ESCLUSIVA: Gast 'La mia musica è metafisica. Il TruceKlan? Ha ribaltato la scena italiana'
A due anni dall’uscita del suo Underground Legend Mixtape abbiamo il piacere di intervistare, in esclusiva per Blunote, il rapper Gast, appartenente al TruceKlan, uno dei più importanti collettivi rap italiani nati agli inizi del 2000 che vede la partecipazione di artisti quali Noyz Narcos, Chicoria, e lo stesso Gast. In questa lunga intervista il rapper – che preferisce essere definito cantautore – racconta del suo percorso artistico e professionale da due anni a questa parte, tra i suoi nuovi progetti musicali, la collaborazione con una seed bank italiana e l'influenza del TruceKlan nel panorama musicale italiano.
Ciao Gast, presentarti è ormai superfluo, dunque quello che ti chiedo è: raccontaci cosa hai fatto da un paio d’anni a questa parte, tra Amsterdam, Roma, la tua musica e la tua vita!
Negli ultimi due anni ho fatto un disco con LC Beatz che però non è uscito e non so se uscirà mai. Vari pezzi col Cuns ed un disco con Depha beat che sta per uscire, ma non parliamo di date. Tantissimi pezzi con Aliendee che già suoniamo live, alcuni infatti sono usciti come singoli, altri fanno parte di un progetto insieme, su beat box. Principalmente ho fatto tanta musica. A parte il rap, ad Amsterdam ho lavorato con alcuni amici al progetto Over the Pot, una weed series, e con Microgenetica, la nuova compagnia di semi di Dj Gengis e socio. Ad Amsterdam poi ho molti vecchi amici, la maggior parte sono italiani. È la mia seconda casa.
Su Microgenetica ci torneremo più avanti nell'intervista. Qualche settimana fa è uscito Post Mortem, prodotto da Depha, un singolo che ci ha colpito parecchio. Parlaci un po' di questo tuo ultimo lavoro.
Post Mortem è uno di quei singoli che ti dicevo prima, fa parte del lavoro degli ultimi due anni. In realtà è un testo abbastanza recente, scritto direttamente in studio mentre Eddy faceva il beat. Post Mortem è la speranza di esserci anche quando non ci sarò più. Un'artista che colpisce rimane per sempre.
Adesso parliamo un po' di scena italiana: da qualche anno in Italia il rap è praticamente stato soppiantato dalla trap, alcune volte creando negli ascoltatori vere e proprie faide di genere. Come ti poni rispetto all’argomento?
Bella domanda! Tanti anni fa facevo i graffiti, andavo in skate, e non mi sentivo affatto appartenere alla cultura Hip Hop, finché un giorno non mi sono reso conto di esserci dentro in pieno. Oggi mi definisco in base alla mia musica, mi sento più musicista, mi piacerebbe dire un cantautore. Questo sta a significare che non sono molto legato ai generi musicali, e che qualcosa può farmi anche schifo idealmente, ma magari è fatta bene e l'ascolto volentieri. Premetto questo per dire che la trap non è nulla di nuovo alle mie orecchie, anzi riprende molto il genere South, che nell'ambiente rap purista italiano è sempre stato disprezzato. Eppure alcuni artisti mi piacciono da morire. Non m'interessa come parli o se ti vesti come la mia ragazza, se fai un pezzo figo mi piace e lo ascolto. Non seguo troppo la scena italiana, ma a Roma e Napoli ci sono artisti trap che mi piacciono parecchio.
Facciamo adesso un focus su Roma, la tua città: Ci sono artisti, magari nuove leve, che apprezzi particolarmente?
Riguardo la Capitale, mi capita spesso di vedere video in anteprima al 3Tone Studio da Depha o di ascoltare tracce di nuovi rapper: c’è Numi che sta facendo belle cose, infatti è in uscita un featuring interessante proprio con lui nel mio nuovo cd. Mi piace molto anche il suono grezzo di Roma Guasta, tant’è che non ho perso tempo e ho arrangiato un feat anche con loro uscito qualche giorno fa (Get it Out, n.d.r.)
