Tokyo 2020: Silvia Semeraro, ‘Responsabilità e soddisfazione’
(Di Tullio Luccarelli) Le Olimpiadi di Tokyo partiranno il 23 luglio; l’Italia avrà una nutrita rappresentanza, tra cui quattro atleti provenienti dalla città di Taranto (cinque rappresentanti ionici annoverando Roberta Chyurlia, arbitro di Judo). Nella terra del Sol Levante, Taras spedisce ai giochi olimpici i suoi migliori atleti, élite nelle rispettive discipline: nel Karate (al debutto nella rassegna olimpica) l’unica rappresentante italiana sarà Silvia Semeraro, venticinquenne di Faggiano. Un appuntamento storico per l’atleta ionica e per il suo sport, in una commistione di responsabilità e unicità incredibili: Alfredo Ghionna di TimeOut ha raccolto le sue parole. Quasi un vaticinio per lei: venticinque anni dopo, la bionda bambina di Faggiano esordirà assieme al suo elemento, il Karate; una grande responsabilità per lei e per tutto il movimento italiano. «Sì, è una bella responsabilità, ma al tempo stesso una grande soddisfazione. La realizzazione di un sogno che è cominciato quattro anni fa, allorquando fu comunicato che il karate avrebbe fatto parte degli sport olimpici di Tokyo 2020. Da quel momento ho iniziato un tipo di preparazione finalizzato a questo grande appuntamento, che potrebbe rappresentare un unicum (non è scontato che il karate sia confermato anche per le Olimpiadi del 2024) e, dunque, da non fallire». A inizio aprile un brutto infortunio poteva compromettere la partecipazione a Tokyo 2020. «Già, è stato un momento bruttissimo, perché ha messo in discussione il lavoro ed i sacrifici sostenuti nell’arco dell’intero quadriennio. Non nascondo che ho attraversato attimi di puro scoramento in cui tutte le certezze sulle quali mi ero poggiata fino a quel momento sono improvvisamente crollate, sbriciolandosi davanti ai miei occhi. Poi, però, la voglia di recuperare e di esserci è stata più forte. In quel momento ho avuto l’onestà intellettuale di comprendere che sul piano della preparazione avrei fatto almeno dieci passi indietro e che, di conseguenza, avrei dovuto accelerare il processo di recupero. Non mi sono abbattuta, ci ho messo l’anima ed anche qualcosa in più. Mi sono allenata senza sosta ed alla fine, sono stata più forte della lesione al ginocchio. Ed ora sono qui, e non certo per fare la comparsa». Da un sogno, adesso c’è la concreta possibilità, per la karateka ionica, di ambire a posizioni di vertice nello scacchiere olimpico. Dare tutta sé stessa, senza remore. «Ora che ho il pass olimpico in tasca ho l’obbligo di giocarmi le mie carte. Dopo tanto lavoro sarebbe giusto coronare questo percorso irto di difficoltà con la ciliegina sulla torta che, tradotto, equivarrebbe alla conquista di una medaglia olimpica, magari quella più luccicante. Sono consapevole che il livello tecnico della gara sarà molto elevato, come anche del fatto che potrebbe essere l’unica volta del karate alle Olimpiadi. Dunque, è un’opportunità da non farsi sfuggire per la quale bisognerà curare anche il più piccolo dettaglio, anche se potrebbe apparire insignificante. Io voglio divertirmi, rappresentare Taranto e l’Italia nel miglior modo possibile, anche conscia del fatto di essere l’unica rappresentante donna in questa disciplina». Dodici ore di viaggio verso il Giappone sono tante: da Faggiano a Tokyo, Silvia Semeraro vorrà portare con sé quanta più “terra sua” possibile. «Mi porterò tutto. Dal profumo del mare alle battute in dialetto. Tutte quelle cose semplici che in realtà rappresentano il vero senso della vita. La visita ad un parente, la chiacchiera con un’amica, il porto sicuro della famiglia. Tutto ciò sarà con me a Tokyo e mi aiuterà non poco a preparare anche sul piano mentale questo appuntamento con la storia. Soprattutto in un momento storico come questo, nel quale siamo reduci da un periodo nero caratterizzato dalla pandemia. Le piccole cose, che poi piccole non sono, sono quelle che aiutano e lasciano tracce indelebili nel cuore». Il 23 giugno la delegazione olimpica è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente Mattarella; sicuramente è stato un momento speciale e particolare. «Inizialmente non nascondo di essermi sentita piccola in mezzo a veri e propri giganti dello sport italiano che vantano risultati di caratura internazionale. Poi, però, mi sono detta che se ero lì, probabilmente me lo meritavo. Ed allora ho cominciato a prendere davvero coscienza di ciò che stavo vivendo, sentendomi maggiormente a mio agio ed ascoltando le parole di sprone del nostro Presidente». C’è stato anche un momento per un selfie. «Sì, ed è stata un’emozione unica. Essere vicina ad un personaggio della sua statura politica mi ha riempito di orgoglio. Come anche scambiare due parole con il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ritengo persona capace, competente e che da anni riesce a gestire in maniera inarrivabile il comitato olimpico». Silvia Semeraro segna i giorni sul calendario da cerchiare con la penna rossa. «Sì, la mia gara (kumitè +61 kg) è in programma sabato 7. In Italia sarà notte fonda quando ci saranno i primi combattimenti. La formula del torneo è la solita. Girone all’italiana, prima degli scontri diretti. Per arrivare all’oro devo vincere cinque incontri. Il segreto è affrontarli step by step, come se fosse ogni volta la finale per il titolo. Ce la metterò tutta. Voglio sentire l’inno di Mameli risuonare in Giappone e sentirmi orgogliosa di rappresentare la mia terra nel mondo». Un simbolo di rinascita per Taranto e tutto il territorio dei due mari. Taras spedisce nella capitale orientale uno dei suoi diamanti; un pezzo unico per una disciplina unica. Si spera che le orme Silvia ricalchino quelle di un suo illustre collega, oggi residente al MArTA, il pluridecorato Atleta di Taranto.