'Il Taranto che non t'aspetti', l'analisi tattica di Galigani
Il Taranto che non ti aspetti. Lento. Impacciato. Sofferente dinanzi alla dinamicità ed al saper giocare palla degli avversari. Questa, con grande sintesi, la partita giocata allo Iacovone contro la Sarnese.
Un risultato che non fa una grinza. Troppe volte Spataro, il portierino “under” dei rossoblu, si è immolato sugli avversari che gli si presentavano davanti, in area, solitari e indisturbati.
Una squadra, il Taranto, che ha iniziato a lavorare dalla metà di luglio. Ci si interroga sulla preparazione. Le gambe ancora imballate, in più di qualche giocatore, lasciano perplessi e fanno supporre che sia stata impostata sul fondo. Diversamente ci sarebbe di che preoccuparsi. Sull’imbarazzo nei confronti dell’ambiente, espresso verbalmente da D’Aiello, si sollevano alcune perplessità inerenti personalità e carattere dello “spogliatoio”. Sulla lentezza della manovra non ci si può meravigliare. Le caratteristiche tecniche di Galdean e di qualche altro non offrono possibilità di cambiamenti.
Il Taranto ha sofferto, per lunghi tratti della partita, l’intraprendenza e la vivacità degli avversari campani. Avrebbe potuto chiudere il primo tempo in svantaggio. Cozza ha sconfessato le sue scelte di formazione già all’inizio del secondo tempo con quelle tre sostituzioni immediate. Si è reso conto che Galdean e Corso non possono coesistere. L’aver poi utilizzato, per intero, la possibilità delle cinque sostituzioni, avvalora la tesi delle difficoltà tattiche con la quale la squadra deve confrontarsi.
Non è un organico adatto al 4-3-3. D’Aiello, ottimo per la categoria, non è un rapido, in una difesa a tre sarebbe più a suo agio. Pera si trova sempre a giocare con le spalle rivolte alla porta avversaria, per di più accuserebbe noie ad un polpaccio. Ancora è intraprendente ma fumoso nelle conclusioni. Aleksic rimane l’ombra del bel giocatore visto in Basilicata. A tutto va aggiunta l’indisponibilità di Savanarola momentaneamente appiedato da uno stiramento.
La squadra ha avuto un rigurgito positivo di gioco solo nei dieci minuti giocati attorno alla rete del momentaneo due a due, poi si è di nuovo seduta al cospetto dell’intraprendenza dell’avversario. Situazione che ha portato prima all’espulsione di Scoppetta e poi alla concessione del rigore che ha deciso l’incontro.
Sulla sostituzione di Corso ci siamo abbondantemente espressi, non si coniuga con le caratteristiche di Galdean. Milizia e Cacciola patiscono la velocità e la personalità dei rispettivi avversari. Tandara avrebbe buone qualità, ma si esprime soltanto portando palla. Ancora ha fisico, si impegna con grande generosità, ma conclude poco.
In considerazione delle caratteristiche dei singoli sarebbe buona soluzione mutare l’assetto tattico. Pensare a un centrocampo a quattro, con Galdean e Crucitti centrali e con i due under sugli esterni. In avanti il solo Pera con alle spalle Tandara e Aleksic, in attesa del recupero di Savanarola.
Una rivoluzione tattica, anche con una difesa a tre, che potrebbe dare i suoi frutti. Alla luce dei pessimi risultati attuali perché no? In fin dei conti tentare non nuoce! Anche perché quello di Cerignola potrebbe risultare, per Cozza, un incrocio pericoloso…