La Gravina Grande di Castellaneta: tra echi di briganti e suoni della natura
(Di Fabio Dal Cin) Week end di sole, temperatura primaverile intorno ai 20°, i profumi sprigionati nell’aria dalla macchia mediterranea: sono ingredienti ideali per viaggiare alla scoperta delle bellezze del nostro territorio.
Siamo a Castellaneta, comune della provincia di Taranto e terra delle gravine e delle lame (naturale prosieguo delle gravine con pareti meno ripide).
Un gioiello il cui antico abitato è aggrappato al ciglio di una gravina profonda circa 150 metri e larga circa 300 metri. È una delle più grandiose valli pugliesi d’erosione, formata cioè dallo scorrere delle acque torrentizie provenienti dalle Murge. Il suo paesaggio ha un’impronta dantesca, per il serpeggiare dei sentieri mozzafiato sul baratro e per l’improvviso aprirsi della spaccatura della terra. Questa sua caratteristica conferma come la “gravina” sia stata, nel passato, una difesa naturale necessaria alla popolazione locale per difendersi.
Le gravine sono una tipica morfologia carsica della Murgia, uno scenario unico, una finestra sulla storia naturale e antropologica della nostra terra, gole profonde anche più di 100 metri, molto simili ai Canyon, scavate dalle acque meteoriche nella roccia calcarea, con corsi d'acqua che migliaia di anni fa scorrevano fino al mare. Il fiume Lenne e il fiume Lato sono una testimonianza del delicato lavoro svolto dai percorsi d’acqua che da millenni modellano le gravine.
Questa, però, non vuole essere la scontata spiegazione di cosa è una gravina, ma la cronaca di un viaggio compiuto grazie alla passione e alla preparazione di due ragazzi, Federica ed Edo, guide turistiche abilitate dell’associazione “Puglia Canyon experience”. Con punto di partenza Castellaneta, abbiamo partecipato al “𝐕𝐞𝐫𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥 𝐓𝐎𝐔𝐑” nella Gravina Grande, un percorso relativamente breve, ma segnato da passaggi verticali che aggiungono fascino a un paesaggio da cartolina. La durata dell’escursione? Potrebbe durare giorni. Non esiste limite: ogni roccia, ogni elemento che costituisce la flora locale racchiude una storia, un aneddoto da raccontare che Edo e Federica conoscono benissimo. Ciò si traduce in continue soste necessarie per “ascoltare” i suoni trasportati dal vento che, come un serpente, percorre questi aspri canyon. Il viaggio è già questo. Imparare a fermarsi ed ascoltare. Nella frenesia quotidiana che impone ritmi non compatibili con la natura umana, queste sono vere e proprie opportunità da cogliere per conoscersi e conoscere il proprio territorio il che significa amarlo, rispettarlo, preservarlo.
Iniziamo la discesa, salutiamo una roccia millenaria dalle sembianze di un animale (la maggioranza ha votato per un toro!) che sembra darci il benvenuto e il permesso di proseguire. L’area inizialmente è caratterizzata da flora tipica della macchia mediterranea, abituata a climi aridi e terreni rocciosi, verso il fondo del canyon, sono presenti anche alberi di pino d’aleppo, lecci ecc, che, spiega Federica, trovano l’habitat naturale grazie alla maggiore umidità presente nei pressi dei percorsi d’acqua.
Le gravine divennero nei secoli rifugio preferito non solo dei monaci bizantini, ma anche dei briganti, e le caverne naturali che incontriamo durante il percorso sono evidente testimonianza. Poco prima della pausa caffè, stabilità nei pressi di un formidabile punto di osservazione, in lontananza una famiglia di cinghiali guada il torrente prima di sparire tra fitti rami dei rovi. In queste zone è possibile incontrare i rapaci di piccole dimensioni come il lanario, il grillaio e il gheppio, ma anche il nibbio bruno, la poiana, il biancone, il capovaccaio (oggi molto raro) e il gufo comune e il gufo reale.
Meta finale del nostro itinerario è stato il 𝐥𝐚𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧𝐭'𝐔𝐥𝐢𝐣 sul fondo della Gravina, uno specchio d’acqua protetto da alte pareti verticali un tempo luogo ideale per trovare refrigerio. In questo posto, è d’obbligo sostare per un momento di ristoro e per conoscere aneddoti grazie a Edo. A seguire la risalita tramite un percorso alternativo, l’arrivo, i saluti e la patch dell’associazione in omaggio. Escursionismo (principianti o esperti non importa) è amicizia e “fare squadra”, imparare a rispettare l’ambiente in cui viviamo tramite la conoscenza. Appuntamento alla prossima tappa. (Foto Fabio Dal Cin)