Calcio: Tv pirata, Procura ‘Puniremo anche gli utenti, è reato’

In Italia le centrali si trovano a Napoli, Bari, Taranto Palermo

Calcio Varie
Iv.
18.09.2019 18:56

Attacco al cuore della pirateria televisiva online. A poche ore dal blitz e delle perquisizioni dei 100 militari del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, il procuratore della repubblica di Napoli Giovanni Melillo, il generale Salvatore Tatta e il colonnello Giovanni Reccia hanno fatto il punto sull’operazione nei confronti di una capillare rete illegale di diffusione via internet di immagini delle emittenti televisive a pagamento. E che come primo effetto ha provocato l’oscuramento di 700mila utenti della piattaforma Xstream Codes. 

L’operazione è avvenuta su scala europea con l’emissione da parte della Procura della Repubblica di Napoli di otto ordini europei di indagine nei confronti di una associazione a delinquere a carattere trasnazionale. Ordini eseguiti simultaneamente in Olanda, Francia, Grecia, Germania e Bulgaria con numerose perquisizioni sul territorio nazionale «per smantellare le centrali ed aggredire i rilevanti proventi illeciti». “Secondo le informazioni giunte dall’Olanda gli utenti collegati alla piattaforma sarebbero 50 milioni di cui 700mila collegate nel momento delle perquisizioni e spente questa mattina”, spiega il tenente colonnello Gianluca Berruti. L’attività illegale funzionava dal 2015.

POSTI LAVORO PERSI  Melillo ha introdotto la conferenza parlando di un lavoro “vasto e complesso”. Il colonnello Reccia ha parlato di un monitoraggio di alcuni siti iniziato nel 2017 da cui è emersa la rete illegale. “Abbiamo fermato un fenomeno che corrisponde a un grandissimo numero di persone. La piattaforma illegale è stata spenta. Il prezzo di accesso era bassissimo rispetto a quello di mercato. Circa 6mila lavoratori hanno perso il posto per queste attività illegali. 

PUNIRE GLI UTENTI La struttura era diffusa in Italia e all’estero. Le organizzazioni collegate non erano soltanto a Napoli. C’era uno scambio di flussi fra server, scambio soggetto a pagamento”. Sarebbero emerse operazioni per “quasi centomila euro al mese”. Reccia sottolinea che saranno perseguiti penalmente anche gli utenti, che hanno acquistato i palinsesti a prezzi bassissimi. “Bisogna rendersi conto che si compie un reato, che prevede da 6 mesi a 3 anni di reclusione e multe dai 2500 a 25000 euro”. Gli ideatori della piattaforma sono greci (a cui nella perquisizione sono stati sequestrati 115mila euro in contanti) e la sede si trova a Petric, in Bulgaria. In Italia le centrali si trovano a Napoli, Bari, Taranto Palermo, ma le operazioni sono in corso. Il pacchetto costava 12 euro, circa quattro volte meno dell’offerta legale.

GUERRA INFORMATICA Nell’ordinanza del gip napoletano Fabio Provvisier si parla di una struttura che esercita l’attività illegale “mediante predisposizione di persone e mezze al fine di porre in essere una serie indeterminata di trasmissione di palinsesti televisivi a pagamento, nonché di opere cinematografiche tutelate dal diritto d’autore, anche mediante contenuti on demand, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante l’utilizzo di un insieme di apparecchiature informatiche”. Il sodalizio aveva un capo, Franco Maccarelli, “Eros”, che manteneva tutti i contatti con i soggetti che operavano illegalmente dall’estero e che, secondo le risultanze dell’indagine dei finanzieri avrebbe avuto movimentazioni annuali di 6 milioni e mezzo di euro. Gli indagati avevano ingaggiato una sorta di guerra informatica verso le emittenti titolari di diritti, per neutralizzare per esempio il blocco creato da Sky Italia per disattivare le Smart card illegali. Addirittura a pirateria si aggiunge pirateria, “la Polizia giudiziaria ha accertato che esiste anche una pirateria derivata, ossia soggetti che hanno carpito è diffuso i contenuti oggetto di pay Tv dopo averle sottratti a chi già li aveva illecitamente carpito”. Tutte le operazioni erano occultate dall’uso di prestanome e di nickname. C’era una maxi chat di 520 membri che si occupava di “scambio di flussi” per costruire l’offerta illegale di prodotti. Ma l’inchiesta continua.

LE REAZIONI Tra le prime reazioni, quella decisamente soddisfatta dell’Unione Nazionale Consumatori: “È un’ottima notizia. È fondamentale fare un salto culturale affinché i fruitori prendano atto che non si tratta di un innocuo tentativo di risparmiare qualche euro, ma di un vero e proprio reato gestito da organizzazioni sofisticate e ampie, che danneggia lo sport ma anche gli stessi consumatori che non sempre sono consapevoli di quello che rischiano”, ha commentato il presidente Massimiliano Dona. (Gazzetta.it)

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