Fim Cisl: ‘Terzo caso in ex Ilva sarebbe preoccupante’
Lo dice all’AGI il segretario Fim Cisl Taranto, Biagio Prisciano
“Se confermato dal tampone, questo del reparto convertitori dell’acciaieria 2 sarebbe il terzo caso positivo di Coronavirus nel siderurgico ArcelorMittal di Taranto e riguarderebbe un reparto diverso della fabbrica da quello dei primi due. Questo sì che sarebbe preoccupante”. Lo dice all’AGI il segretario Fim Cisl Taranto, Biagio Prisciano, a proposito del sospetto secondo caso relativo ad un lavoratore di Massafra (Taranto), dipendente ArcelorMittal, che rientrato a casa sabato sera tardi dopo il secondo turno ha accusato febbre ed ora è all’ospedale Moscati di Taranto. “Malauguratamente fosse confermato – aggiunge Prisciano – avremmo un caso in acciaieria 2 in aggiunta ai due già verificatisi al reparto Produzione gas tecnici, uno dei quali – in quest’ultimo reparto – relativo ad un lavoratore già guarito è tornato a casa. Aspettiamo ora l’esito del tampone sia sul dipendente di Massafra che sugli altri suoi colleghi di lavoro con lui in squadra”. “È evidente che questa situazione di ArcelorMittal, sia per la vastità della fabbrica, che per l’elevato numero di unità impiegate, ha bisogno, secondo noi, di misure rafforzative dei protocolli Covid – aggiunge Prisciano – pensiamo, per esempio, ai test sierologici che, anche se effettuati a campione, ti permettono di rendere più efficaci i controlli”. Prisciano annuncia che entro questa settimana, secondo quanto riferito da ArcelorMittal nell’ultimo incontro con i sindacati, dovrebbero arrivare le termocamere in stabilimento. “In questo modo – afferma il segretario Fim Cisl – avremmo strumenti più attendibili per la misurazione della temperatura corporea che oggi viene rilevata agli ingressi con i termoscanner”. Proprio per ridurre le possibilità di contagio, nei giorni scorsi ArcelorMittal e sindacati metalmeccanici si sono scontrati sulle modalità di assetto del siderurgico. I sindacati hanno ripetutamente chiesto impianti al minimo tecnico e con la massima riduzione possibile. ArcelorMittal, dopo aver fermato alcuni impianti, tra cui acciaieria 1 e altoforno 2 , non ha inteso andare oltre dichiarando che l’attuale assetto di marcia è quello minimo. Circa l’impiego di forza lavoro, attualmente si é sulle 3100-3200 unità dirette al giorno, divise sui tre turni, mentre per le imprese esterne si è su circa 1200 unità. Numeri più bassi di quelli autorizzati dal prefetto di Taranto dal 26 marzo al 3 aprile scorsi, ovvero 3500 diretti e 2000 dell’indotto. In quest’ultimo comparto, il caso di forza lavoro è stato più evidente rispetto al personale dipendente diretto di ArcelorMittal, perché l’azienda nel frattempo ha fermato tutti i cantieri relativi ai lavori di messa a norma ambientale perché non strettamente legati al ciclo produttivo. Lo stop dei cantieri Aia (Autorizzazione integrata ambientale) ha determinato che in fabbrica entrassero circa 900 persone in meno ogni giorno. (AGI)