Teatro: "Gli Eroi", il dramma che usa il terrorismo per raccontare le fragilità umane
Prima assoluta venerdì 19 gennaio dalla compagnia Voci del mare al Tatà di Taranto
Chi sono gli eroi? Dove sono gli eroi? Sono queste le domande che assillano le teste degli spettatori de «Gli Eroi», lo spettacolo teatrale scritto dalla drammaturga, scrittrice e poetessa Mara Venuto, diretto da Gianni Filannino e rappresentato in prima assoluta venerdì 19 gennaio dalla compagnia Voci del mare al Tatà di Taranto.
Allʼinterno di un seminterrato, un bunker avulso dalla realtà circostante, da cui però è dipendente, sono pronti ad emergere lʼinconsistenza e la pateticità di ideali, legami, verità e violenza. Il tema del terrorismo fa da sfondo allʼesistenza di quattro personaggi prigionieri di se stessi: la mamma (Francesca Passantino) è legata in modo indissolubile al figlio tantʼè che si lascia coinvolgere nel piano escogitato dagli eroi. Nessuno (Piero Buzzacchino) è il figlio, a sua volta soggiogato da una donna priva di scrupoli. «Non ha nessuna luce particolare, nessuna grandezza. […] Legato per le viscere a una zavorra che lo trascina a fondo». Nessuna (Anna Colautti) è una manipolatrice piena di sé, crede di essere infallibile solo perché il mondo che la circonda glielo consente. Alba Marzano (Giulia Gallo) è la studentessa rapita che si ritiene «unʼingenua che credeva che il mondo la aspettasse a braccia spalancate, una sciocca che lʼamore lʼaveva soltanto sognato, accontentandosi dellʼapatia dei coetanei a caccia di videogiochi esistenziali». Presta la sua voce fuori campo la giornalista Gabriella Ressa.
Nel dramma risaltano la fragilità umana, in combutta tra resistenza e resa, lʼimperfezione, lʼincompiutezza, il carattere effimero della vita, il desiderio di metamorfizzarsi ed essere altro, la negazione dellʼio tantʼè che tre quarti dei protagonisti sono senza nome o addirittura “nessuno”, come se volessero annullarsi. Il loro desiderio di libertà è solo unʼillusione che sfugge miseramente, non li appartiene, forse non esiste nemmeno. Pretendono di raggiungere il piacere continuo della grandezza, dellʼeroismo, slegandosi dagli sforzi necessari, dagli obblighi quotidiani, dalle proprie debolezze e dai giudizi degli altri. Tuttavia falliscono perché «la salvezza è un mistero, una predestinazione per pochi», che cela un richiamo religioso. Gli eroi non arriveranno mai – come annunciano i Metallica nel pezzo introduttivo The day that never comes – proprio come il Godot beckettiano. Per certi versi, è unʼattesa vana, quasi esasperata. Seppur piuttosto ardua, la sceneggiatura di Mara Venuto è potente come un tuono, non imbroglia, indaga e invita a meditare su se stessi e sul rapporto con gli altri, senza perdersi in inutili fronzoli. È riflessiva e psicologica, mira a esplorare le possibili dinamiche alla base del terrorismo, le motivazioni che sottende, la violenza generata dai fallimenti e dallʼassenza di senso e la natura di legami che impediscono di salvarsi. Tra i protagonisti, merita una particolare menzione Anna Colautti, che spicca per capacità recitative e interpretative in un ruolo da cattiva, subdola, discendente degli eroi. Nel complesso, risulta un buon lavoro, dannatamente attuale, con molti punti di forza. Lo spettacolo ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Taranto.
Mara Venuto ha scritto «Gli Eroi» allʼindomani della strage del Bataclan, avvenuta nel 2015; annovera nel suo curriculum alcuni prestigiosi riconoscimenti teatrali: nel 2014 il suo monologo «The Monster», portato in scena da Voci del mare con la regia di Vladimir Voccoli, è risultato finalista al prestigioso Mario Fratti Award 2014 di New York e al Festival teatrale Urgenze 2017 promosso dallo storico Teatro Tordinona di Roma; di recente ha vinto il Premio Attore Artemisia per i testi teatrali promosso da Artemisia Teatro e Res Extensa danzateatrodanza di Bari, con un nuovo testo intitolato «Faith», dedicato al dramma delle migrazioni e delle schiave nigeriane della prostituzione.
Foto: Aurelio Castellaneta