Taranto, il 25 aprile dei resistenti di oggi
La CGIL presenta la condizione del lavoro: ‘Un bollettino di guerra’
Vivere con poco più di 7 euro l’ora e una paga mensile che non arriva neanche a 600 euro. In Cassa Integrazione da oltre 5 anni, con moglie e figli a carico e nessuno capace di cambiare la tua condizione, mentre nei TG si sente parlare di piogge di milioni del Just Transition Fund che cambieranno la storia economica di città come la tua.
Tremare a ogni cambio d’appalto perché quel lavoro da 500 euro al mese per quanto brutto e difficile è l’unico che ti consente di pagare le bollette. Chiudere le proprie speranze dentro una borsa termica di un food-delivery e sperare di non essere picchiato da un cliente violento.
Essere l’operaio, il bracciante, l’infermiere, l’edile, il commesso, che vede fallire la propria azienda e finisce per essere solo l’ennesimo numero di quella statistica di licenziati, inattivi, disoccupati e fantasmi del lavoro di questa terra.
Vivere da esubero, da sospeso, in attesa di risorse economiche, come se il lavoro fosse carità, e non un diritto di civiltà. Aver lavorato una vita, saltuariamente, da precario, e aver collezionato da anziano una pensione sociale che a male pena riesce a pareggiare i conti salati di luce e gas.
La CGIL di Taranto decide di non fare solo una rievocazione storica, ma di attualizzare il messaggio del 25 aprile ai nostri giorni.
Sono i nostri “Resistenti” di oggi, quelli che quotidianamente incontriamo nelle stanze dei nostri sindacati di categoria, in fila ai CAAF, agli sportelli INCA – dice il segretario generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo - Sono quelli a cui dedichiamo il nostro “25 aprile” perché se è vero che fu il lavoro, a salvare dopo il 1945, l’Italia, è oggi il lavoro che manca, che si precarizza sempre di più, che consuma il suo potere d’acquisto, ad essere il conflitto che questi milioni di “Resistenti” affrontano a mani nude e a volte senza speranza e ascolto.
Per questa ragione la CGIL ha voluto più che simbolicamente unire la celebrazione del 25 aprile, del 79° anniversario della Liberazione dal regime nazifascista, all’avvio della nostra campagna referendaria “Per il lavoro ci metto la firma”, per rendere il lavoro dignitoso, stabile, tutelato e sicuro.
Essere resistenti oggi, svolgere l’esercizio della memoria per difendere la Costituzione e la democrazia oggi è un dovere, ma anche un impegno che comporta sacrificio. Perché essere resistenti nel Mezzogiorno, in una città come Taranto comporta tanta fatica – continua D’Arcangelo - Per fare questa riflessione, oggi vi abbiamo portato le storie di chi resiste e combatte contro la precarietà esasperata, non meno tragica e cruenta delle forme di violenza armata.
E accanto ai volti e alle voci dei lavoratori e pensionati “Resistenti”, vi è il bollettino di guerra che viene dai numeri dei bacini di crisi, dai dati INPS e ISTAT.
Nei bacini di crisi gestiamo lo sgomento di quasi 5mila lavoratori in Cassa Integrazione (ordinaria e straordinaria), e le speranze infrante di quasi 400 lavoratori e lavoratrici che nel mondo del commercio, del tessile, dell’edilizia, dell’igiene ambientale, della metalmeccanica o della grande distribuzione sono finiti ai margini – dice Giuseppe Romano, segretario della CGIL di Taranto.
I dati INPS confermano il conflitto in corso. A cominciare da quello che fotografa il territorio. La provincia di Taranto nel 2022 aveva 556mila abitanti, il Comune capoluogo quasi 200mila essendo così la seconda città della Puglia dopo Bari per densità di popolazione.
Un terzo della popolazione ha superato i 65 anni e questo conferma il trend negativo dell’andamento della natalitàl Vecchi, precari e in molti casi sulla soglia della poveretà: sarebbe il titolo giusto per rappresentare Taranto e la sua provincia. Anche in questo caso le cifre sono inclementi.
Il tasso di occupazione registrato a Taranto e provincia nel 2022 (dati presentati da INPS a novembre 2023) è del 38,4% rispetto al 42,6% della Puglia e il 52,2% della nazione. Il tasso di disoccupazione territoriale è del 13,1%, rispetto al 12,1% del regione Puglia. Gli inattivi a Taranto e provincia sono il 55,7%, rispetto all’8% del territorio regionale e il 43,2% nazionale.
Ma quel 38,4% subisce un ulteriore corrosione in virtù delle tabelle che configurano l’uso degli ammortizzatori sociali. A Taranto e provincia i lavoratori e le lavoratrici che ne hanno dovuto fare ricorso solo quasi 25mila per un importo totale di oltre 10milioni di ore.
Un esercito di disoccupati, precari, inattivi, pensionati al minimo, che registra sul fronte estremo un record tutto al femminile. Le donne che lavorano sono poco più di 52mila rispetto agli oltre 104mila uomini – dice Tiziana Ronsisvalle, segretaria della CGIL di Taranto – e spesso a loro vengono affidati i lavori più precari, quelli costellati da continui cambi d’appalto, da servizi di estrema necessità come quelli di cura e accudimento, derubricati al ruolo di pratiche numeriche per riempire le caselle dei Piani Sociali di zona.
Un dato, che insieme a quello della disoccupazione femminile, fa il paio anche con la Resistenza attuata dalle donne a capo di famiglie mono-genitoriali. “Nella sola città di Taranto le famiglie mono-genitoriali sono in tutto quasi 15mila, di cui oltre 11mila composte da donne e dai loro figli – continua Tiziana Ronsisvalle – Nuclei famigliari che vivono il precariato del lavoro, ma anche un precariato di vita, senza assistenza, servizi di conciliazione vita e lavoro, prolungamento dei tempi scuola”.
Sono i “Resistenti” che celebriamo oggi, non dimenticando quelli che ieri nella storia della CGIL e nel secondo dopoguerra affermarono che era il lavoro la vera risorsa per ricostruire il Paese – dice Giovanni D’Arcangelo – Quella storia insegna che nessun diritto, però, e come stiamo vedendo in questi anni, è per sempre. Ed è per questo che la CGIL denuncia il continuo ritardo che caratterizza ormai da molti mesi la discussione sulle risorse del Just Transition Fund, e rivendica il ritorno ai cittadini su temi come la sicurezza nei luoghi di lavoro e negli appalti, il precariato e la riforma fiscale.
Per il lavoro ci mettiamo la firma e la faccia – conclude il Segretario Generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo – per ragioni che da Nord a Sud valgono in tutta Italia, ma qui hanno il sapore di una Resistenza senza fine. Nel corso della conferenza stampa a parlare delle loro storie di lavoratori, precari e resistenti, sono stati Gaia Baggioni, operatrice socio-sanitaria del servizio di assistenza domiciliare integrata, Vincenzo Bottiglione, operaio in cassa integrazione appalto ex Acciaierie d’Italia, Rosa Martinelli, appalto della Marina Militare e Mariano Sassanelli, rider.