Teatro: All'Orfeo un "Amleto" da standing ovation

CRONACA
Francesco Caroli
08.02.2017 18:49

Un Amleto abbastanza diverso dall’originale quello andato in scena al Teatro Orfeo di Taranto. Diretto e Interpretato da un attore probabilmente più noto al pubblico televisivo che a quello teatrale, il romano Daniele Pecci, il quale ha sicuramente dato prova del grande talento e dell’ottima esperienza accumulata negli anni, condita dalla partecipazione a pellicole importanti, prima fra tutte The Tourist, che lo vedeva dividersi lo schermo con attori del calibro di Johnny Depp e Angelina Jolie.

L’attore, come ha spiegato nella conferenza stampa tenutasi proprio lunedì, ha voluto cimentarsi nel dramma Shakespeariano anche per il forte legame che lo unisce a quest’opera, e che diventa quasi una tappa obbligatoria ad un certo punto della carriera, anche in quanto trattasi di un grande classico che non tramonta mai. Ancora più importanza la si dà per le tematiche sempre attuali affrontate: il rimanere sé stessi in un mondo di apparenze, dove solo Amleto ha il coraggio di non indossare alcuna maschera -  per riprendere un po’ il concetto pirandelliano a cui si era accennato durante la presentazione dello spettacolo – per nascondere il dolore, a differenza di altri personaggi come gli amici d’infanzia Guildenstern e Rosencrantz, troppo pretenziosi d’essere d’aiuto ad Amleto, o Polonio, impegnato a custodire gelosamente la figlia Ofelia ed a destreggiarsi tra gli intrighi nobiliari che si susseguono.

Salta subito all’occhio, in questa revisione del dramma, la diversa ambientazione che si è voluta ricreare: passiamo infatti dall’originaria ambientazione medievale ad una più vicina all’uomo moderno, in chiave anni ’30. La scelta non è certo casuale, anzi, è ben voluta dall’attore e regista, che ha voluto avvicinare la storia al suo pubblico, non solo grazie ai diversi abiti usati dai vari interpreti, ma anche ad un linguaggio più fluido, comprendente anche momenti di ilarità, utili a spezzare i momenti più pesanti con estrema naturalezza, e che son riusciti a strappare non poche risate ad un pubblico che ci è parso quasi “magnetizzato” da ciò che accadeva sul palco.

Ma i complimenti vanno a tutti gli attori, che son stati capaci di rendere una trama cupa molto più leggera, adattandola anche ad un pubblico più giovane al quale il mondo del teatro sta cercando da anni di riavvicinarsi; magistrale l’interpretazione di Maria Chiara de Mitri, che ha meravigliosamente inscenato la giovane Ofelia, sfoggiando anche delle abilità canore che han lasciato tutti stupiti. Bravissima, e non lo scopriamo certo adesso, anche Maddalena Crippa negli abiti di Gertrude, la madre di Amleto, che tra la sofferenza per la pazzia del figlio ed il rimorso per l’oscura trama che si cela dietro la morte del padre di quest’ultimo, cerca di salvare Amleto dal dolore che lo affligge. Ed è proprio il dolore il sentimento che più si avverte nel guardare i vari interpeti sul palco, lo stesso dolore che Amleto da un lato cerca di superare, e dall’altro cerca di sfruttare per smascherare il complotto fraticida che non ha lasciato scampo al padre, in favore del fratello di quest’ultimo, incoronato Re di Danimarca e sposato con l’ormai vedova Gertrude.

Insomma, con un’opera di tale importanza e una compagnia teatrale davvero eccellente, non potevamo aspettarci di meglio, e la standing ovation conclusiva è stata la vera conferma. Raro e bello è lasciare il teatro con un senso di soddisfazione ed euforia, e la voglia di tornarci il prima possibile, questa volta armati di rose da lanciare sul palco, in caso la performance dovesse ripetersi; “fiori al fiore” direbbe Gertrude, e lo diciamo anche noi, in una chiave di lettura sicuramente diversa.

Nella foto Mondo Spettacolo: Daniele Pecci

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