Decreto Dignità, quanto perde il calcio italiano senza pubblicità?
Il calcolo è stato aggiornato e le cifre sono impietose. Le prime a perderci Roma e Lazio, ma anche altre 15 squadre di Serie A. Ammonta a 100 milioni la perdita totale del calcio italiano per le conseguenze del Decreto Dignità. La misura legislativa voluta da Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle e ratificata dal Governo Conte, è diventata effettiva dal 15 luglio scorso. E promette di cambiare il mondo del gioco in ogni suo aspetto, a cominciare da quello della pubblicità.
Tutti gli sponsor o le forme di comunicazione che promuovono la vincita a soldi sono banditi, comprese quelle aziende che hanno investito nelle squadre della Serie A. Tuttosport stimava la perdita a 35 milioni mentre Il Sole 24 Ore rivede al rialzo le stimeparlando di 100 milioni di incassi in meno, calcolando nella forbice non solo i contratti di sponsor con siti di betting ma anche i mancati introiti pubblicitari da parte di stampa e tv. Alle aziende di scommesse sportive è stata ufficialmente vietata la pubblicità e con essa vanno in fumo milioni di milioni, creando un danno enorme anche alle categorie inferiori, che già vivono momenti delicatissimi.
Guardando però alla Serie A, su un totale di 20 club, ben 15 avevano stretto rapporti con agenzie di Betting. Tra queste le due squadre della capitale. La Lazio di Claudio Lotito, ad esempio, ha dovuto rinunciare dopo un solo anno al contratto triennale con lo sponsor Marathon Bet che si era impegnato a versare nelle casse biancocelesti 4.5 milioni l’anno. Stessa sorte per la Roma, che con Betway aveva nel cassetto un contratto triennale da 15 milioni in totale. Tutti soldi andati in fumo con la Serie A che perde una delle fonti fondamentali di sostentamento. Eppure, quello delle scommesse era il settore che investe di più nel calcio con 633 milioni di dollari spesi dal 2008 al 2017 solo nei sei principali campionati di Inghilterra, Italia, Spagna, Germania, Francia e Olanda.
“La colpa del settore è quella di essersi forse troppo 'appoggiati' al Decreto Balduzzi - ha illustrato Francesco Graziano, ChiefMarketing Officer e Country Manager Italia SKS365, in un intervento sul futuro rapporto tra Decreto Dignità e settore del gioco online - Aver basato l’attività promozionale facendo riferimento solo al suddetto decreto è stato un limite. Bisognava andare oltre, ad esempio con una politica meno aggressiva di occupazione spazi ed una autoregolamentazione condivisa che avesse come focus l’intrattenimento”.
La riforma, voluta dal governo per contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo ritenuto patologico, è diventata realtà e la pubblicità è vietata in tutte le sue forme e attraverso qualsiasi mezzo o piattaforma. Resta solo sulla stampa di settore ma viene bandita anche da stampa periodica, quotidiani, tv, pay-tv e web. Con danni a cascata anche in settori quali l’editoria, il giornalismo, la televisione. E un mancato introito a livello economico su tutti questi rami di almeno 500 milioni.