Taranto: Fondazione Taras, "Mai lavorato per soldi..."
Questo striscione è apparso ieri sera sul cavalcavia di Viale Magna Grecia. Non è noto (ma forse intuibile…) chi sia l’autore del prode e anonimo gesto. Quello che è noto, invece, è che, in 5 anni di vita, la Fondazione Taras non ha mai ricevuto denaro dal Taranto, né da attività ad esso collegate. Neppure, quindi, dalla supervisione del settore giovanile. Al contrario, da quando è nato, il supporters’ trust ha versato più di 150 mila euro nelle casse del club e tutti i suoi volontari – siano semplici associati o membri del direttivo – hanno sempre svolto opera assolutamente gratuita in ogni ambito, sostenendo spesso spese di tasca propria e sottraendo tempo ed energie alla propria vita privata, lavorativa e ai propri affetti. L’impegno del trust in questi anni ha determinato per il club un risparmio economico notevole, consentendogli di investire tali fondi nel resto delle attività.
Le entrate della Fondazione Taras, dichiarate nei bilanci approvati ogni anno dagli associati, provengono da quote associative e da aziende partner che, di volta in volta, hanno sposato la mission o i progetti dell’associazione. Questo denaro è sempre stato destinato al Taranto (l’ultimo esempio è l’acquisto di un pulmino per il settore giovanile, completato grazie alla campagna di sottoscrizione “Sosteniamo il nostro vivaio”), a eventi pubblici di promozione dello sport cittadino (come la “Notte Bianca dello Sport tarantino” e i “Taranto Day on Tour” in giro per l’Italia) e, solo in minima parte, alla gestione ordinaria dell’associazione (spese per la sede associativa e per le utenze).
Lo striscione contro la Fondazione Taras si somma ad altri, diffusi nelle ultime settimane in città, contro gli attuali soci di maggioranza del Taranto. Queste manifestazioni di dissenso, come è evidente, non sono accomunabili. Non avendo altri appigli (scelte tecniche, programmazione economica, etc…) a cui aggrapparsi, i nostri eroi dello striscione, colpevolmente disinformati oppure, più semplicemente, in malafede, credono di gettare un’ombra sulla trasparenza del supporters’ trust. Non ci riusciranno. Il Taranto è un affare di cuore e questo, forse, può dar fastidio ai pochi che, dalle retrovie, da tempo provano a manovrare ribaltoni in nome di chissà quale interesse. Ma cosa ha a che fare questo col bene del Taranto?