Amarcord: Walter Lippolis tra passato e presente
Umiltà e tante imprese compiute da allenatore per Walter Lippolis, che è sicuramente, uno tra i più preparati allenatori del territorio. Tecnico che sa lavorare in maniera ottimale con i giovani calciatori, come del resto dimostrano i risultati ottenuti. Anche da calciatore Lippolis, si è levato parecchie soddisfazioni, realizzando parecchi gol, alcuni dei quali di peso, come racconta, a Blunote. Si parte dalla carriera: "Ho militato nel Castellaneta (Eccellenza), nel Manduria (Eccellenza), nel Conversano (Eccellenza), nel Massafra (Eccellenza), nell'Altamura (Promozione) e nel Palagianello (Prima Categoria). Ho iniziato la mia carriera nella seconda squadra di Castellaneta. Ad un certo punto ho avuto la possibilità di andare a Grottaglie ma il presidente castellanetano Rizzi volle trattenermi".
I GOL: "Fortunatamente qualche gol l'ho fatto: ricordo con piacere quello realizzato con il Locorotondo. Era il mio esordio: perdevamo 1-0 e la mia marcatura valse l'1-1. In quell'occasione indossavo la casacca del Castellaneta. Non scorderò mai il mio gol, quando giocavo nel Manduria, ai danni del Grottaglie. Segnai in rovesciata e misi ko i biancoazzurri: erano anni che non si vinceva quel derby sempre molto sentito. Infine, vorrei citare quello realizzato con la maglietta del Massafra al Conversano: fu un gol pensate che valse la salvezza per via della classifica avulsa, proprio ai danni dei baresi".
MOMENTI: "Il momento del passaggio dal Castellaneta al Manduria fu importante per la mia carriera: in biancorosso avevo poco spazio e realizzai soltanto sei gol. Dopo, con la casacca manduriana ne realizzai altri dodici chiudendo al meglio quell'annata. Non scorderò mai la grande vittoria ottenuta con il Palagianello: mi contattarono a dicembre e accettai, pur dovendo scendere di categoria: vincemmo tutto coppa Italia, Supercoppa, con una formazione di categoria superiore, il Mesagne e campionato. Realizzai 26 marcature più sei in coppa (32 gol complessivi). Ho vinto una Terza Categoria, una Seconda Categoria, una Promozione e ho sfiorato due-tre volte la vittoria del campionato d'Eccellenza".
L'ULTIMA GARA: "Questo è il momento più brutto della carriera: ricordo che avevo smesso di giocare e stavo allenando la Juniores. Dei dirigenti mi convinsero a riprendere gli scarpini: mi convinsero. Alla prima gara segnai, ma alla seconda, a Castellana, mi ruppi il crociato. Li capii che quella era la ultima partita ufficiale. Fortunatamente nel calcio avevo altro da fare: allenare...".
LA CARRIERA DA ALLENATORE: "La mia avventura da allenatore, l'ho iniziata con il Castellaneta (consumandola per ora tutta li) conquistando due terzi posti con l'under 18. Il terzo anno arrivai in prima squadra con la società che sposò la politica dei castellanetani: mi chiesero di salvare la squadra in Prima Categoria. L'obiettivo per il secondo anno (il quarto complessivo), invece, era quello di conquistare un centro-classifica ma, addirittura finimmo nei play off. La storia prosegue con la mia quinta annata sulla panchina biancorossa: in quella circostanza la proprietà mi chiese di disputare un torneo tranquillo ma a dicembre eravamo, addirittura, terzi. Finimmo la stagione da quarti: disputammo i play off in cui vincemmo la gara d'andata per 3-0, perdendo clamorosamente, negli ultimi minuti, la gara di ritorno con lo stesso risultato. Passando il turno saremmo stati promossi in Promozione. La delusione fu tanta. Ripartimmo con coraggio e passione puntando, nella stagione successiva ai play off: le dirette concorrenti erano l'Ostuni e il Noci. Ce la giocammo alla grande arrivammo secondi a due punti, appunto, dall'Ostuni. Nei play off affrontammo il Capurso con il quale vincemmo 2-1 li e 1-0 in casa. Di contro perdemmo la difesa e andammo rimaneggiati e con due diffidati: strappamo uno 0-0 molto importante ma proprio Giannuzzi e Pietrocito (i diffidati) andarano in squalifica. Per il ritorno la situazione era delicatissima visto che dovevo fare a meno di cinque titolari: compiemmo l'impresa vincendo per 3-2. Ricordo che Cecere iniziò dalla panchina. Salimmo dunque in Promozione e non volevamo modificare più di tanto l'organico. Puntavo ad innestare tre-quattro atleti. L'obiettivo nel nuovo campionato era la salvezza ma disputammo una stagione impressionante arrivando in finale di coppa Italia e conquistando il terzo posto in campionato a due lunghezze di ritardo dall'Ascoli Satriano e a 13 punti dal Casamassima, che ammazzò il girone. Non sazi compiemmo l'impresa in coppa, pareggiando, in semifinale, 1-1 proprio a Casamassima e chiudendo la pratica nel nostro stadio con un gol di Cecere che ci valse la finale con un Casarano che faceva paura a tutti. I rossoblù leccesi davano quattro-cinque gol di scarto a tutti. Con due squalificati e degli infortunati perdemmo soltanto 1-0 avendo due nitide palle-gol nel finale: meritavamo il pareggio. Quella finale ci valse il ripescaggio in Eccellenza: la Lega ci premiò per meriti sportivi non perchè eravamo simpatici - ci tengo a sottolinearlo afferma Walter Lippolis. Giunti in questo campionato si verificarono alcune problematiche vista l'importanza della categoria per il paese. Nella prima stagione strappammo una storica salvezza nei play out con il Francavilla Fontana che annoverava gente come Gennari, Taurino e Laghezza. L'anno dopo (2014/15) la società mi chiese un nuovo miracolo con calciatori presi dalla Prima Categoria: il gruppo si amalgamò alla grande e compiemmo una nuova impresa, nei play out, con l'Ostuni di De Tommaso, D'arcante e ancora Taurino. La stagione appena terminata è storia recente: chiesi un ds che potesse darmi una mano. Non potevo fare, ancora, allenatore e direttore. Purtroppo qualcosa non funzionò. Per tre anni, Castellaneta ha ospitato grandi piazze che, come l'Andria e la Virtus Francavilla, adesso giocano in Lega Pro. E' stata una bella avventura: metterei la firma per rifare questo percorso. Per me è un hobby e sono felicissimo di questo cammino. Colgo l'occasione per ringraziare tutti i calciatori che hanno indossato la maglia del Castellaneta facendo grandi sacrifici. Non rimpiango nessuno: sono felice di aver avuto al mio fianco ogni singolo collaboratore e dirigente. Li ho voluti, non li ho obbligati...".