Coronavirus: Calcio, ecco il protocollo Figc per tornare ad allenarsi
Il documento ha per titolo "Indicazioni per la ripresa degli allenamenti delle squadre di calcio professionistiche e degli arbitri": 32 pagine di norme di condotta generale, più altre 15 di "protocollo" da adottare nel periodo di allenamento. A firmare la relazione sono i dodici membri della Commissione medico scientifica della Figc, affiancati da quattro super esperti, fra cui Walter Ricciardi dell'Oms e Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma.
Il rischio zero non esiste Scopo del documento è "fornire le massime garanzie oggi possibili per tutelare la salute dei calciatori, degli arbitri e tutti gli addetti ai lavori in caso di ripresa degli allenamenti", come si legge nell'intestazione, "per ridurre al minimo il rischio di contagio", pur nella consapevolezza che "in mancanza di una prevenzione realmente efficace (vaccino), il rischio zero di contagio non esiste". I medici precisano subito che non spetta a loro autorizzare la ripresa degli allenamenti, ma "alle competenti autorità di governo".
Sanificazione e mascherine Per quanto riguarda il "giorno di ripresa degli allenamenti", dopo lo stop di marzo, i medici indicano la necessità che a decidere sia "un decreto governativo". Quanto invece ai campi, alle palestre, alle foresterie o agli alberghi dove alloggeranno le squadre i medici raccomandano "la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali" nonché "la ventilazione dei locali". Inoltre, i club dovranno fornire al personale sanitario "addetto alla valutazione preliminare e alla sorveglianza clinica del gruppo squadra" (in pratica: i medici e infermieri addetti ai test Covid19) mascherine di vario tipo, guanti e occhiali protettivi.
Questionari, temperatura e tamponi Fra le 96 e le 72 ore prima del ritorno al campo d'allenamento, tutto il gruppo squadra (giocatori, allenatore e assistenti) dovrà rispondere a un articolato questionario sugli spostamenti recenti, su eventuali contatti con persone positive al coronavirus e sulla presenza o meno di sintomi riconducibili al contagio. Seguiranno una visita medica, il rilievo della temperatura corporea, un tampone "rapido" del tipo Rt-Pcr (da ripetere dopo 24 ore) e un'indagine sierologica, alla ricerca di anticorpi nel sangue.
Gli esami ai calciatori guariti dal virus Al tampone non dovranno sottoporsi quei giocatori che già hanno contratto il coronavirus e sono poi guariti. Per la scienza è guarito chi, valutato al termine di 14 giorni di quarantena successivi al primo tampone positivo, "risolve i sintomi dell'infezione e risulta negativo in due test consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall'altro". Per i guariti, particolare attenzione sarà data agli esami cardiaci: circa un quarto di chi ha contratto la malattia in forma grave ha anche riportato danni al cuore.
Tamponi e test sierologici: implicazioni etiche e pratiche Il documento precisa come i calciatori e il personale a contatto con la squadra dovranno sottoporsi ai test sierologici, capaci di rilevare la presenza di anticorpi, "presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle regioni secondo le modalita? concordate con il laboratorio di riferimento dell'Istituto Superiore di Sanita?". Il dibattito sul fatto che il numero di test eseguibili oggi sia ridotto, in relazione alla popolazione generale, è aperto. Lo stesso vale per i tamponi. È giusto, o quantomeno accettabile, che in una situazione di penuria di esami disponibili gli sportivi possano avere un canale preferenziale? Dovrà rispondere la politica, non i medici.
Il ritiro permanente Per tutto il periodo degli allenamenti pre-campionato, sarà necessario ricreare le condizioni del "gruppo chiuso". In pratica dopo avere testato la squadra e gli assistenti di ogni genere, e avere allontanato eventuali positivi, bisognerà fare in modo di azzerare i contatti con l'esterno. Anche in isolamento, quotidianamente sarà provata a tutti la temperatura (la febbre caratterizza l'85 percento dei malati covid 19) e bisognerà evitare assembramenti anche nei luoghi inevitabilmente frequentati da più persone (spogliatoi, sale massaggi, sale delle riunioni tecniche, sale da pranzo, camere e mezzi di trasporto per i trasferimenti)
Gruppo squadra e personale extra Il protocollo distingue fra "gruppo squadra", composto da giocatori e staff tecnico da valutare 96/72 ore prima del ritorno agli allenamenti, e "personale extra", come i magazzinieri e gli addetti alla manutenzione dei campi, che non dovrà sottoporsi a visite mediche e test. Per il "gruppo squadra" è previsto che i test sierologici siano ripetuti dopo due settimane di attività in campo e in palestra. Ogni società dovrà in ogni caso garantire che "nessuna persona esterna al gruppo squadra acceda al luogo di allenamento". E chi dovesse per forza accedervi, dovrà farlo "tramite una zona filtro, con misurazione della temperatura corporea, indossando mascherine e guanti, mantenendo il distanziamento sociale e per un tempo limitato".
