Manduria: Sulle tracce della civiltà messapica
(Di Fabio Dal Cin) Nei giorni scorsi ho realizzato un piccolo desiderio: visitare il Parco Archeologico di Manduria (Ta). Segni evidenti che la “città messapica” potesse regalare emozioni, contribuire ad approfondire la conoscenza delle nostre origini, della nostra storia, li avevo già colti nel corso della visita al suo Museo Civico (argomento trattato su Blunote lo scorso 21 giugno). Con questa premessa ho preso parte, ambito terza edizione “Echi dalle Mura”, alla visita guidata sotto le stelle che si è svolta lunedì 2 agosto 2021; un percorso unico (riproposto ogni lunedì), un viaggio nel tempo arricchito di nozioni storico – archeologiche sull’origine e la storia della civiltà messapica e approfondimenti naturalistici volti all’interpretazione del contesto ambientale in cui il Parco è collocato. Opportuna la scelta delle ore serali quale momento più idoneo per lasciarsi trasportare dalle emozioni dei racconti di Ileana Tedesco, guida ambientale escursionistica specializzata in trekking & walking, turismo sostenibile, educazione e interpretazione ambientale, e Gregorio Dinoi, guida e accompagnatore turistico abilitato dalla Regione Puglia. Il mio taccuino, nel corso delle quasi tre ore di visita, si è arricchito di storie, aneddoti e tanto altro, aspetti che non tratterò diffusamente in questa sede, lasciando al lettore di oggi, visitatore di domani, la possibilità di scoprirli personalmente recandosi al Parco Archeologico delle Mura Messapiche, Piazza Scegnu a Manduria. Ed è proprio da Piazza Scegnu che inizia il nostro racconto. L’ingresso del Parco presenta subito un elemento d’interesse storico e simbolico: è il monumento dello stemma civico della città di Manduria. All’interno dello scudo è posizionato un albero ed un pozzo che in realtà, scopriremo in seguito, un pozzo non è, ma è un lucernaio, e due consonanti, la “F” e la “M”. Lo scudo viene definito “vivente” perché rappresentato da un albero di mandorlo realmente esistente, che da millenni, ogni volta che esaurisce il suo ciclo di vita, viene ripiantato nella medesima posizione. Le due consonanti “F” e “M” indicano la “Fons Mandurinus”, la fonte di Manduria, un’acqua perenne che scorre dai tempi del mito. A questo punto, la storia s’intreccia con le tradizioni del nostro territorio e Ileana ci spiega il legame esistente tra l’albero del mandorlo, la civiltà messapica e la Puglia. La visita prosegue e, superato il lucernaio, attraverso una scala scavata nella roccia, si scende fino a raggiungere una grotta, un mondo nascosto, unico. Siamo a 9 metri sotto il piano di calpestio, esattamente all’altezza della prima delle 3 falde acquifere presenti nel sottosuolo di Manduria (la città si trova a 76 metri sul livello del mare). Il contesto è roccioso, di origine carsica, è evidente il suono dello scorrere dell’acqua: siamo all’interno del Fonte Pliniano, così chiamato perché citato da Plinio il Vecchio, nel libro II, cap.106 della sua "Naturalis Historia". Plinio parla di un fonte dove il livello dell’acqua della vasca era costante sia se venisse aggiunta sia se venisse tolta. Al suo centro vi è un serbatoio in muratura di forma cilindrica che raccoglie le acque sorgive, trasportate attraverso un piccolo canale da un ambiente roccioso adiacente. In pratica, fino a tutto il 1800, all’epoca del Grand Tour, si riteneva che dietro il fenomeno ci fossero delle divinità, o comunque che la sorgente avesse proprietà terapeutiche, curative o miracolose. Il miracolo di Plinio oggi si spiega scientificamente con la teoria dei vasi comunicanti. Ricordare questo posto con un nome romano, racconta Gregorio, è però un gran torto (Plinio era romano) in quanto i romani furono proprio coloro che distrussero la civiltà preesistente, ovvero quella messapica, allaquale si attribuisce proprio la costruzione del monumento il cui nome dialettale è “Scegnu”, ovvero geniale, come si riteneva essere quest’opera. Mentre Gregorio svela aneddoti sull’origine della civiltà messapica e Ileana spiega le formidabili caratteristiche dell’idrografia sotterranea pugliese, dirigiamo verso i resti delle mura messapiche e la necropoli. L’area non è vasta, solo 16 ettari che però, dal punto di vista monumentale, è tra le più importanti d’Italia. Il silenzio della sera, il rispettoso ed essenziale impianto d’illuminazione ci riportano indietro nel tempo, tra il XV e il X sec a.C., periodo in cui dall’Iliria, l’attuale Albania, giunse in due processi migratori distinti, un nuovo popolo a cui fu dato il nome di Messapi (terra tra due mari), civiltà pacifica che colonizzò tutto il Salento geografico: da Brindisi a Lecce, fino alla parte meridionale di Taranto. Tra fossati e passaggi segreti, sono tre i resti delle cintemurarie giunte sino ai giorni nostri. Una difesa eccezionale, motivata da una necessità pratica: difendersi da un nemico potente (e in ascesa) proveniente da Nord, Taranto! Continuando si arriva alla necropoli, con le sue tombe perfettamente conservate e suddivise in due categorie: maschili e femminili.Sono le 22, la visita sembra volgere al temine, ma Gregorio e Ileana hanno in serbo una sorpresa, un’opera unica nel suo genere: la chiesa di San Pietro mandurino. Vista da lontano, sembra un piccolo rudere, una piccola chiesetta come tante distribuite nell’entroterra pugliese. Mai un’apparenza fu così sbagliata! La chiesa di San Pietro mandurino, chiamata così per il territorio in cui insiste (antico borgo di mandurino), nasconde al suo interno 3 strutture di epoche e stili differenti: 1) La chiesa superiore: datata X-XII sec. d.C., fu fatta restaurare nel 1724 dal vescovo di Oria, Mons. LABANCHI. 2) La chiesetta: di tipo rupestre, è datata all'VIII e IX secolo d.C. ed è completa di cripta. 3) La tomba a camera: S. Pietro Mandurino, nasce probabilmente come tomba a camera di età ellenistica, più tardi convertita in chiesa. Al visitatore, infine, il suggerimento è di conoscere direttamente questa bellissima realtà. Potrà approfondire la storia del carsismo in Puglia, delle proprietà officinali tipiche delle piante della macchia mediterranea, delle gesta di Archidamo, guerriero spartano caduto in battaglia (con un ricco tesoro mai ritrovato...) sotto le mura messapiche, del dio Taotor, divinità adorata prevalentemente presso i Messapi stanziati nel territorio di Roca Vecchia, e, perché no, partecipare alla degustazione di prodotti tipici della città Messapica gentilmente offerti dallo staff del Parco! (Foto Fabio Dal Cin)