Musica, arte e caffè: Un tuffo nella trap col Branco

CRONACA
Francesco Caroli
06.05.2017 01:20

Aggressivi, alticci e fuori dagli schemi: stiamo parlando del Branco, collettivo musicale emergente tarantino orientato sulla trap che sta riscuotendo un ottimo successo in termini di visualizzazioni sui vari social network e web streaming. Formati dai due cantanti La Zeta e Idem (rispettivamente Mattia Castronuovo e Federico Esposito) e dai due beatmaker Rewind(Angelo Bagordo) e Redi Hoxha, in anteprima per Blunote e per la rubrica “Musica, Arte e Caffè”, un’intervista a 360° alla gang più “skrrr” del panorama tarantino.

Ciao ragazzi, partiamo subito con la prima domanda: uno alla volta, definitevi in un genere e definite le vostre influenze musicali, quali artisti vi hanno avvicinato alle sonorità di oggi?

REDI: “Principalmente non saprei definirmi in un genere, perché non c’è nulla a cui sia rimasto ancorato e che mi assomigli. Sono un misto di vari generi, perché ho fatto e ascoltato di tutto. Sono sicuramente partito dal rock, Gilbert e Steve Vai. Però nel corso degli anni sono stato influenzato da sonorità arabe, orientali e balcaniche, che hanno segnato molto il mio percorso musicale”(cosa molto evidente in Hammurabi, recente brano di La Zeta prodotto appunto da Redi, ndr.).

IDEM: “Ti dirò, tendenzialmente mi hanno ispirato un po’ tutti e nessuno. Non mi sono mai messo ad ascoltare dischi interi, lo ammetto, non è una cosa che mi piace. Sono sempre stato per l’ascolto della canzone che va forte in quel momento e mai dell’album integrale. Se dovessi nominare qualche artista andrei a periodi, tipo quando iniziai fu Fabri Fibra ad avvicinarmi all’Hip Hop, quando girava in radio Mr. Simpatia.”

LA ZETA: “Io sono un caso raro. Non ascoltavo rap, ho iniziato a farlo molto tardi, e sono molto fissato con la roba italiana. Non riesco a cogliere il significato di una canzone spagnola, inglese, francese, e questo mi tiene molto legato al rap italiano. Come Idem, anch’io ho iniziato con Fabri Fibra. Chi in questo momento mi sprona però è Achille Lauro, per me non esiste nessuno di più vero.”

REWIND: “Anch’io, come Redi, sono partito col Rock. Sicuramente una parte importante nella mia vita musicale è stato Michael Jackson, per il quale qualche anno fa avevo davvero una fissa. Mi sono avvicinato al rap con Salmo, conosco praticamente tutte le sue canzoni e mi ha preso come artista perché è multi-tasking: writer, rapper, videomaker, pruducer. Mi son detto, se lo fa lui perché non anche io? E da lì ho iniziato a cimentarmi nel mondo della musica.”

Come accennato, il vostro progetto ha riscosso un bel successo. Ovviamente è una cosa che fa piacere, ma certe volte bisogna scegliere: aspirate a fare successo e vivere di musica o a crescere come artisti e realizzarvi più interiormente? Perché fate musica?

IDEM: “Siamo seri: A chiunque piacerebbe fare soldi con il proprio hobby preferito. Con la musica è un discorso differente: O ci ricavi niente, o ci ricavi tanto; o sei giù o sei su, non c’è una via di mezzo. Perché fai musica? Certe volte anche per sfogarsi, dipende dal proprio carattere. Alcune cose che provo, che sento, non le dico a chi conosco da vent’anni e poi davanti al foglio sono la prima cosa che scrivo.”

LA ZETA: “Quando iniziai a fare musica era un gioco. Registrai il primo pezzo, lo caricai su YouTube e il giorno dopo c’erano 4mila click. Lì non ho pensato di essere bravo, ma che piacevo a chi ascoltava e mi stava bene. Dopo un po’ la cosa è iniziata ad andarmi stretta, non mi piaceva quello che scrivevo. Piaceva agli altri, non a me, perché scrivevo per loro. Quindi iniziai a buttarla più sul personale, a mettermi in gioco davvero, per realizzarmi. Con “Franz Kafkha” (brano disponibile su YouTube per l’ascolto) ho raggiunto il mio apice, quello che sono davvero. È stata la mia metamorfosi.”

Parliamo di contenuti. Nel rap, e nel vostro caso specifico nella trap, siamo abituati a testi che parlano di contesti difficili, a volte drammatici, conditi da droghe, armi, microcriminalità e violenza, tutti elementi che troviamo anche nelle vostre canzoni. Come rispondete a queste critiche?

REDI: “Ti parlo da beatmaker: io sono il completo opposto dello stereotipo del rapper, non fumo neanche le sigarette, mai toccato la droga, a stento bevo. Se scrivessi dei testi che parlano di droga, sarebbe per una pura scelta commerciale, per arrivare sia all’ascoltatore che vuole sentirsi affine all’artista, che a quello che vuole semplicemente fomentarsi. Poi ci sta chi vive davvero queste storie, e allora diventa, come prima diceva Idem, la sua valvola di sfogo.”

LA ZETA: “Alcune volte non si parla neanche di esperienze in prima persona. Posso scrivere di un fatto accaduto ad un mio amico e metterlo in prima persona per lasciare all’ascoltatore la possibilità di immedesimarsi nella canzone. ”

Come nascono i vostri testi? Da cosa prendete ispirazione e quando accade?

IDEM: “Ti spiego: se non mi dai un beat non riesco a scrivere niente. La base deve trasmettermi qualcosa, devo trovare da lì l’ispirazione. Se sto passando un periodo difficile, solo un beat con elementi cupi riesce a tirarmi fuori un bel testo. Se scrivessi un testo a cappella, non riuscirei ad adattarlo su una strumentale. La nostra fortuna è avere due beatmaker completamente diversi e bravissimi in quello che fanno. Le basi di Redi sono dei viaggi assurdi, ti catapulta in un altro mondo. Rewind invece è capace di tirarti fuori la rabbia di quando avevi otto anni e il bulletto di scuola ti ha spinto senza che reagissi. Poi quando si mettono a produrre insieme fanno il botto!”

REWIND: “Quando produco sono molto ispirato dalla situazione mentale. Non mi dico mai: ora mi siedo e faccio questo tipo di base. È un mix, se sento una canzone che mi ispira alla radio e sto allegro, mi viene voglia di fare qualcosa di ballabile. Per Redi è diverso, lui apre il sintetizzatore e inizia a scorrere i suoni. Il primo che lo ispira lo usa come base e da lì non si ferma più. Un pazzo!”

Chiudiamo con un appunto sui progetti futuri. Cosa dobbiamo aspettarci?

LA ZETA: “Stiamo lavorando su qualcosa di concreto tutti insieme. Quelli usciti finora (Nati Sbagliati, Hammurabi e Hiroshima, ndr.) sono solo dei singoli. Direi che possiamo annunciare l’uscita di un estratto del mio skillstape; saranno sei pezzi prodotti dal Branco che attesteranno le mie abilità come artista. Si chiamerà Mark Renton e l’uscita è prevista nel 2017.”

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