Ex Ilva: Italia Viva Taranto, ‘Con Governo Conte fatto passo indietro’

CRONACA
Iv.
14.12.2020 11:51


Il governo Renzi-Gentiloni fissava quattro voci importanti per il futuro della città tarantina con circa 2 miliardi di interventi finanziati: il porto, le bonifiche (800 milioni di euro disponibili), riqualificare l’ospedale di Taranto e aprire un centro di ricerca contro i tumori (finanziamento di 30 milioni di euro alla Regione Puglia). Infine, fondi per lo sviluppo di nuove attività culturali (Museo di Taranto). Partiva così una nuova e decisiva fase per il rilancio produttivo dello stabilimento e il futuro della città, garantendo l’assoluto rispetto delle prescrizioni del piano ambientale, ponendolo al centro di un ambizioso piano industriale in grado di rilanciare una realtà strategica per il Paese, "sia  per una necessità economica, ma soprattutto una responsabilità etica”. Nasce il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS), con il ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti e a firma di Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comuni dell’area di Crisi (Statte, Massafra, Crispiano, Monteiasi), Sindacati UIL-CISL-CGL, Autorità Portuale di Taranto, CC.II.A, i Ministeri competenti (Mise -Min.Dif.-Mibact -Min.InF) e l’Autorità di Bacino del Mezzogiorno. Si istituiscono il Tavolo Istituzionale Permanente (TIP): nel quale si concertavano le strategie e si concordavano i tempi e le modalità, verificandone lo Stato dell’Arte della Pianificazione, presieduto dal Presidente del Consiglio (non era previsto gettone di presenza) e il Nucleo Operativo Tecnico: nel quale si verificavano e si sottoponevano le progettualità necessarie per il rilancio del sistema Taranto; costituito da tecnici della P.A era presieduto dal dott. Marchesi, che inviava e relazionava al Tavolo Istituzionale Permanente. La struttura di Missione non aveva remunerazione. Il piano prevedeva varie misure tra cui IL PIANO AMBIENTALE con le bonifiche entro il 2023, SOSTEGNO PMI E AUTOSTRASPORTO, IL PIANO PER TARANTO. "Salvare l’Ilva di Taranto non poteva che significare guardare alla centralità del lavoro per coniugare in modo stringente salvaguardia occupazionale, tutela ambientale e salute. Oggi, con il Governo Conte bis, tutto questo non esiste più, è stato fatto un passo indietro, sintomo di una politica industriale poco chiara, firmando un accordo che non ha visto protagonisti gli attori Istituzionali e sociali di Taranto e Provincia. Nel merito, Italia Viva Prov. Taranto sostiene la necessità di rimettere in piedi un tavolo di interlocuzione rigorosa e concreta sulle questioni che attengono le problematiche ambientali, sanitarie e occupazionali. (I coordinatori Provinciali Italia Viva Maria Vittoria Colapietro-Vincenzo Angelini ed i coordinamento territoriale Cammina-ta Taranto).

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