La prima settimana di allenamento: piccoli gruppi e due metri di distanza Nella prima settimana di allenamento, ogni giorno il gruppo squadra sarà sottoposto a test sierologici e molecolari, in cerca di anticorpi al coronavirus. L'allenamento "limitato alle sedute di preparazione atletica e tecnica individuale" sarà svolto in piccoli gruppi, preferibilmente all'aperto, e sempre in modo che ciascun giocatore sia distante almeno due metri dal compagno più vicino. La stessa distanza minima andrà rispettata in palestra, dove è raccomandato l'uso di guanti, in spogliatoio e in sala massaggi, dove i massaggiatori dovranno indossare "mascherine, guanti, occhiali" e i calciatori "la mascherina chirurgica". Le riunioni tecniche saranno svolte se possibile in videoconferenza, "grazie a piattaforme telematiche".
Partitelle e gli allenatori con mascherina Col procedere delle settimane, aumenteranno le dimensioni dei gruppi di allenamento in un'ottica di "graduale ritorno alla normalità". Saranno quindi introdotti "esercizi di gruppo fino alle simulazioni delle fasi di gioco (partitella e schemi) con rispetto, quando non indispensabile, delle distanze interpersonali". Lo staff tecnico dovrà indossare mascherine. Restano invece rigide, col passare delle settimane, le norme di igiene generale. In spogliatoio "va scaglionato l'ingresso per consentire distanze corrette". Il particolare, "l'ambiente delle docce, ricco di vapore acqueo potrebbe favorire la diffusione del virus". Pertanto, "è preferibile che le docce siano fatte nelle singole camere (foresteria/albergo)".
Pulizia e sanificazione degli ambienti Il documento precisa che ciascuna società dovrà garantire "la pulizia e la sanificazione giornaliera degli spogliatoi, palestre e relativi macchinari, e la sanificazione periodica e pulizia giornaliera delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, dei locali mensa, delle tastiere dei distributori di bevande/snack". La sanificazione è indicata anche per pullman e mini-van. E durante i trasferimenti, giocatori e staff tecnico dovranno indossare mascherine e guanti.
Ristoranti self-service e hotel "in esclusiva" Per quanto riguarda i pasti, da consumarsi a distanza di due metri l'uno dall'altro e nel minor tempo possibile, "dovranno essere serviti self-service, evitando contatti con il personale del ristorante, che dovrà indossare mascherina e guanti. Il lavaggio delle mani è obbligatorio prima dell'arrivo in sala, nella quale dovranno essere disponibili soluzioni idroalcoliche disinfettanti". Le società che nei centri di allenamento non dispongono di una foresteria dovranno "provvedere ad identificare un albergo di riferimento utilizzato in esclusiva. Naturalmente, è necessario utilizzare stanze singole. Soprattutto nella prima settimana non dovrà essere consentita attività ricreativa in bar, sale giochi, etc."
Il personale "extra squadra" La relazione dei medici precisa come "negli spogliatoi, gli addetti ai materiali sportivi dovranno sempre indossare guanti e mascherine e tenere accuratamente distinti, in locali separati, i materiali puliti da quelli sporchi". Per loro, come per chiunque lavori nei centri di allenamento e nelle foresterie, vale l'obbligo di "un'accurata igiene delle mani" e di "indossare mascherine e guanti" anche nei momenti di riposo. In caso abbiano sintomi influenzali, i lavoratori dovranno "rimanere al proprio domicilio e informare il proprio medico di famiglia" oltre al medico sociale del club. Spetta alle società informare i lavoratori sulle condotte da tenere. Speciali precauzioni si applicano anche ai fornitori esterni, per cui dovranno fra l'altro essere allestiti "servizi igienici dedicati, diversi da quelli del personale che opera nel luogo d'allenamento".
La gestione degli eventuali casi di positività al coronavirus Nel caso un giocatore o qualcuno nello staff tecnico "manifestasse improvvisamente sintomi correlabili o sospetti per una infezione" da coronavirus, dovrà essere "isolato in una stanza ben aerata che dovrà rimanere chiusa, senza che nessuno possa accedervi ad eccezione delle squadre di emergenza e degli addetti al soccorso aziendale", fino all'intervento del pronto soccorso. In questo caso, "nei confronti dei suoi contatti stretti (verosimilmente, tutto il gruppo squadra) si procederà a isolamento fiduciario con sorveglianza attiva" e alla sospensione temporanea degli allenamenti in gruppo "fino alla ripetizione dei test molecolari rapidi (2 test a 24 di distanza) e sierologici e verificare la loro negatività. I test sierologici saranno ripetuti entro 5-7 giorni". I medici nella loro relazione indicano anche la possibilità di "utilizzar le app disponibili per tracciare e seguire clinicamente giocatori e membri dello staff tecnico nel rispetto della privacy".