Il Taranto che vorrei: nuova stagione, nuova vita?
Taranto riparte da Luigi Volume. È il suo il nome più letto sui giornali a tema rossoblu. E non è un caso. Il Taranto del duo Zelatore-Bongiovanni sembra infatti aver cambiato stile, cercando di ripartire dallo staff tecnico. Un segnale che rende evidente la volontà di riprovarci, nonostante l'opinione sfavorevole della piazza. Un segnale che va analizzato sotto diversi punti, partendo proprio da Luigi Volume e Ciccio Cozza. Il DS nelle sue dichiarazioni trasmette l'entusiasmo di un ragazzo che, dopo tanta gavetta, ha finalmente ottenuto la sua chance. Nonostante sia prematuro un giudizio sulla sua figura, i suoi primi "colpi" sono lodevoli e lasciano ben sperare. Un buon inizio per un nome nuovo del mondo del calcio, tenendo anche conto dei tanti "professionisti", con un nome alle spalle, che invece hanno fallito. Venendo a Cozza, il nuovo mister è stato annunciato con largo anticipo, con un accordo ufficializzato anche prematuramente se si pensa ai regolamenti della Lega Dilettanti. Tutto ciò, in maniera davvero furba, ha spostato l'attenzione dalla presidenza al comparto tecnico. In fin dei conti, di calcio si tratta. In più, un campionato di Serie D è largamente nelle possibilità di Elisabetta Zelatore, che anche in Lega PRO avrebbe ottenuto di più con un'attitudine differente. Qualche nota dolente però c'è. Già dopo la retrocessione si è tornati a parlare di Serie B e di Taranto che sarà capace di entusiasmare in Serie D. Appunto, Serie D. Forse sarebbe il caso di costruire un progetto serio con un pizzico di umilità, tenendo conto che anche grandi corazzate possono fallire se non accompagnate da un pizzico di fortuna. La realtà ci mette di fronte all'ennesimo campionato di Serie D. La scelta più saggia è quindi quella di tacere e far parlare i fatti. Taranto viene descritta come una piazza dove è impossibile programmare, dove la gente vuole tutto e subito, eppure sono stati sempre i presidenti a parlare, prematuramente, di Serie B. E allora diamo inizio ai fatti, alla programmazione. Adesso si pensi ad abbandonare il dilettantismo. Sperando che quest'ultima retrocessione abbia dato i giusti insegnamenti. La presidenza sia protagonista solo al momento di raccogliere i frutti del proprio lavoro. E prenda le giuste misure per poterlo tutelare, evitando uscite che possano nuovamente danneggiare l'ambiente. Dopo il comparto tecnico, il secondo investimento deve riguardare la ricostruzione del brand Taranto. Il Taranto, forse a causa degli investimenti fatti per il ripescaggio, non ha potuto sfruttato a dovere l'opportunità Lega PRO per rilanciare il proprio marchio. Le attività di marketing sono state pressocché inesistenti, mentre lo stemma che rappresenta i colori più belli del mondo è ancora pieno di dilettantismo (basti cercare Dolphin Tribal Tattoo su Google). Tutto questo perché si è ancora legati a un'immagine del calcio ormai morta da anni. Ad esempio, la rinascita Juventus non è certo ricominciata solo dal calcio giocato, ma anche da sostanziosi investimenti capaci di rinnovare il Brand e allontanare gli spettri di Calciopoli. Il Taranto non è la Juventus, direte. E Sassuolo non è Taranto, si potrebbe rispondere. Allora qual è la differenza? I sostanziosi investimenti. Ecco! La chiave è poter investire e farlo nel modo giusto. Qualora non si fosse capaci, allora bisognerebbe ritornare a quanto detto qualche riga più su. Umiltà, appunto.
Di Daniele Semeraro