Confcommercio: Giangrande, ‘Taranto ha detto sì al cambiamento’
Nelle strade e nelle piazze del Borgo umbertino e dell’Isola di Taranto da qualche giorno il profumo di Mare è più intenso. Scorrono come in un film le belle sequenze di un 2 giugno contrassegnato dalla immagine della MSC Seaside attraccata al molo San Cataldo, attorniata dai colori sgargianti delle vele dei catamarani veloci della tappa italiana del SailGp. I social da ieri riportano in tempo reale le immagini dello specchio acqueo prospicente la città affollato come non mai: dai catamarani, dai velisti, dalle canoe. Turisti a passeggio nel centro storico e al lungomare, gente affacciata alla ringhiera del Lungomare Vittorio Emanuele, l’entusiasmo dei tarantini che ieri hanno visto una città finalmente ritornata a vivere, dopo mesi di arresti domiciliari, è palpabile. L’attesa per l’appuntamento del 5 e del 6 giugno è contagioso, i negozi del Borgo domenica 6 resteranno aperti. I bar e i ristoranti finalmente potranno tornare ad accogliere la clientela dei tempi felici, naturalmente mascherine e distanziamento permettendo. “Stiamo assistendo alla costruzione di una nuova Taranto - commenta Leonardo Giangrande, presidente provinciale di Confcommercio Taranto - e di questo dobbiamo dire grazie all’Amministrazione comunale che sta facendo un buon lavoro e che si sta impegnando per dare concretezza al progetto di una Taranto moderna che vuole risorgere a nuova vita, puntando su uno sviluppo sostenibile, su una diversificazione dei processi di sviluppo economico e sociale. Una Taranto che va in quella stessa direzione che Confcommercio, da oltre un decennio, ha indicato come l’unica alternativa alla mono cultura industriale. “Taranto: cambiare si può“, correva l’anno 2013 quando Confcommercio, tra le poche associazioni datoriali locali, invertiva la rotta di una narrazione monocorde del territorio e della sua economia, focalizzata sulla centralità dell’industria. Già in quegli anni Confcommercio Taranto (con il supporto tecnico dello staff della divisione urbanistica di Confcommercio nazionale, guidata allora dall’arch. Angelo Patrizio) avanzava alcune idee progettuali di valorizzazione di contenitori e aree che dovevano aprire la strada a una città capace di reinventarsi, di puntare su nuovi orizzonti di sviluppo (mare, cultura, produzioni enogastronomiche, paesaggio), insomma di porre le basi per cambiare il suo futuro. Allora a Taranto si parlava in un unico coro e con una sola voce, soprattutto in taluni ambienti economici istituzionali che non avevano orecchi per sentire e che si ostinavano a percorrere strade consumate dalle suole delle scarpe di un’imprenditoria tutt’altro che aperta all’idea di un cambiamento, di una visione diversa di futuro. Gli accadimenti drammatici di questi ultimi anni ci hanno costretti a prendere atto che c’è finalmente una parte importante della città che il cambiamento lo vuole, che dice NO alle politiche industrialiste a tutti i costi, anche a costo della vita. Confcommercio Taranto ora sa che non è più sola e che c’è una comunità che rivendica il cambio di passo e una Amministrazione comunale che si sta impegnando per dare risposte concrete a questo bisogno”. (CS)