Ambiente svenduto: CGIL e FIOM CGIL Taranto, ‘Riconosciuti diritti lavoratori’
Si è finalmente concluso il processo “ambiente svenduto” a carico dei manager Ilva e protagonisti della politica dinanzi alla Corte di Assise di Taranto. La Fiom Cgil e la Cgil di Taranto, costituite parte civile a tutela dell’interesse collettivo, quindi personalmente come associazioni, ma anche a tutela dei diritti individuali, giacchè hanno rappresentato con gli avvocati Massimiliano Del Vecchio e Simone Sabattini quasi cinquecento lavoratori nel processo, esprimono innanzitutto il più vivo apprezzamento per il lavoro svolto dai magistrati, che hanno condotto con ineguagliabile impegno e solerzia la escussione dei numerosissimi testimoni addotti dalle parti, pervenendo a condanne rigorose degli imputati. Il sindacato confederale della CGIL ha ritenuto di costituirsi parte civile nel processo “Ambiente svenduto” anche per un dovere di rappresentanza rispetto a coloro che sono le prime vittime di un atteggiamento industriale nefasto, come dimostrato dalla sentenza di primo grado del Tribunale di Taranto. Con la consapevolezza e la determinazione di rappresentare le istanze di chi lavora dentro la fabbrica e che ha il sacrosanto diritto di vivere in un ambiente lavorativo salubre e sicuro nel pieno rispetto della Costituzione italiana e della legislazione sul lavoro vigente. La Fiom Cgil e la Cgil, attraverso il lavoro degli avvocati Massimiliano Del Vecchio e Simone Sabbatini, hanno sostenuto, con positivo riscontro delle loro ragioni, in linea con la migliore giurisprudenza, che in tutte le ipotesi in cui si verifica la morte di un lavoratore per colpa del datore di lavoro si realizza un “danno immediato e diretto” sofferto dal sindacato concretizzatosi nella lesione del prestigio e della credibilità dello stesso, derivante dalla vanificazione del perseguimento e della realizzazione dei fini istituzionali propri di tale organismo collettivo, quali la tutela della salute e dell’integrità psico-fisica dei lavoratori e che gli stessi lavoratori, a titolo individuale, patiscono un danno risarcibile anche per il solo timore ingenerato dalla paura di ammalarsi. La Fiom e la Cgil, dunque, continuano a garantire con i loro avvocati i presidi di tutela giudiziaria della salute di lavoratori e cittadini. Ora serve che la politica assuma su di sé la responsabilità di atti consequenziali rispetto a questa storica sentenza – commentano il segretario della CGIL di Taranto, Paolo Peluso e il segretario della FIOM CGIL Taranto, Giuseppe Romano - e che finalmente si possa ridiscutere di ambiente e lavoro eliminando questa immorale scelta. (CS)