EVENTO: Sedici detenuti tarantini a... scuola di rugby
Il rugby è inteso spesso scuola di vita, ma può diventare anche mezzo di rieducazione per chi nella vita ha... sbagliato. Ne è convinta l'Amatori Rugby Taranto, che nella giornata odierna ha intrapreso la prima di cinque lezioni alla casa circondariale di Taranto per insegnare a sedici detenuti (di età comrpesa tra i 22 ed i 40 anni) i valori della pallaovale. Cinque lezioni che avranno il loro culmine in una esibizione che vedrà protagonisti gli stesi detenuti ed alcuni giocatori dell'Amatori, in una classica partita a ranghi misti, da disputare magari, se ci sarà la dipsonibilità da parte dell'ente Comune, allo stadio Iacovone.
L'iniziativa, denominata “Rugby oltre le sbarre”, è nata da un'idea del giovane presidente dello storico sodalizio jonico nato nel 1973, Ivan Zaccaria, il quale, da avvocato penalista, ha deciso di riproporre un progetto che ha avuto successo in altre città del centro nord e che nel meridione è stato attuatosoltanto a Napoli. Trovando massima collaborazione nella direttrice dell'istituo penitenziario di Taranto, la dottoressa Stefania Baldassarri. Per ottenere la copertura assicurativa dei detenuti, l'Amatori li ha tesserati tra le proprie fila.
Il progetto è stato presentato alla stampa questa mattina dai succitati promotori, accompagnati da dirigenti e tecnici rossoblù e dal presidente regionale FIR, alla sala conferenze del Coni Point di Taranto, gran dcerimoniere l'esperto dirigente Antonio Minelli, figura storica della pallaovale jonica.
“Personalmente ho conosciuto le esprienze di alcuni istituti di pena – ha ricordato Zaccaria – apprezzando i risultati conseguiti in città come Torino, Roma, Napoli. Cercheremo di infondere i valori del rugby a questi detenuti, portando l'esempio del “terzo tempo” proprio del nostro sport, dove gli avversari restano tali e non diventano nemici ed alla fine si festeggia tutti insieme. Rinrazio la direttrice dell'istituto tarantino per averci dato questa importante possibilità”.
Nelle prole di Grazio Menga, presidente regionale della Federugby, la speranza di ripetere esperienze importanti “quali quelle in Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, dove esistono squadre di detenuti che giocano regolarmente in campionati federali, naturalmente sempre in casa. In Puglia partiamo in punta di piedi, nella speranza che l'esperienza venga ripetuta a Bari e che presto si possa effettuare un confronto tra le due realtà”.
Menga ha anche avuto parole di elogio per Franco Villani, altra storica figura del rugby tarantino, il quale dirigerà in prima persona le lezioni, oggi teorica, le prossime quattro, sempre al martedì, pratiche, compresa la gara-evento finale.
“L'amministrazione penitenziatria – ha affermato la Baldassarri, accompagnata nell'occasione dall'educatrice Mariella Ruggiero - cerca di coinvolgere chiunque presenti un progetto di reintegro, nel rispetto dei regolamenti. Nell'individuare i sedici fruitori del progetto tra i 600 detenuti, ho avuto prezioso supporto nella dottoressa Ruggieri. Sono scelti tra coloro che sono allocati nel padiglione di sorveglianza dinamica e che quindi godono già del regime delle “celle aperte”. I detenuti non hanno residui di pena superiori a 5 anni, non sono in regime di detenzione psichiatrica, non seguono terapia metadonica, né sono tossicodipendenti e hanno ottenuto la certificazione medica a pratica sport non agonistico".
La direttrice ha lamentato l'assenza di uno spazio adeguato (presto nel carcere sarà costruito un nuiovo padiglione per 200 nuovi posti) e ha sottolineato che le sedute pratiche si terranno in uno dei novi cortili di passeggio. L'augurio è che il rugby resti lo sport che tutti conoscono: “Spero che il clima sia bemn diverso da quello del calcio, di cui questa struttura ha avuto esperienze negative: le partite, alcune volte, sono diventate la scusa per regolare certi conti...”
Pericolo che non dovrebbe essere corso, perché il rugby rientra tra le discipline più impregnate di fair play e perché l'istituto di detenzione tarantino ha superato a pieni voti già l'esperienza del tennistavolo, come ha ricordato il delegato provinciale Coni, Giuseppe Graniglia: “Il Circolo Tennis ha ospitato la manifestazione finale ed è stato entusiasmante vedere ltre 200 persone, tra detenuti, loro familiari ed amici, avvocati, agenti di custodia, condividere un momento aggregativo e sociale. Lo sport è un grande strumento di educazione e tali inizairive lo dimostrano, ben venga anche il rugby all'interno della struttura carceraria tarantina”.
Nella foto, un momento della conferenza stampa di presentazione