La crisi ucraina e la Tregua Olimpica
(Di Fabio Dal Cin) Era il 28 gennaio scorso quando, in occasione dei Giochi invernali e Paraolimpici di Pechino, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Guterres, lanciava questo messaggio: “La nostra famiglia umana si riunisce tra breve a Pechino per i Giochi Olimpici e Paraolimpici. I migliori atleti da tutto il mondo hanno un appuntamento con la storia, in uno spirito di comprensione reciproca, duro lavoro e rispetto delle regole. Questo spirito è fonte di ispirazione per noi tutti. La Tregua Olimpica chiede a tutte le parti di fermare le ostilità durante lo svolgimento dei Giochi. In un contesto di conflitti che si estendono e tensioni che salgono, questo appello rappresenta un’opportunità di superare le differenze e trovare una strada verso una pace durevole. Mentre ci sforziamo di mettere fine alla pandemia del COVID-19, uniamoci in nome di un futuro che sia più sicuro, prospero e sostenibile per tutti. Chiedo a tutti di osservare la Tregua Olimpica durante i Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2022. Attraverso il potere dello sport e dell’ideale olimpico, costruiamo una cultura di pace”.
Quello della tregua olimpica è un concetto antico quanto i Giochi e nella sua forma originale esigeva l’interruzione di tutte le guerre per l’intera durata delle competizioni. Pierre De Coubertin, fondatore delle olimpiadi dell’epoca moderna, ha ripreso questo concetto adattandolo ai nuovi scenari: le Olimpiadi avrebbero dovuto rappresentare un confronto leale e cavalleresco tra i migliori giovani provenienti da tutte le nazioni, giovani che evidentemente non dovevano essere impegnati, al momento delle gare, sul campo di battaglia. In passato la regola è stata disattesa durante le due guerre mondiali, quando furono rinviate tre edizioni delle Olimpiadi estive e due dei Giochi invernali.
Cosa succede oggi? È evidente che la crisi ucraina ha rimesso in discussione i pilastri sui quali si basa la Tregua Olimpica. I presupposti del discorso pronunciato dal Segretario generale il 28 gennaio appaiono lontanissimi. Oggi il CIO, Comitato Olimpico Internazionale, dopo aver ritirato l'Ordine Olimpico, massima onorificenza del movimento a cinque cerchi, al presidente russo Vladimir Putin dopo l'invasione dell'Ucraina, ha "vivamente raccomandato" a tutte le federazioni mondiali di "non invitare atleti russi e bielorussi" nelle competizioni sportive internazionali, e, laddove non fosse possibile per "motivi di tempo o legali", le esorta a "garantire che nessun atleta o funzionario sportivo russo o bielorusso possa prendere parte sotto il nome di Russia o Bielorussia. I cittadini russi o bielorussi, siano essi individuali o di squadra, dovrebbero essere accettati solo come neutrali, senza inni e bandiere".
Mentre gli atleti provenienti da Russia e Bielorussia potrebbero continuare a partecipare a eventi sportivi, a molti atleti ucraini è impedito a causa dell'attacco al loro paese", un "dilemma che non può essere risolto". Questo è quanto riportano le principali agenzie di stampa. Nel frattempo, la crisi si acuisce, e lo sport si mobilita.
Pochi giorni fa la tennista ucraina Elina Svitolina pubblicava sul suo profilo Twitter questa lettera: “Lettera alla mia Patria, al momento sono lontana da te, lontana dai miei cari, lontana dalla mia gente, ma il mio cuore non è mai stato così caldo e pieno della tua anima. È difficile esprimere quanto sei speciale. Per me sei forte, bella e unica. Mi hai dato tutto e apprezzo ogni pezzo di te: la tua cultura, la tua educazione, le tue terre, i tuoi mari, le tue città, la tua gente. La mia gente. Popolo mio, ogni giorno temo per te. Sono devastata, i miei occhi non smettono di piangere, il mio cuore non smette di sanguinare. Ma sono così orgogliosa. Guarda la nostra gente, le nostre madri, i nostri padri, i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri figli, sono così coraggiosi e forti, che combattono per difenderti, sono eroi. Mi impegno a ridistribuire il montepremi dei miei prossimi tornei per sostenere l’esercito e le esigenze umanitarie e aiutarli a difendere te, il nostro Paese. Ucraina, tu ci unisci, sei la nostra identità. Sei il nostro passato e il nostro futuro. Noi siamo l’Ucraina. Possa il mondo vederlo e aiutarci a unire le forze per proteggerti. Sei in tutti i miei pensieri e preghiere. Sei sempre con me. Io sono l’Ucraina. Siamo l’Ucraina “
Nel tentativo di smuovere qualcosa e in segno di protesta, Svitolina, in tabellone a Monterrey, ha annunciato che non scenderà contro la russa Potatova. Nelle ultime ore l'International Tennis Federation (ITF) ha rinviato fino a data da destinarsi tutti i tornei del circuito ITF originariamente previsti in calendario in Russia.
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