Taranto ancora ingiudicabile, analisi tattica di Vittorio Galigani
Analizzare una partita, la prima, diventa quasi impossibile. Ma balzano immediatamente agli occhi due componenti: l’enorme differenza di età tra le due squadre (l’Aversa è scesa in campo con sei “under” dei quali uno di appena 17 anni) e gli eventi della gara, che costringono gli ospiti a giocare gran parte dell’incontro in netta inferiorità numerica. Il Taranto, dato da tutti per favorito, ha rispettato il pronostico. Era importante partire con il piede giusto e incamerare i tre punti. La prima di campionato è sempre una gara particolare che nasconde mille insidie in quei novanta e oltre minuti. Ci si aspettava un risultato più tondo. Molti gli errori sotto misura dettati dalla frenesia del gol. Si è comunque ribadita la conferma delle insidie che si celano nelle pieghe di questo campionato. L’Aversa, pur ridotta in nove uomini, è rimasta sempre in partita recriminando per l’annullamento di una rete che in casa granata (e non solo) è stata ritenuta regolare.,Una prestazione dal sapore agrodolce, quindi. Era nelle aspettative. Non si poteva chiedere di più alla squadra nella gara d’esordio. Ci sarebbe stato di che preoccuparsi se tutto fosse andato per il verso migliore. Qualche giocatore “soffre” certamente l’ambientamento. Pera, tra questi, è forse quello che maggiormente patisce la mancanza del gol nella gare ufficiali. Ingiudicabile, per tanti altri versi, la prestazione dei singoli. Troppo presto gli ospiti sono rimasti in dieci. Troppo presto l’allenatore avversario si è visto obbligato a far retrocedere sulla linea di difensori Giuseppe Giordano, un ragazzino del 2000, con caratteristiche offensive che male si è adattato a quel ruolo imprevisto e inusitato. Pur ridotti in nove, i “normanni” non hanno rinunciato a giocare tenendo con il fiato sospeso, fino al termine della gara, la sparuta rappresentanza dei tifosi tarantini presenti sugli spalti. Per il resto ordinaria amministrazione. Con il beneficio di inventario per aver appunto giocato contro un avversario ridotto in nove. La linearità di Corso. La buona prestazione di D’Aiello. La prestanza fisica di Aleksic prima e di Ancora dopo. L’opportunismo di Crucitti in occasione del gol vittoria. Pera ancora a regimi bassi, ma il campionato è lungo e avrà modo di farsi valere (molto) sotto rete.
I soliti cori contro Z&B “te ne vai o no, te ne vai o no!”. La puerile necessità del club di manifestare una presenza sugli spalti non corrispondente alla realtà. A cosa serve, ci si chiede, gonfiare i numeri? Perdurando in questi atteggiamenti, come in altri negativi (ben noti), sarà ben difficile trovare il richiesto punto di riavvicinamento alla maggioranza (stragrande) della tifoseria e dell’ambiente. I pochi presenti sugli spalti hanno già fatto la loro scelta e l’hanno manifestata. Grande affetto verso la squadra, gelo assoluto nei confronti della dirigenza. Il primo passo, del resto, non spetta certamente ai tifosi. Con questo spirito ci si prepara al prossimo impegno, in trasferta, del campionato. Potrebbe essere un banco di prova notevole. Il “giovane” ex, Gigi Panarelli (era un “under” quando vincemmo lo scudetto), vincitore all’esordio con il suo Altamura, vorrà fare bella figura contro la sua squadra del cuore. A margine una considerazione. Si va a giocare nella provincia barese con una aspettativa: non sia l’inizio dei primi divieti alle trasferte dei supporters. Altrimenti a cosa sarebbe servito quel “messaggio” sulla tessera del tifoso!
DI VITTORIO GALIGANI