Quanto il TruceKlan ha influenzato il rap italiano e più in generale la cultura Hip Hop dalla sua fondazione ad oggi attraverso la musica?
Quando il TruceKlan era agli inizi io non rappavo, ho iniziato molto più avanti: mi piaceva da morire scrivere testi e ho preso molto da quella scuola, crescendoci insieme. Ti posso dire che il TruceKlan coinvolgeva ragazzi appartenenti a più generi, dal punk al teknarolo, eravamo trasversali. La verità è che abbiamo imposto canoni estetici che ancora oggi sono in voga. Il rap italiano poi, all’epoca, era un po' una lobby, per cantare dovevi chiedere il permesso. Noi eravamo semplicemente un gruppo di amici, tutti con attitudini diverse, ma ci piaceva molto la musica: c’era chi produceva beat, chi scriveva testi, chi faceva i video. Autoprodursi è venuto da sè.
Cos’è Microgenetica, da cosa nasce e per cosa è stata fondata? Qual è il tuo ruolo al suo interno?
Microgenetica è una seed bank, nasce ad Amstedam ma è italiana, essendo i soci italiani. Essendo io sempre stato legato alla cannabis ed avendo partecipato a cannabis cup ed eventi in Italia ed Europa, ho collaborato alla creazione di una varietà con Microgenetica, la "Big Papaya", che spero abbiate già fumato tutti. Ha un sapore dolce, un po' limoncina, davvero buona, e spero sia la prima di una lunga serie perché mi piace molto lavorare in questo campo. Microgenetica ha cominciato con poche varietà, ma tutte davvero buone, perché punta sulla qualità del prodotto.
Ci sarà la possibilità per giovani italiani di entrare nel mondo della cannabis grazie a Microgenetica, contando le pochissime possibilità in tal senso in Italia?
Certo che sì! Siamo praticamente tutti quanti italiani, chi vive ad Amsterdam, chi a Roma, chi a Milano. Microgenetica si sta inoltre espandendo, ha preso contatti con altri giovani artisti legati all'immaginario della cannabis, uno dei quali è Sferaebbasta. L'industria dell'"erba" è in via di sviluppo in tutto il mondo e in cerca di giovani talenti con la passione per la botanica. Paesi dove prima farsi una canna era considerato alla stregua del consumo di cocaina ora sono tra i principali esportatori e innovatori in questo campo. In Italia ci sono aziende come Canaparoma che si occupano di cannabis e già sono iniziati rapporti di collaborazione con la nostra seed bank.
Cosa ne pensi della "cannabis light" che sta prendendo piede in Italia, come quella di Easyjoint, e delle critiche piovute da diversi ambienti legati alla cannabis?
La verità è che ci sono due scuole pensiero: c'è chi pensa che in questo modo si arrivi rapidamente alla legalizzazione: se tutti coltivassero la cannabis legale sarebbe difficilissimo distinguerla da quella illegale, e per forza di cose si tenderebbe a liberalizzarla. C'è poi, invece, chi crede che sia un modo di mettere il business nelle mani dello Stato: ora vendono questa, domani quella col THC, ed è tutto monopolio di stato. A mio avviso, con la diffusione si può arrivare più rapidamente alla legalizzazione, dunque sono tendenzialmente favorevole.
Ci sono progetti musicali futuri in programma, qualche anticipazione?
Guarda, oggi stavo sul set di un video, un altro l'abbiamo girato dieci giorni fa e ne deve uscire uno già pronto, quindi stiamo proprio sul pezzo!
Grazie per essere stato con noi, fai un saluto a tutta la Puglia!
Come no! Sono appena stato in Puglia per delle date. La porto nel cuore, un bacio grandissimo!