Motori: Cesare Fiorio, "Giovinazzi-Ferrari, spero ci sia un seguito..."

L'ex direttore sportivo della Rossa: "Il martinese è un deb che corre come un veterano"

ALTRI SPORT
Redazione
07.09.2016 17:03

La Gazzetta dello Sport  continua a tenere i riflettori puntati su Antonio Giovinazzi, autore di una grande stagione al debutto in GP2, dove è ancora in lizza per il titolo dopo lo splendido week-end di Monza. La "rosea", sulla  nuovelle vague italiana, che vede protagonisti anche il calabrese  Antonio Fuoco e il veneto Luca Ghiotto, ha raccolto  le opinioni di  Cesare Fiorio e Giancarlo Minardi, due personaggi che di piloti se ne intendono....

Questo il testo dell'articolo uscito sull'edizione di oggi, firmato da Luigi Perna.

La sua Masseria nel Salento, con le camere ricavate nei trulli e il paesaggio di ulivi secolari, è un agriturismo di fascino. Appesa a una parete, come fosse un quadro, c’è la carrozzeria in dimensioni reali della Ferrari numero 27 con cui Nigel Mansell vinse il GP del Brasile 1989. Il proprietario, Cesare Fiorio, direttore sportivo della rossa fra gli Anni 80-90, è uno che conosce bene la storia di Antonio Giovinazzi, il pilota italiano del momento, vincitore a Monza in GP2 e due giorni dopo chiamato a Maranello per un test sul simulatore di F.1 della Ferrari. «Abita non lontano da me — racconta Fiorio —. È venuto spesso per chiedermi consigli. Lo seguo, non come manager, da quattro anni. Non ci voleva molto a capire che è un campione».

sorpresa Eppure ci sono voluti gli strepitosi trionfi di quest’anno, dalla doppietta a Baku, alla pole position con vittoria a Spa, fino al successo di sabato in Italia, partendo dall’ultima fila, per accendere i riflettori sul ventiduenne di Martina Franca. Arrivato al vertice attraverso un percorso tortuoso cominciato nella Formula Pilota China (in Indonesia) e finanziato dai capitali di un magnate dei fast food. «Dopo il secondo posto nell’Europeo di F.3, con sei vittorie, gli era stato proposto un contratto nel Dtm — continua Fiorio —. Ne abbiamo parlato e ho detto: “Non mollare le monoposto, finché c’è una speranza”. La Prema ha fatto un grande sforzo per farlo correre e lui l’ha ripagata con questa stagione strepitosa. Mi sono sorpreso dell’invito della Ferrari, visto che in precedenza non gli avevano mai fatto una telefonata. Ora spero che abbia un seguito e non resti solo un contentino».

FILIERA Oltre a Giovinazzi, alla finestra ci sono il calabrese Antonio Fuoco, 20 anni, pilota della Ferrari Academy, secondo in GP3, e il veneto Luca Ghiotto, sul podio a Spa in GP2. Mentre Raffaele Marciello potrebbe in futuro seguire Edo Mortara nel Turismo tedesco. È il solito problema dei giovani piloti italiani di talento, sottovalutati da sponsor e team principal della F.1, tanto che l’ultimo al via di un GP è stato Jarno Trulli nel 2011. Fiorio ne sa qualcosa. Ai suoi tempi, era stato un pigmalione. Prima con la Lancia nel Mondiale Prototipi, schierando Patrese, Alboreto, Nannini, De Cesaris, Martini. Poi con la Ferrari in F.1, scegliendo Morbidelli e Larini. «Ho sempre fatto attenzione ai nostri piloti. Il progetto di portare Senna alla Ferrari prevedeva che con lui ci fosse Patrese. Quando alla Prost (ex Ligier) bisognava sostituire Panis, dopo l’incidente in Canada del 1997, organizzai un test a Magny Cours in cui Trulli sbaragliò i francesi, attirandomi critiche feroci. Mi è capitato molte volte di subire pressioni dagli sponsor di vari Paesi per far correre piloti stranieri, mai per gli italiani. Giovinazzi è un debuttante in GP2 che corre come un veterano: deciso nei sorpassi, veloce, intelligente. Le sue rimonte di quest’anno non sono un caso».

SBOCCO? Un altro che ha esperienza è Giancarlo Minardi, il cui team di F.1 è stato un trampolino di lancio per Fernando Alonso, ma anche per Trulli e Fisichella. «Ai miei tempi, le squadre straniere attingevano da noi. Non parlo solo di piloti, ma anche di ingegneri: penso ad Aldo Costa e a Simone Resta. Oggi non c’è ricambio — spiega Minardi, che cura il progetto giovani della Aci-Csai con la Ferrari Academy —. Manca uno sbocco. Purtroppo la Ferrari non ha un team satellite, come la Toro Rosso per Red Bull. E la politica degli inglesi non prevede piloti italiani. Noi Giovinazzi lo avevamo fatto correre all’inizio in una gara di Formula Abarth che vinse, poi ha scelto altre strade».

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