Ex Ilva: Processo Ambiente svenduto, anche mitilicoltori chiedono risarcimento danni
Il sottoscritto Avv. Mimmo Lardiello, quale difensore di quindici società cooperative operanti nel settore della mitilicoltura, con allevamenti insistenti nella zona del primo seno del Mar Piccolo, area interessata come noto da gravi fatti di inquinamento ricollegati alla gestione dello Stabilimento “ILVA” di Taranto, comunica di aver effettuato in data odierna l’intervento difensivo finale nell’interesse delle parti civili dal sottoscritto rappresentate e depositato, sempre in data odierna, dinanzi alla Corte d’Assise, le conclusioni concernenti le richieste risarcitorie per i danni subiti dal settore della mitilicoltura. Le società cooperative sono costituite parte civile nei confronti di venticinque imputati per i reati di disastro ambientale ed avvelenamento delle acque e delle sostanze alimentari. Nel corso dell’intervento difensivo dell’Avvocato Mimmo Lardiello, avvenuto nella tarda mattinata, è stato ripercorso il dramma vissuto nell’ultimo decennio dagli operatori, improvvisamente ed incolpevolmente colpiti dai noti provvedimenti di blocco della movimentazione dei mitili da parte dell’autorità sanitaria, dalla necessità di spostare gli allevamenti dal primo seno del Mar Piccolo verso altre aree; è stata riesaminato tutto l’esito dell’istruttoria dibattimentale, con i relativi tentativi posti in essere dalle difese di ricostruire una realtà parallela, diversa da quella dimostrata dagli esiti del dibattimento, e riferite a mai confermate ipotesi di diverse origini dei composti chimici (in via principale Diossina) ritrovati all’interno dei mitili del primo seno del Mar Piccolo. Aggiungeva poi l’Avv. Mimmo Lardiello che “L’ultimo decennio, segnato come momento iniziale in particolare dalla ordinanza dell’ASL che nel 2011 ha disposto lo stop alla commercializzazione, ha purtroppo costituito la definitiva distruzione della speranza di una visione futura diversa per la città e per gli operatori del mare; le evidenze scientifiche, che hanno fotografato i gravi fatti di inquinamento compiuti nei confronti delle risorse del Mar Piccolo di Taranto, hanno irrimediabilmente compromesso gli sforzi prodotti per una valorizzazione dei prodotti del mare e demolito i tentativi compiuti di caratterizzare i mitili di Taranto nel mercato nazionale. In tal senso si pensi che prima che le autorità sanitarie intervenissero al fine di rendere nota la raggiunta evidenza scientifica dei dati relativi all’inquinamento riscontrato nei prodotti del mare, le istituzioni, gli operatori e le associazioni di categoria guardavano con fiducia all’attribuzione di un marchio “DOC” ai prodotti del mare di Taranto ed a parnership commerciali di rilevanza nazionale ed internazionale. Ma non solo. La compromissione, per via dell’inquinamento del siderurgico, di una tradizione secolare, tramandata da generazione in generazione, che ha dovuto fare i conti con la scriteriata, incontrollata e costante opera di distruzione dell’ecosistema del Mar Piccolo, unico nel suo genere, operata attraverso i gravi fatti di inquinamento presenti, costituisce un ulteriore danno, di natura incalcolabile, che sarà trasmesso anche alle future generazioni. Migliaia di tonnellate di mitili, conferiti in distruzione a seguito dei vari provvedimenti che si sono succediti, da parte dell’autorità sanitaria, sono la rappresentazione più concreta della disintegrazione del prodotto di anni di sacrifici e del ruolo di vittime inerti inconsapevolmente ricoperto dagli operatori della mitilicoltura negli anni in cui all’interno del siderurgico le sensazioni di impunità e le attività in spregio della Legge costituivano prassi di ordinaria ed illecita quotidianità. Nel corpo delle conclusioni, richiesta in favore della parti civili, oltre che una importante condanna degli imputati a rifondere le società costituite di tutti i danni patiti, anche una condanna provvisionale, immediatamente esecutiva, che riconosca loro almeno una somma pari agli utili netti non ottenuti per ogni annualità che ha seguito i provvedimenti di blocco della commercializzazione. (Comunicato stampa)