori e centri antiviolenza autonomi, autogestiti e transfemministi, per donne e persone LGBTQIA+: andranno per questo monitorati bandi e fondi già messi in campo dalla legge affinché questi siano adeguati alle nostre esigenze e diffusi su tutto il territorio nazionale. Con i nostri corpi, diremo che il sesso non è un destino e che le nostre vite contano, rivendicando la dignità di ogni identità di genere fuori dal binarismo: vogliamo per questo la fine della rettificazione genitale alla nascita per le persone intersex, la piena depatologizzazione dei percorsi di transizione; un ripensamento della legge 164/1982 e la piena applicazione della legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, nonché una legge che vieti a chi pretende di curarci di praticare le cosiddette “terapie di riconversione”. Esiste inoltre il problema della sierofobia che allontana le persone della nostra comunità dall'accesso ai servizi sanitari. La pandemia ha evidenziato la necessità di investire sulla medicina territoriale e sulla sussidiarietà: abbiamo già gli strumenti sanitari per sconfiggere l’HIV/AIDS ma questo non sarà possibile senza finanziare opportunamente i checkpoint community-based, investire su tracciamento, trattamento e conoscenza (la cosiddetta strategia 90/90/90) a livello nazionale ma soprattutto rendere gratuito l’accesso alla PrEP (come avviene anche in altri paesi europei). Inoltre, per le persone migranti e rifugiate, ad oggi è sempre più difficile richiedere asilo per discriminazione verso minoranze sessuali e di genere. Il razzismo incide in maniera forte su questa mancanza di tutele, che noi invece riteniamo fondamentali: non possiamo e non vogliamo mettere da parte chi subisce omo-lesbo-bi-trans-intersex-afobia e attraversa i confini per salvarsi da quella stessa violenza che questa legge si propone di combattere. Vogliamo anche una vera ed effettiva inclusione delle persone con disabilità all'interno della nostra società, che passi da una vera inclusione lavorativa, dalla creazione e il finanziamento di servizi assistenziali che garantiscano una vita indipendente. Vogliamo inoltre il riconoscimento, la tutela e la giusta retribuzione dei caregiver, che non sono né autisti né badanti di chi non è autosufficiente ma sovente parenti, genitori o congiuntə e che sopperiscono alle mancanze dello Stato. Pretendiamo servizi scolastici adeguati, niente più barriere nei luoghi di pubblica fruizione e nelle nostre città. Anche i mass-media devono lasciare spazio alle persone con disabilità, affinché diventino protagoniste del quotidiano e non più ospiti (spesso da compatire o da ammirare) e, con i loro corpi e le loro competenze, possano gettare luce e far chiarezza su un mondo ancora misconosciuto dal grande pubblico. Siamo stanchə di vedere giochi al ribasso sulle nostre vite: il DDL Zan non è che un primo passo e ne esigiamo l'approvazione senza altri compromessi e passi indietro. La nostra presa di parola vale molto di più di chi scende in piazza a difesa del proprio diritto alla violenza che viene spacciata per libertà d’opinione. La nostra presa di parola vale molto di più, perché è di noi che si sta parlando. (CS)